IlPost.it 24/8/2010, 24 agosto 2010
Prego, scaricate qui! (Chi scorie nucleari, chi spazzatura, chi coltivazioni d’oppio: ci sono cinque Stati che importano quello da cui tutti gli altri cercano di stare alla larga
Prego, scaricate qui! (Chi scorie nucleari, chi spazzatura, chi coltivazioni d’oppio: ci sono cinque Stati che importano quello da cui tutti gli altri cercano di stare alla larga. Qualche volta le conseguenze future sono gravi, altre volte a farne le spese sono solo i canguri). Not In My BackYard in inglese significa “non nel mio giardino” ed è un modo con il quale si riferisce – spesso attraverso il suo acronimo NIMBY – a chi cerchi di impedire la costruzione di una qualunque opera di utilità pubblica vicino a casa propria, anche quando ne venga riconosciuta la necessità. Generalmente il timore dei NIMBY è che l’impatto ambientale, o strutturale, possa danneggiare il territorio dove si abita, ma sull’altare di questa salvaguardia del proprio orto sono spesso sacrificati interventi che costituirebbero un giovamento per un pubblico molto più ampio. Foreign Policy fa, invece, la lista di coloro che hanno l’atteggiamento opposto – gli YIMBY – che attirano nel proprio territorio quello che altri considerano una seccatura: Russia – Scorie nucleari Putin ha varato un ambizioso piano per l’energia nucleare in Russia, ma non si è limitato a riciclare le proprie scorie: ha firmato accordi con Bulgaria, Lettonia, Libia, Repubblica Ceca, Romania, Serbia e Uzbekistan, per stoccare e riprocessare i rifiuti nucleari prodotti, per una business che vale più di 20 miliardi di dollari. Legalmente i russi dovrebbero fare sì che il materiale radioattivo sia riprocessato e restituito al Paese d’origine. Tuttavia è stimato che 700 mila tonnellate di scorie radioattive – incluse quelle provenienti dalle centrali nucleari russe – siano custodite in Siberia, alcune delle quali presso Mayak in rugginosi contenitori d’acciaio all’aperto. Messico – Trivellazioni in mare aperto Dopo il disastro BP Obama sta ripensando alla propria politica delle trivellazioni in mare aperto, ma il presidente messicano Felipe Calderón è di tutt’altro avviso: dato che le scorte messicane di greggio sono in drammatico calo – si parla di un milione di barili in meno nello spazio fulmineo di cinque anni – i messicani stanno cercando di trovare il maggior numero possibile di fonti di approvvigionamento nelle profondità marine a nordest del Paese. Tartarughe e pellicani del Golfo del Messico non possono dormire sonni tranquilli. Ghana – Spazzatura Per anni lo slogan del governo ghanese è stato qualcosa come “Rifiuti solidi: grande problema! Grande opportunità!”. L’opportunità è nel trasformare la spazzatura in gas che vadano a produrre combustibile. La speranza è che questo affare possa produrre 50 mega-watt di elettricità nei prossimi 15 anni. La spazzatura arriva dall’Europa – e forse, in futuro, dal Canada – e comprende, per larga parte, rifiuti elettronici come cellulari rotti, dischi rigidi dei computer, e televisioni di scarto. Le leggi europee proibiscono questo tipo di esportazioni, ma è sufficiente etichettarle come “offerte caritatevoli” per aggirare i divieti. Paesi Bassi – Detenuti Gli olandesi sono noti per essere uno dei popoli più pacifici e aperti del mondo: le droghe leggere e la prostituzione sono legali. Anche per questo nei Paesi Bassi ci sono così pochi detenuti che il Paese è stato costretto a chiudere otto prigioni, e licenziare un migliaio di impiegati che lavoravano nel settore. In Belgio, invece, c’è il problema opposto: la sovrappopolazione delle carceri che in Italia conosciamo bene. Per questa ragione il governo belga è in procinto di affittare delle celle nel sud dei Paesi Bassi per ospitare i propri detenuti e non ledere i loro diritti a una pena in condizioni umane. Australia – Oppio Per quanto in molti luoghi del mondo la morfina per uso medico sia legale e prescritta come palliativo, la maggior parte dei Paesi è molto esitante nell’autorizzare le coltivazioni, per il timore che questo possa portare a un aumento della criminalità organizzata, della tossicodipendenza o addirittura del terrorismo. Questa opportunità è stata sfruttata dalla Tasmania, un’isola australiana, che dal 1970 ha imbastito coltivazioni di oppio che gli fruttano 60 milioni di dollari all’anno. La distanza dall’entroterra ha reso più difficile il contrabbando illegale dei commercianti di eroina, e gli effetti collaterali sono stati minimi: qualche turista allucinato e – sì, davvero – qualche wallaby, un marsupiale simile ai canguri, evidentemente sotto l’effetto degli oppiacei.