lettera di Luigi Bitto al Foglio 24/8/2010, 24 agosto 2010
Al direttore - La lettera del teologo Mancuso a Repubblica rivela che l’insigne Maestro ha il vizio di pontificare su argomenti sui quali non possiede un’adeguata informazione
Al direttore - La lettera del teologo Mancuso a Repubblica rivela che l’insigne Maestro ha il vizio di pontificare su argomenti sui quali non possiede un’adeguata informazione. Per formarsi un’opinione sull’argomento bisogna sapere che la riforma tributaria del ’92, entrata in vigore nel ’96, ha abolito la commissione tributaria centrale, che esercitava le funzioni della Cassazione nel processo tributario. In tal modo, dal maggio del 1996, il giudizio di legittimità, anche in sede tributaria, fu devoluto alla Corte suprema. Si pose però il problema delle centinaia di migliaia di processi pendenti davanti all’organo abolito. La commissione tributaria centrale fu perciò conservata in vita per l’eliminazione dell’arretrato, ma dopo quattordici anni questo consiste ancora in una notevole mole di procedimenti. Il recente decreto finanziario, a tutti ben noto, ha fissato, tra l’altro, al 31 dicembre 2012 la conclusione dello stralcio e per favorire questo proposito ha stabilito, che nelle controversie, nelle quali il fisco è rimasto soccombente nei due precedenti gradi del giudizio, è possibile chiudere la vertenza qualora il contribuente versi il cinque per cento dell’importo preteso dall’amministrazione tributaria. La disposizione è conveniente per il fisco, che, dopo essere rimasto soccombente nei due precedenti gradi, difficilmente potrebbe ottenere un risultato diverso al termine della terza istanza, e per il ricorrente, che potrebbe, con modica spesa, chiudere un’annosa questione (si tratta di cause iniziate non meno di diciannove-vent’anni fa). Forniti i precedenti dati di fatto, appare evidente che non si tratta di una norma ad personam. I contribuenti nella identica posizione della Mondadori ammontano a decine di migliaia e la norma ha evidentemente lo scopo di chiudere dei procedimenti durati ormai un tempo insopportabilmente lungo. Una persona, che, come Mancuso, pone l’etica al centro della propria riflessione, dovrebbe considerareche il primo precetto consiste nel non esprimere giudizi su questioni, sulle quali non si è adeguatamente informati. Cordiali saluti. Luigi Bitto, presidente di sezione della commissione tributaria provinciale di Milano