Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 24 Martedì calendario

New York, la guerra dei grattacieli - E’battaglia fra grattacieli per lo skyline di Manhattan. A scatenarla è stato Steve Roth, titolare del Vornado Realty Trust, che ha presentato alla città di New York il progetto di un nuovo grattacielo da realizzare al 15 di Penn Plaza, dove sorge l’Hotel Pennsylvania a due passi dal Madison Square Garden

New York, la guerra dei grattacieli - E’battaglia fra grattacieli per lo skyline di Manhattan. A scatenarla è stato Steve Roth, titolare del Vornado Realty Trust, che ha presentato alla città di New York il progetto di un nuovo grattacielo da realizzare al 15 di Penn Plaza, dove sorge l’Hotel Pennsylvania a due passi dal Madison Square Garden. La motivazione di Roth è che l’edificio «creerà posti di lavoro, distribuirà introiti e rilancerà Manhattan». Ma a considerare l’iniziativa alla stregua di una dichiarazione di guerra è Tony Malkin, presidente della Malkin Proprieties e titolare dell’Empire State Building. «Siamo il principale punto d’attrazione della metropoli e il grattacielo di Roth danneggerà noi e tutta New York; è come costruire un pozzo di petrolio attaccato alla Statua della Libertà» ha tuonato Malkin, recapitando alla «Planning Commission» un dettagliato contro-documento. La disputa rovente si spiega con la topografia di Manhattan. Il grattacielo progettato al 15 di Penn Plaza sorgerebbe infatti fra la 32esima Strada e la settima Avenue ad appena tre isolati di distanza - 275 metri - dall’Empire State Building, facendogli ombra da ovest e modificando per sempre lo skyline di Manhattan che risale al 1 maggio 1931, quando l’Empire in mattoni aprì i battenti. L’ombra del 15 Penn Plaza fa paura a Malkin anche perché il nuovo grattacielo di 69 piani sarà alto 362 metri ovvero quasi identifico ai 381 metri dei 102 piani dell’Empire e ciò significa che chiunque guarderà il profilo di Manhattan vedrà non più una ma due torri fra i grappoli di grattacieli di Midtown e quelli di Downtown. Blasone e orgoglio a parte, il duello è anche economico: il progetto di Roth metterà sul mercato oltre 240 mila metri quadrati di spazi per uffici destinati a fare concorrenza agli affitti dell’Empire. Il braccio di ferro è arrivato sul tavolo del sindaco Michael Bloomberg, chiamato a dirimere una disputa che oppone il prestigio della storia alla logica del business. Ad invocare il primo è Malkin secondo il quale «nessuno penserebbe mai di costruire a Parigi una torre davanti alla Torre Eiffel o a Londra un edificio di fronte al Big Ben» perché «si tratta di simboli che rappresentano la città come è l’Empire per New York». Roth oppone un approccio differente, ovvero «Manhattan non è mai stata immobile e non può esserlo ora, l’Hotel Pennsylvania è senza inquilino, noi vogliamo ristrutturarlo e rilanciarlo perché ciò dimostrerà che stiamo ancora una volta ricostruendo New York». A complicare il dilemma del sindaco c’è il fatto che Roth ha messo sul piatto l’offerta di contribuire al rimodernamento di Penn Station mentre Malkin aggiunge motivazioni molto personali: «Vornado ci avrebbe dovuto informare su cosa aveva in mente di fare, invece ci hanno fatto solo una veloce telefonata all’ultimo minuto». Come dire, neanche il galateo dell’immobiliare è stato rispettato. Al momento Roth sembra favorito: il Consiglio cittadino non ha mostrato troppa attenzione alla tutela dei presunti privilegi storici dell’Empire, il presidente della zona di Manhattan Scott Stringer si è detto a favore e la «Planning Commission» ha approvato il progetto apportando solo minori modifiche strutturali. Ma Malkin non si dà per vinto e per convincere Bloomberg a mettere il veto si richiama al precedente della «MoMa Tower», la nuova sede del Museo di Arte Moderna sulla 53esima strada disegnata da Jean Nouvel a cui è stata imposta in maggio una riduzione di 61 metri dei 75 piani originali proprio per non alternare lo skyline di Manhattan. «Perché deve essere consentito all’anonimo edificio di Roth quello che non è stato permesso al gioiello architettonico di Jean Nouvel?» è la provocatoria domanda a cui Malkin affida la sorte del vacillante primato dell’Empire State Building. E dalla sua ha alcuni comitati di cittadini dell’area di Penn Plaza ai quali dà voce Steven Ciancanelli: «Nessuno può mancare di rispetto all’Empire».