FEDERICO RAMPINI, la Repubblica 24/8/2010, 24 agosto 2010
SUI MERCATI LO SPETTRO DELLA SECONDA RECESSIONE
new york - Crollano le vendite di case in America. Torna lo spettro di una ricaduta nella recessione per la più grande economia mondiale. Da Londra la banca centrale conferma che il rischio di una "doppia v", il ritorno alla crescita negativa, è reale. Anche la Commissione europea avverte: non facciamoci illusioni di poterci sganciare dal ciclo americano. I capitali fuggono verso gli investimenti considerati più sicuri: buoni del Tesoro giapponesi, tedeschi e americani. Si riapre così la forbice dei rendimenti tra i Paesi mediterranei e la Germania, fenomeno tipico delle fasi di paura.
Il dato chiave della giornata di ieri viene dal mercato immobiliare americano, proprio quello che fu il detonatore iniziale della grande crisi nel 2007. La caduta delle vendite è stata ancora peggiore delle attese: meno 27,2% a luglio, il livello più basso degli ultimi 15 anni. Una batosta per tutta l´economia reale, che fa pesare un´ipoteca grave sulla ripresa. Non solo il mercato immobiliare è un pezzo portante dell´attività economica. È anche il principale deposito di ricchezza delle famiglie. La caduta delle vendite di case trascina con sé ulteriori ribassi dei prezzi. Questo inasprisce la crisi debitoria. Le famiglie insolventi che non riescono più a pagare le rate del mutuo non possono ripianare i debiti vendendo l´abitazione, perché spesso alle quotazioni attuali la loro casa vale meno del debito residuo. È un circolo vizioso già noto, che fu visto in azione nel 2008 e 2009, e fa temere il peggio. Le Borse mondiali hanno chiuso in negativo: l´indice Dow Jones americano ha perso l´1,32%, Milano -1,58%, Francoforte -1,28%, Parigi -1,75%, Londra -1,51%.
Venerdì il governo di Washington annuncerà la revisione dell´ultimo dato sulla crescita del Pil, anche da lì possono giungere cattive notizie. Non rassicura i mercati la rivelazione che la Federal Reserve è lacerata al suo interno. La spaccatura è emersa con la pubblicazione del dibattito interno che il 10 agosto precedette l´ultima mossa: la decisione di tornare a iniettare liquidità nel sistema finanziario proprio per timore di una ricaduta in recessione. Ora si scopre che quella mossa fu contestata da almeno 7 membri del Board su 17. Un profondo dissenso interno, il più grave da quando Bernanke è al timone della banca centrale. Un brutto segnale per i mercati che sperano in una banca centrale guidata con polso fermo. Ad accentuare il disorientamento, ieri il capogruppo repubblicano alla Camera, John Boehner, ha chiesto le dimissioni dei due massimi responsabili della politica economica nell´Amministrazione Obama cioè il segretario al Tesoro, Tim Geithner, e il capo dei consiglieri economici Larry Summers. Mentre la popolarità di Obama continua a franare, l´opposizione repubblicana lo stringe in una morsa infernale: esige tagli al deficit pubblico, proprio quando l´economia avrebbe bisogno di una nuova manovra di sostegno. Il tracollo delle vendite di case è emblematico perché si è prodotto non appena è venuta a scadere l´agevolazione fiscale di 8.000 dollari sulle compravendite. Se il governo toglie il respiratore artificiale, il malato che è l´economia americana ha una ricaduta.
In controtendenza ieri ci sono state delle buone notizie dall´Eurozona. Trainata ancora una volta dalle esportazioni tedesche, la produzione industriale nei Paesi membri dell´euro è aumentata mediamente del 2,5% a giugno. Ma il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha ammonito: «Un degrado dell´economia americana avrà un serio impatto negativo anche sull´Europa». La paura ha provocato ancora una volta il fuggi fuggi degli investitori dalle Nazioni a più alto debito, premiando i titoli pubblici dei Paesi-rifugio. Negli Usa il rendimento del Treasury Bond decennale è sceso a al 2,53%, il Bund tedesco al 2,17% e l´analogo titolo di Stato giapponese addirittura allo 0,92%. All´estremo opposto i tassi d´interesse che i mercati hanno chiesto per i titoli decennali della Grecia sono saliti al 10,9%. Sia l´euro che il dollaro si sono nuovamente indeboliti rispetto allo yen giapponese diventato una moneta difensiva nei momenti di maggiore paura. Dunque insieme al timore di una ricaduta nella recessione, i mercati tornano ad essere agitati dai rischi di bancarotte sovrane, per questo i capitali abbandonano i titoli pubblici dei Paesi più fragili. La schizofrenia regna sovrana: da una parte si vorrebbe la crescita, e solo una manovra di sostegno della domanda sembra in grado di rilanciarla; d´altro lato si vogliono tagli ai deficit pubblici. Il premio Nobel dell´Economia Joseph Stiglitz si è scagliato contro l´austerità di bilancio: «Se l´Europa si ostina a voler ridurre i disavanzi al 3% del Pil, si condannerà alla ricaduta nella recessione».