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 2010  agosto 24 Martedì calendario

TERME ROMANE E FITNESS QUANDO IL BENESSERE RISCOPRE L´ACQUA CALDA

L´invenzione della Spa è tutto merito delle ninfe. Lo dice Pausania in quel Baedeker dell´antichità che è la Periegesi della Grecia parlando di una fonte sacra dell´Elide custodita da quattro divinità delle acque. Callifiria la splendente, Sinellasi la riconciliatrice, Pegaia la sorgiva e Iasis la guaritrice. Chi si immergeva in quelle chiare fresche e dolci acque ne usciva rigenerato nel corpo e nello spirito. A condizione però di mettersi nelle mani di tutte e quattro le dee. Una sola non sarebbe stata sufficiente. Ma in equipe facevano miracoli. Insomma la terapia sacra corrispondeva ad un vero e proprio percorso di guarigione. Oggi lo chiameremmo percorso benessere. Ma in realtà, ora come allora, si tratta dello stesso rituale di rigenerazione.
La chiave del successo dilagante delle Spa, quella diffusione capillare e trasversale che ne ha fatto un rito contemporaneo, è quel che si direbbe una riscoperta dell´acqua calda. Le fatiche della modernità più avanzata che vengono curate col più antico dei rimedi, combattute grazie al potere del più simbolico degli elementi.
Salus per aquam, la salute attraverso l´acqua. Le tre parole dell´acronimo latino di Spa assomigliano a una formula magica che sospende la corsa affannosa del tempo. Una sorta di esorcismo contro lo stress che disegna sui nostri volti tirati lo sforzo di una vita vissuta sul filo del last minute. Il che non è molto diverso da quel che facevano i Greci che dopo le battaglie andavano a curarsi le ferite e a ritemprarsi lo spirito immergendosi nelle fonti sulfuree. O i Romani, grandi addomesticatori d´acque e costruttori di acquedotti, che hanno anticipato la nostra idea di fitness facendo delle terme uno spazio pubblico dedicato al corpo, un monumento alla cura di sé. Un vero e proprio foro del benessere, dove fra massaggi linfodrenanti, saune purificanti, aromi stimolanti, unguenti idratanti, immersioni tonificanti, lozioni sbiancanti si celebravano i fasti del dio liquido. Il suo nome era Fontus, signore e padrone di tutte le sorgenti, festeggiato con i Fontanalia il 13 ottobre che era fra l´altro il giorno dedicato alle ninfe, chiamate anche linfe perché rappresentavano l´energia vitale allo stato fusionale.
Anche se noi, disincantati cittadini della postmodernità, abbiamo dimenticato Fontus, continuiamo nei fatti a celebrarlo facendo delle Spa le mete di un pellegrinaggio laico alle fonti minerali che dell´antico nume conservano l´eco immemoriale. In fondo questi santuari del salutismo contemporaneo sono i ninfei del nostro tardo impero. Dove chi entra si cambia d´abito e si veste di bianco come gli iniziandi dei Misteri di Eleusi. E sprofonda in una penombra equorea, in un´atmosfera umidamente amniotica dove i cellulari diventano muti, i movimenti lenti, i gesti ovattati. Tra cascatelle mormoranti e flauti di Pan sussurranti sperimentiamo una disconnessione rituale. Dalla quale usciamo rinati. Come da un battesimo edonistico cui ci sottoponiamo quando ci immergiamo nell´idromassaggio. O quando sostiamo silenziosamente assorti nelle grotte termali e nei bagni di vapore come catecumeni in cerca di ispirazioni.
Non a caso i grandi luoghi di culto dell´antichità nascevano dall´acqua e dai vapori, siti dove la natura offriva lo spettacolo della sua potenza con dei veri e propri colpi di teatro. Il tempio di Zeus a Olimpia, la città santa dei Greci, sorgeva vicino a delle fonti minerali e aveva tanto di terme e ninfeo. E a Delfi capitale oracolare dell´antichità, il santuario di Apollo si trovava sotto la vertiginosa gola delle Fedriadi come se fosse stato sputato dalle fauci spalancate della madre terra insieme alla fonte Castalia, la sorgente delle acque vaticinanti. Dove i fedeli si immergevano. E dove la Pizia madre di tutte le profetesse, beveva a grandi sorsi prima di sedersi su una fenditura della montagna da cui usciva sibilando il pneuma divino, il soffio ispiratore che la mandava in estasi e le metteva in bocca la parola del dio. Era proprio lo stato di grazia della sacerdotessa posseduta, quello che i Greci chiamavano entusiasmo, a fare da garanzia soprannaturale alla profezia. È forse uno stato di grazia secolarizzato che noi andiamo a cercare tra le nebbie sognanti degli hammam, accontentandoci però di un´estasi in dosi omeopatiche, di un pneuma in confezione spray.
In realtà la magia dell´acqua ha sempre a che fare con la rigenerazione del corpo individuale e perfino di quello collettivo. Non è un caso che la grande tradizione di quelle Spa che furono gli antichi balnea torni in auge con la modernità quando il testimone della storia passa nelle mani della borghesia. Che compie i suoi bagni propiziatori nei sancta sanctorum del lusso come Karlsbad, Marienbad, Baden Baden, Vichy, Salsomaggiore. E Spa, la cittadina belga di origine romana che a detta di molti dà il nome ai moderni templi del benessere. Ma ad uscire rinati dalle Spa non sono solo gli uomini ma anche le nazioni. Come l´Italia che si è fatta unita ai Bagni di Plombières il 21 e 22 luglio 1858 dove il conte di Cavour, tra un massaggio rilassante, un fango bollente e un pannicello caldo, riuscì a convincere Napoleone terzo a scendere in campo accanto a Vittorio Emanuele nella seconda, decisiva guerra d´indipendenza.
Ed oggi le Spa continuano ad unire gli Italiani che tra un bagno turco, un trattamento shiatzu, una percorso kneipp e una riflessologia ayurvedica hanno finito per trasformare il fitness in un imperativo morale. Facendone uno dei nuovi riti di questo tempo in cerca di liturgie. Una novità che viene però da molto lontano. E precisamente dall´arcaica sacralità dell´acqua la cui eco risuona anche nella più modesta delle Spa di periferia. È questo aspetto laicamente cultuale a fare la differenza tra una semplice tendenza, sia pur di massa e un vero e proprio rituale. Tutte le volte che ci regaliamo un pacchetto relax, in realtà sacrifichiamo tempo e denaro ai numi acquatici. Proprio come facevano gli antichi che si tuffavano nella piscina sacra di Asclepio. O i pellegrini che si immergono nelle vasche miracolose di Lourdes e delle tante Madonne dei Bagni che hanno raccolto l´eredità delle antiche dee acquatiche. La differenza è che noi in queste acque ci specchiamo come Narciso e il prodigio che ci attendiamo è più l´eterna giovinezza che la profezia. La depurazione e non la purificazione. Ogni tempo ha la sua sorgente magica e la nostra è la Spa. Un limbo sensoriale che ci fa rinascere, un eden interinale che ci resetta. Assicurandoci una pausa olistica dalle difficoltà quotidiane, un linfodrenaggio dello spirito che ci libera dalle preoccupazioni come dai liquidi in eccesso. Insomma un´ora di trattamenti ci regala un piacere senza sensi di colpa che ha la malizia innocente delle mele e quella edificante delle tisane. Questi paradisi della wellness sono lo specchio di una società come la nostra dove il corpo ha preso il posto dell´anima e la salute quello della salvezza. Passando dall´acqua santa che lava via i peccati a quella calda che libera dalle tossine. Tutti risorti in un resort.