PAOLO GRISERI, la Repubblica 24/8/2010, 24 agosto 2010
I TRE NODI DI MARCHIONNE - ALLE 11
di domani mattina, quando prenderà la parola di fronte alla platea del meeting di Rimini, Sergio Marchionne avrà molte risposte da dare. Perché nelle ultime settimane si sono accumulate questioni di non poco conto.
Questioni emerse nei giorni scorsi, mentre l´ad del Lingotto si occupava degli affari americani (e serviva braciole ai dipendenti Chrysler per festeggiare il primo anno di sbarco negli Usa). Ma tutto fa pensare che domani Marchionne quelle risposte le darà, così segnando l´avvio dell´autunno economico e sociale che nelle fabbriche italiane si annuncia particolarmente difficile.
Il primo problema è il mercato. I dati diffusi ieri da Reuters sull´andamento di quello europeo non sono per nulla incoraggianti. Il segno meno coinvolge ormai i principali paesi del Vecchio continente, anche quelli che nei primi mesi dell´anno avevano fatto segnare incrementi significativi. Così la Francia scende del 10 per cento, anche se sul totale dei primi sette mesi di quest´anno aveva fatto registrare un incremento del 47 per cento. Simile la situazione in Spagna (meno 24 per cento a luglio contro un aumento del 27 nei primi sette mesi) e in Gran Bretagna. In Germania il segno meno a luglio (meno 26 per cento) determina una situazione di sostanziale parità nei primi sette mesi 2010 rispetto allo stesso periodo del 2009. I dati italiani sono i più preoccupanti: il crollo di luglio (meno 30 per cento) corrisponde a un dato simile per i primi sette mesi (meno 29).
Cifre che raccontano di un mercato avviato su un piano sempre più inclinato, man mano che ci si allontana dai primi mesi dell´anno quando si facevano ancora sentire gli effetti degli aiuti di stato. Questo fa prevedere agli analisti un secondo semestre molto pesante proprio per le case che si erano maggiormente avvantaggiate negli ultimi dodici mesi. Già a luglio il marchio Fiat ha perso in Europa oltre il 32 per cento, quasi il doppio del mercato (che complessivamente è sceso del 17,4). Per il Lingotto si prospetta dunque un periodo difficile prima che, nella seconda metà del 2011, arrivino i nuovi modelli annunciati da Marchionne. Il rischio è quello che, mano a mano che vanno ad esaurirsi i vecchi modelli, si crei un buco produttivo in attesa dei nuovi. E´, ad esempio, quel che temono i sindacati a Mirafiori.
Il secondo problema da affrontare è quello del consenso alla linea dura scelta dall´ad di Torino nei confronti della Fiom. Inizialmente considerata positivamente, a partire dalle altre organizzazioni sindacali che ne vengono indirettamente beneficiate, ora quella posizione comincia a creare qualche problema. Il braccio di ferro sui licenziamenti a Melfi, ben diversamente dalla battaglia sul nuovo contratto di Pomigliano, ha modificato il clima. Negli ultimi giorni anche Cisl e Uil (pur confermando il profondo dissenso dalla Cgil) hanno suggerito prudenza, così come ha fatto per il governo il ministro Matteoli. L´appello di Napolitano, ieri sera, sembra aver chiuso il cerchio. Marchionne proseguire comunque per la strada scelta ma sembrerebbe ancora il mercato a suggerire qualche cautela: perché i dati dicono che la piazza italiana è di gran lunga quella principale per il Lingotto in Europa. E che dunque sarà difficile ignorare gli appelli delle istituzioni e dello schieramento sindacale.
Il terzo punto interrogativo da sciogliere è quello dell´efficienza e della competitività degli stabilimenti italiani. Il progetto per ridurre drasticamente la conflittualità in fabbrica ha una spiegazione economica molto precisa. Se è vero che a Pomigliano la Panda verrà realizzata su una sola linea di montaggio, è evidente che su quella linea tutto deve funzionare come un orologio perché una protesta improvvisa può bloccare tutto. A Melfi, dove si produce ogni anno lo stesso numero di auto, le linee di montaggio sono due: l´investimento per realizzare l´impianto è stato doppio ma il sistema è molto meno vulnerabile. Domani a Rimini si capirà quali soluzioni l´ad del Lingotto ha scelto. Certo, oggi appare difficile immaginare a Pomigliano e a Melfi una scena come quella che si è svolta ieri a Aupburn Hill: con Marchionne che distribuisce braciole ai dipendenti e ai dirigenti di Fim, Fiom, Uilm e Fismic.