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 2010  agosto 24 Martedì calendario

LA GIOIA DEI TRE OPERAI: SIAMO PIÙ SERENI - MELFI

«Il presidente Napolitano è una persona sensibile, attenta soprattutto ai diritti dei più deboli. Con la nostra lettera volevamo fargli sapere che non si può mancare di rispetto in questo modo alla dignità di un cittadino. Eravamo certi che avrebbe compreso il significato delle nostre parole e così è stato. Confidavamo in una sua risposta anche se non pensavamo giungesse così presto. Ora è arrivata e per noi questo è un momento importantissimo. Non è ancora finita, certo. Ma adesso ci sentiamo siamo più sereni». Manca qualche minuto alle 22, il turno iniziato alle 13.30 è appena terminato. Quello successivo sta per cominciare. Giovanni Barozzino, 45 anni, operaio alla Fiat Sata di Melfi da quando ne aveva 30, delegato sindacale dal 2000, è tornato davanti ai cancelli di San Nicola per comunicare alle maestranze che il Capo dello Stato ha già risposto alla lettera-appello che Barozzino ha firmato insieme a Marco Pignatelli e Antonio Lamorte, gli altri due lavoratori licenziati, reintegrati dal giudice ma esclusi per decisione dell´azienda dalle linee di produzione.
«Nello stabilimento la notizia era già arrivata, molti l´hanno sentita alla radio», dice Barozzino e mentre parla un´operaia gli viene incontro. Lo abbraccia. Sta piangendo. «Giovanni, scusa», gli dice. «E di che? Sono io che devo chiedervi scusa per tutti questi sacrifici», replica l´operaio. E lei, di rimando: «Ma quali sacrifici, la verità è che in questa fabbrica ci manchi».
Il fax con la lettera dei lavoratori era partito alle 17.40 di ieri pomeriggio dallo studio di Rionero in Vulture dell´avvocato Lina Grosso, il professionista che sta seguendo in prima persona la battaglia legale davanti al Tribunale di Melfi. «Signor Presidente, le chiediamo di farci sentire lavoratori, uomini e padri», avevano scritto i tre operai. Un´ora dopo è arrivata la telefonata dal Quirinale che annunciava «una risposta a breve» da parte del Capo dello Stato. Alle 18.53 in Basilicata è spuntato il fax con il quale Napolitano invita a un «confronto pacato e serio», si rivolge direttamente ai tre operai esprimendo «profondo rammarico per la tensione creatasi» e si rimette alle valutazioni dell´autorità giudiziaria.
Dopo l´esposto-denuncia presentato dalla Fiom contro la Fiat, questa mattina l´avvocato Grosso depositerà un´istanza al giudice di Melfi per chiedere di precisare con un nuovo provvedimento le modalità del ritorno al lavoro dei tre operai disposto con il decreto di reintegro. Il ricorso dell´azienda sarà discusso invece il 6 ottobre. «In questi giorni mi sono sentito umiliato più di quando mi hanno licenziato - commenta Barozzino - Il giudice ha stabilito che devo tornare al lavoro, ciò nonostante l´azienda intende pagarmi lo stipendio per restare chiuso in una stanza. Credo che una cosa del genere non sia mai accaduta, neppure in Sudamerica». È ancora confuso, l´operaio, emozionato per la piega assunta nelle ultime ore dalla vertenza alla quale guarda tutta Italia. «Ora siamo in un vortice - dice Barozzino - non ci rendiamo conto di quello che sta succedendo. Ho capito soltanto che qualcuno ha deciso di scaricare su di noi la responsabilità di cose non vere. Ma chiedo solo di tornare alla mia normalità. Al mio posto di lavoro. Voglio ricominciare a fare l´operaio. Tutto qua».