Andrea Malan, Il Sole 24 Ore 24/8/2010, 24 agosto 2010
L’OCCUPAZIONE ACCELERA IN GERMANIA
La Germania potrebbe chiudere il 2010 con un numero medio di disoccupati pari a 3,2 milioni, 250mila in meno rispetto al 2009 e oltre 1,5 milioni in meno rispetto a cinque anni fa - nonostante la recessione dell’anno scorso. La stima viene dalla Camera del commercio e dell’industria tedesca ( Dihk) ed è stata pubblicata ieri dalla Berliner Zeitung. L’indice dei manager degli acquisti (Pmi) di agosto, calcolato dalla londinese Markit, intanto, conferma che l’economia tedesca (insieme a quella francese) mantiene una dinamica superiore a quella degli altri paesi dell’Eurozona.
I dati mostrano una perdita di slancio della congiuntura economica in Europa. Più precisamente gli indicatori - sia per il settore manifatturiero che per quello dei servizi - rimangono orientati alla crescita, ma più debole rispetto a luglio.L’indice dei manager industriali per i 16 paesi dell’euro è sceso più del previsto da 56,7 a 55 punti, il livello più basso da febbraio (un dato superiore a 50 indica crescita); particolarmente debole la domanda dall’estero, che secondo Chris Williamson - capo economista di Markit- riflette l’esaurimento dei programmi di sostegno alla domanda. Non c’è alcun segnale, aggiunge, che la Germania stia effettivamente svolgendo un ruolo di locomotiva per trainare i paese periferici dell’Eurozona; ciò significa - osserva Williamson- che gli squilibri sono destinati ad accentuarsi. L’indice Pmi industriale per la Germania mostra in realtà a sua volta un calo ma resta, con un valore di 58,2, superiore alla media; è invece salito a sorpresa a 58,5 quello dei manager dei servizi, indicando un ampliamento della base economica
La flessione
della ripresa e un ottimismo che non si riscontrava dal dicembre 2003 (gli analisti interpellati dalla Reuters si aspettavano un lieve calo). La tenuta del settore dei servizi, la cui dinamica deriva in prevalenza dalla domanda interna, è essenziale perché l’attuale fase di espansione resista al rallentamento previsto per l’industria.
La ripresa in Germania sta intanto fornendo secondo la Dihk l’impulso maggiore al calo dei disoccupati; secondo le stime della Camera di commercio, il Pil tedesco potrebbe crescere quest’anno del 3,4%. Il numero di 3,2 milioni di disoccupati si riferisce alla media annua, ed è approsimativamente uguale a quello (3,19 milioni) che riporta per il mese di luglio la statistica sulla disoccupazione dell’Agenzia tedesca per il lavoro. La Dihk parla di un vero e proprio circolo virtuoso tra il miglioramento della congiuntura, la ripresa degli investimenti e anche delle spese delle famiglie, alla luce delle condizioni del mercato del lavoro - un circolo virtuoso che fa ben sperare per una prosecuzione dell’attuale tendenza; secondo l’associazione il miglioramento dovrebbe proseguire anche nella seconda metà dell’anno, con 100mila disoccupati in meno. Il mercato del lavoro è favorito da «condizioni di occupazione più flessibili, politica di moderazione salariale e riforme del mercato del lavoro entrate in vigore in questi anni».
La spinta arriva soprattutto dal Mittelstand, lo strato di medie imprese tedesche, e ha riguardato soprattutto il settore dei servizi.
Nell’intervista alla Berliner Zeitung, Hans Heinrich Driftmann, presidente della Dihk, sottolinea come i disoccupati abbiano raggiunto il livello più basso dal 1992 «nel primo anno successivo alla peggiore crisi economica da parecchi decenni».
La statistica sul prodotto interno lordo diffusa due settimane fa ha visto per il secondo trimestre 2010 un balzo del 2,2% rispetto ai tre mesi precedenti - il tasso più alto dai tempi della riunificazione.
Se la disoccupazione continua a calare, le condizioni delle due parti della Germania restano nettamente diverse, a vent’anni dalla riunificazione. E secondo un sondaggio pubblicato ieri da Die Welt, la soluzione preferita dai cittadini dell’ex Ddr resta l’emigrazione: il 32% di loro vorrebbe andarsene- una quota che arriva al 46% per i disoccupati e al 57% per i giovani.