24 agosto 2010
Cesarina Boniotti, che si faceva chiamare Monica, 47 anni. Originaria di Brescia, dove ancora vivono sua madre e suo figlio, una quindicina d’anni fa si era trasferita a Pisa e qui faceva lavoretti saltuari o chiedeva la carità davanti alle chiese
Cesarina Boniotti, che si faceva chiamare Monica, 47 anni. Originaria di Brescia, dove ancora vivono sua madre e suo figlio, una quindicina d’anni fa si era trasferita a Pisa e qui faceva lavoretti saltuari o chiedeva la carità davanti alle chiese. Subito dopo il suo arrivo in città conobbe Graziano Santus, 50 anni, alcolista e disoccupato, parecchio ombroso, originario di Carbonia, in Sardegna. Decisero di andare a vivere insieme. Le litigate non finivano mai e i due riuscivano a mangiare solo grazie all’aiuto della Caritas. La Boniotti ogni tanto, mostrando i lividi sulle braccia, si lamentava con altre donne delle percosse che prendeva da lui. La settimana scorsa i vicini sentirono urlare come al solito, poi tonfi sordi alle pareti e poi più niente. La mattina dopo il Santus chiamò la polizia dicendo che la sua donna era inspiegabilmente morta. Riversa a terra, gambe e braccia piene di macchie scure, non fu difficile capire ch’era stata ammazzata di botte. Nella notte tra domenica 15 e lunedì 16 agosto, in un appartamentino popolare di via Di Goletta, non lontano dall’aeroporto di Pisa.