Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Dunque, la prima verifica sullo stato della maggioranza si farà già domani, nell’aula di Montecitorio…
• Il caso Caliendo di cui abbiamo parlato ieri?
Sì. Il governo non ha rinunciato ai due decreti sulla navigazione marittima e sul nucleare, che saranno convertiti in legge oggi. A questo punto, essendo rimasta aperta la Camera, si è creato lo spazio per mettere ai voti la mozione contro Caliendo. Che faranno, in questo caso, i finiani? Questo è il punto.
• Vogliamo dire qualcosa su questo Caliendo?
Intanto, chiariamo subito che non ha alcun rapporto con il Caliendo del calcio, il famoso procuratore. Questo Caliendo – Giacomo Caliendo – è un cattolico, che ha passato tutta la vita in magistratura. Tra i fondatori di Unicost (Unità per la Costituzione), la corrente dell’Associazione Nazionale Magistrati che riunisce i giudici conservatori. Campano di Saviano, in provincia di Napoli. Sessantotto anni alla fine di questo mese. Prima dei guai attuali, le cronache si sono occupate di lui nell’ottobre del 2007, quando, da sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, intervenne sul caso Englaro chiedendo ai giudici della prima sezione civile di non permettere il distacco del sondino che teneva in vita Eluana (si trattava, secondo lui, di “somministrazione del nutrimento” e non di “trattamento sanitario”, dunque non c’era accanimento). Il guaio attuale si basa sulla cena dello scorso 23 settembre: il gip che indaga sulla P3 è convinto che Caliendo quella sera fosse a casa di Denis Verdini e discutesse con Flavio Carboni, Dell’Utri, i magistrati Martone e Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi di come avvicinare i giudici della Corte costituzionale e convincerli a non cassare il lodo Alfano. Caliendo, che non s’è sottratto all’interrogatorio, ha detto di essere stato a quella cena appena per mezz’ora e di non aver partecipato a discorsi di quel tipo. C’è poi una telefonata in cui Lombardi, parlando col giudice Marra, lo chiama «Giacomino…». Insomma, per gli inquirenti è roba probante. Per Caliendo e i garantisti del Pdl è invece fuffa. Per i finiani, un politico indagato dovrebbe fare un passo indietro, a prescindere. La mozione di Bersani chiede il ritiro delle deleghe al sottosegretario. Dunque…
• I finiani voteranno a favore della mozione…?
È prevista una consultazione con quelli dell’Udc. Si sta ricreando cioè un asse Fini-Casini. I due gruppi si riuniscono oggi per discutere, poi concorderanno probabilmente una linea comune. Lo scenario più probabile è quello dell’astensione. In termini numerici, la mozione sarebbe respinta, e i finiani resterebbero con le mani pulite. A meno che non ci siano delle assenze…
• Sta dicendo che potrebbero mancare numeri dal lato del Pdl?
Non lo so. Ragionando in termini di pura convenienza – la convenienza per ciascuno dei giocatori di questa partita molto complicata -, Berlusconi è l’unico ad avere un forte interesse alle elezioni anticipate, e anticipate al più presto. Se si votasse in ottobre, Fini non avrebbe il tempo di organizzarsi sul territorio e crescere. Il Pd non è pronto, Nichi Vendola vuole essere investito dalle primarie, dentro il partito si discute come neutralizzarlo e se sia più conveniente, in caso di scioglimento delle Camere, candidare Bersani o Chiamparino. Insomma, una gran confusione che induce Berlusconi a ritenere le elezioni anticipate un’occasione ghiotta. Il problema del Cavaliere è la Lega, che dovrebbe presentarsi ai suoi elettori senza aver ancora varato il federalismo. Però Berlusconi sta lavorando anche su questo fronte: cederebbe a Bossi una ventina di deputati nordisti oggi del Pdl. Di fronte a una situazione troppo incancrenita, il Senatùr potrebbe anche dir di sì. Sull’altro piatto della bilancia c’è infatti l’antipatia dei finiani per il federalismo e i decreti attuativi. Questi decreti attuativi devono essere tutti varati entro il 5 maggio. E se quelli di Futuro e Libertà (i finiani adesso si chiamano così) riuscissero a tirarla per le lunghe? Il governo non porterebbe a casa né la capra delle elezioni né i cavoli del federalismo.
• Se Berlusconi si dimettesse, non potrebbe esserci un altro governo? Ma poi, il voto su Caliendo potrebbe addirittura provocare la fine della legislatura?
Dal Pdl fanno capire che questo voto è cruciale per capire le intenzioni di Fini. Ieri in una dichiarazione Cicchitto ha fatto sapere che il partito «esaminerà con grande attenzione il risultato del voto sulle mozioni». Le chances di dar vita a una maggioranza diversa dall’attuale non sono troppe e comunque non ci sarebbe maggioranza senza la Lega. Ma avremo modo di parlarne nei prossimi giorni. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/8/2010]
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