EUGENIO SCALFARI, la Repubblica 24/8/2010, 24 agosto 2010
GLI SCRITTORI I LIBRI E IL CONFLITTO D´INTERESSE - A
leggere dichiarazioni, articoli, interviste degli autori interessati e dello stesso Vito Mancuso che ha sollevato il caso su Repubblica, sembrerebbe che tocchi a me chiudere (o riaprire) il discorso sulla compatibilità di avere come editore dei propri libri il gruppo Mondadori oppure andarsene cercando altre case editoriali eticamente e politicamente più pulite.
Non mi aspettavo questo privilegio. Forse dipende dalla cosiddetta età veneranda o dall´essere stato a suo tempo anch´io editore (ma di giornali e non di libri che è cosa diversa). Comunque mi si chiede un giudizio e forse una decisione. Da tre anni sono un autore dell´Einaudi, società che dal 1994 è controllata dalla Mondadori. Resto o me ne vado?
Da quanto ho capito, questa risposta sta particolarmente a cuore a Mancuso il quale è sull´orlo di una decisione ma, ch´io sappia, ancora non l´ha presa. E da me che cosa ti aspetti, caro Vito? Che io t´incoraggi a cercare nuovi lidi editoriali dove magari seguirti o ti convinca a restare dove sei e dove dici di trovarti bene, se non fosse per un rovello etico che ti rode dentro da quando hai letto sul nostro giornale, cui tu collabori, lo scandalo della legge «ad aziendam» imposta dal premier-editore per consentire alla sua Mondadori di saldare un debito fiscale presuntivamente accertato in 350 milioni di euro pagandone in tutto 8,6?
Tu sei un mio amico ed ho molta stima per la tua cultura religiosa. Diciamo «martiniana» e tu sai con quanto affetto e rispetto io guardi al cardinal Martini sebbene non condivida la fede che lo anima.
Perciò rispondo alle tue sollecitazioni e per maggior chiarezza lo farò esaminando i vari aspetti della questione.
1. Il governo, dopo averci provato varie volte senza riuscirvi, ha inserito surrettiziamente in un recente decreto convertito in legge una norma che autorizza le aziende che abbiano una vertenza tributaria in corso ed abbiano vinto nei due primi gradi di giurisdizione, a chiudere la vertenza pagando una sanzione irrisoria. La Mondadori – vedi caso – si trova esattamente in questa condizione ed ha utilizzato uno «scivolo» estremamente favorevole.
2. Non ci sarebbe molto da obiettare se non fosse che il presidente del Consiglio è proprietario di riferimento della stessa Mondadori. Il problema nasce dunque dal gigantesco conflitto di interessi incorporato nella figura di Silvio Berlusconi.
3. Il suddetto conflitto di interessi è un morbo che avvelena la vita politica italiana fin dal 1993 e la condizionò anche prima. Quando Berlusconi faceva ancora l´impresario televisivo i suoi politici di riferimento erano Bettino Craxi e in minor misura Forlani. Poi entrò in politica portandosi appresso quel conflitto che permane tuttora senza che la classe politica vi abbia posto alcun rimedio. Ricordo queste cose per dire che il problema non nasce oggi ma almeno 17 anni fa se non prima.
4. La mia esperienza di autore è stata abbastanza lunga e varia. Ho avuto come editori Laterza, Feltrinelli, Mondadori (dove pubblicai «La sera andavamo in Via Veneto» quando quella società era controllata dalla Cir e dal gruppo dell´Espresso), Rizzoli. Alla Rizzoli ero affezionato al direttore editoriale Rosaria Carpinelli che seguiva gli scrittori con rara competenza professionale.
Quando la Carpinelli lasciò la Rizzoli me ne andai anch´io e scelsi Einaudi pur sapendo che la proprietà di quella casa editrice era della Mondadori. Fu dunque nel mio caso una scelta perfettamente consapevole.
5. Scelsi Einaudi perché il gruppo dirigente che ha al suo vertice editoriale Ernesto Franco è ancora quello formatosi con Giulio Einaudi. La Einaudi fu per tanti anni una delle case editrici che contribuì fortemente alla formazione culturale del nostro paese e che tuttora – non a caso – vanta un catalogo di scrittori di prima grandezza nella narrativa, nella saggistica, nella storia, con particolari presenze di scrittori civilmente e politicamente impegnati, da Ingrao alla Rossanda, da Asor Rosa a Zagrebelsky.
6. Se il gruppo editoriale che guida la Einaudi cambiasse o se i suoi dirigenti si piegassero a richieste politicamente scorrette e per me incompatibili, non esiterei un istante ad andarmene. Finché questo non avverrà, alla Einaudi mi trovo benissimo e ci resto.
7. Ho avuto anche un´altra esperienza che forse è utile raccontare perché riguarda pur sempre il settore della comunicazione. Due anni fa la casa cinematografica Medusa di proprietà della Fininvest mi informò che era interessata a fare un film utilizzando come soggetto un mio romanzo intitolato «La ruga sulla fronte». In quello stesso giro di mesi la Medusa stava realizzando il film «Baarìa» con Giuseppe Tornatore. Accettai la proposta e si arrivò fino alla stesura del copione ma a quel punto accadde un fatto: il presidente della Medusa, Carlo Rossella, intervenendo alla trasmissione televisiva «Ballarò» e pochi giorni dopo a quella di «Porta a porta», fece affermazioni molto gravi e a mio avviso faziose in favore di Berlusconi e si lasciò andare a veri e propri insulti contro i partiti di opposizione. Scrissi dunque alla Medusa rescindendo il rapporto che avevo con lei. In campo cinematografico questa società è il solo produttore e distributore esistente sul mercato italiano, a differenza del mercato dei libri. Perciò chi rifiuta di lavorare con Medusa rinuncia a veder realizzato il film che lo interessa.
8. Il conflitto di interessi di Berlusconi è un´anomalia che – in queste proporzioni – esiste soltanto in Italia. Si combatte eliminando l´anomalia, cioè si combatte politicamente. Lo sciopero degli autori, degli operatori televisivi e, perché no, quello dei lettori o dei telespettatori non sono armi facilmente realizzabili. Si possono determinare casi personali come quello di Roberto Saviano, insultato da Berlusconi e da sua figlia Marina con giudizi offensivi sul suo libro «Gomorra» ancorché pubblicato dalla Mondadori. Ma si tratta di casi personali che l´interessato risolve come ritiene più opportuno.
L´importante è che le idee possano circolare liberamente senza condizionamenti o ricatti. Questa è la ragione della nostra battaglia contro la legge-bavaglio.
Chi ci impone un bavaglio avrà da parte nostra pane per i suoi denti come si è visto nei mesi scorsi e come ancora si vedrà se quella legge dovesse essere nuovamente riproposta.