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 2010  agosto 24 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Silvio Berlusconi
Il Ministro delle Politiche agricole è Giancarlo Galan
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

La Fiat ha lasciato entrare nella sua fabbrica di Melfi (Potenza) i tre operai reintegrati dal giudice, ma ha poi preteso che si accomodassero nella saletta sindacale senza raggiungere il loro posto di lavoro alla catena di montaggio. I tre, presentatisi ai cancelli con gli avvocati e i compagni sindacalisti (due sono delegati Fiom-Cgil), non hanno voluto però restare senza far niente per tutto il turno. Uno di loro, Giovanni Barozzino, ha detto: «Rivoglio il mio posto di lavoro e mi presenterò tutti i giorni ai cancelli della Fiat fino a quando mi faranno tornare alla mia postazione. Non sono un parassita, voglio guadagnarmi il pane come ogni padre di famiglia». Il turno — quello delle 14 — ha scioperato un’ora e, all’interno della fabbrica, s’è svolto un corteo. Secondo la Cgil hanno aderito più o meno tutti, secondo la Fiat solo il 5%. In serata, la Fiom ha denunciato il Lingotto per la mancata osservanza della sentenza.

Perché i tre operai erano stati licenziati?
Per l’azienda i tre, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, durante lo sciopero del 7 luglio hanno bloccato a mano il carrello che trasporta elettronicamente i pezzi da montare, impedendo così ai colleghi di lavorare.

Come mai, lo scorso 10 agosto, il tribunale li ha reintegrati nel posto di lavoro?
Secondo il giudice del lavoro Emilio Minio il carrello potrebbe essere stato bloccato per sbaglio. Il licenziamento in questo caso potrebbe essere stato una misura eccessiva, bastando forse una semplice sospensione di qualche giorno. La Fiom contestava l’accordo di Pomigliano, che prevede 18 turni settimanali, comprensivi se necessario del sabato e della domenica, e che è stato formulato dall’azienda torinese volutamente in deroga al contratto nazionale di lavoro. La Fiat ha tenuto su tutta la vicenda la più dura delle linee possibili. È molto dura anche la risposta di ieri, cioè reintegrare i lavoratori, riconoscere loro lo stipendio fino al 6 ottobre (giorno in cui si discuterà il ricorso) ma non ammetterli sul posto di lavoro.

La Fiat può fare questo?
L’azienda dice: «La Fiat Sata di Melfi, fiduciosa che il Tribunale di Melfi, nel giudizio di opposizione, saprà ristabilire la verità dei fatti, ribadisce la ferma convinzione che siano pienamente legittimi i provvedimenti adottati nei confronti dei tre lavoratori». Gli uomini di Marchionne ricordano poi che a carico dei tre lavoratori «è in corso anche un’indagine penale da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Melfi» . Secondo l’azienda, «fu un volontario e prolungato illegittimo blocco della produzione, e non esercizio del diritto di sciopero». E poi: la decisione di non avvalersi «della sola prestazione di attività lavorativa dei tre interessati, che costituisce prassi consolidata nelle cause di lavoro e che ha l’obiettivo di evitare ulteriori occasioni di lite tra le parti in causa, trova, nel caso specifico, ampia e giustificata motivazione nei comportamenti contestati che, in attesa del completarsi degli accertamenti processuali, si riflettono negativamente sul rapporto fiduciario fra azienda e lavoratori».

Che cosa ha risposto il sindacato?
Il sindacato contesta alla radice questo punto di vista, argomentando che i lavoratori vanno reintegrati in toto, cioè devono essere riammessi anche sul posto di lavoro. Un punto di vista condiviso anche dal giuslavorista Pietro Ichino, che è schierato con Marchionne, ma giudica in questo caso la posizione dell’azienda un errore. Il sindacato ieri ha voluto che l’ufficiale giudiziario, presente, verbalizzasse tutto. Gli avvocati annunciano un ricorso alla Procura della Repubblica, cioè cercheranno di far condannare l’azienda in sede penale. In un volantino distribuito ieri davanti alla fabbrica, la Fiom chiede l’intervento del presidente della Repubblica. Barozzino ha detto ai giornalisti: «Non fateci vergognare di essere italiani».

Come mai questa durezza da tutt’e due le parti?
La linea dura del Lingotto è facile da interpretare: la Fiat vuole produrre senza problemi le sue Panda a Pomigliano (e le altre vetture affidate agli stabilimenti italiani), e intende sconfiggere in modo definitivo la logica del conflitto permanente in fabbrica. Nel peggiore dei casi, avrà una motivazione forte per sostenere che in Italia non si può lavorare e che è meglio aprire stabilimenti in Polonia, Serbia o negli Stati Uniti. Facile anche la lettura della linea Fiom: i contratti flessibili che si stipulano fabbrica per fabbrica, o azienda per azienda, sono la vera peste sociale dei tempi moderni. Si deve tornare invece al contratto nazionale, cioè alla contrattazione centralizzata che restituisce al sindacato nazionale e alle sue articolazioni tutto il potere che ne giustifica la sopravvivenza. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/8/2010]

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