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 2010  agosto 03 Martedì calendario

ISABELLA RAGONESE "RAGAZZE ATTENZIONE, COSÌ CI CONSEGNIAMO AGLI UOMINI" - È

ora di ripensare a quello che siamo diventate. Tutto deve ripartire dalle ragazze della mia età, siamo figlie del femminismo, possiamo contare sui privilegi che ci hanno assicurato le nostre madri, le donne che hanno combattuto per noi. Ma un conto è riappropriarsi del corpo, della libertà di esporlo, un altro decidere che quell´autonomia è diventata libertà di vendersi per arrivare. Quello non è un diritto, è tornare indietro, è consegnarsi agli uomini». Isabella Ragonese, palermitana, attrice, 29 anni, vive con passione il suo lavoro e le contraddizioni di una società «che ci vuole rimettere ai margini, per questo dobbiamo tornare a impegnarci». La precaria di Virzì con tutta la vita davanti è diventata l´attrice più richiesta, sarà la madrina della Mostra di Venezia (terza volta al Lido dopo Nuovomondo di Crialese, il premio Biraghi e Dieci inverni). Quest´anno è presente nella sezione Controcampo con Il primo incarico di Giorgia Cecere nel ruolo di una mestrina che negli anni 50, va a insegnare lontano da casa: salentina, si sposta a Brindisi. «Quei 150 chilometri cambiano la sua vita: è fidanzata ma incontra un altro, la passione: il dilemma classico tra l´uomo che crea e quello che distrugge. Succede, no?».
Succede. Si era allenata per camminare sui tacchi a Cannes, per Venezia che fa?
«Lancerò la moda delle pantofole come Julian Schnabel per evitare incidenti. In Sicilia si dice "comu veni si cunta", insomma chi vivrà vedrà… Però gli abiti vorrei sceglierli tra modelli di stilisti poco noti. Com´è stata data una possibilità a me, vorrei offrirla a altri».
Politicamente corretta...
«Cosa posso dire per rendermi interessante? Non dico battute alla Morgan, sono così come mi vede. Però recito con passione da Crialese a Virzì al film di Donatella Maiorca, alla commedia Oggi sposi al ruolo drammatico in La nostra vita di Luchetti, con Elio Germano - lavorerei tutta la vita con lui - mi butto anima e corpo. E ho la coscienza a posto».
Ha iniziato col teatro.
«Ho lavorato con grandi maestri, ma ho imparato tanto da Emma Dante, una donna forte che è arrivata dove voleva. Il cinema è venuto dopo: il bello è che le persone mi vedono in un film e non mi collegano a un altro. Prima pensavo: "Non rimango impressa", alla fine è una fortuna. Con Oggi sposi ho avuto le mie soddisfazioni, un ruolo comico per una donna non è facile. O sei la racchiona o la bonazza. La natura in questo mi ha favorito, non sono né racchiona né bonazza, porto la normalità. Dopo il film di Virzì le donne mi fermavano: "Ci sentiamo rappresentate"».
Che rapporto ha con la bellezza?
«Mi mette angoscia il fatto di dover piacere a tutti, non dev´essere l´obiettivo: piaccio in maniera mirata. Parliamoci chiaro, l´attrazione è sempre reciproca, io se vedo disinteresse me ne vado. Senz´ansia si vive meglio, no? Ne ho già tanta per il lavoro…».
Fidanzata?
«Da due anni, però viviamo in case separate: è la mia priorità».
A teatro con Libere di Cristina e Francesca Comencini, insieme a Lunetta Savino avete riaperto il dibattito sul mondo femminile.
«Lo riprenderemo a ottobre a Milano e a Torino, in tante sentivamo il bisogno di confrontarci. In politica dovremmo dare fiducia alle donne che ci rappresentano davvero, oggi si vive d´immagine ma non basta un taglio di capelli per diventare credibile. No, non faccio nomi. Poi c´è un´ignoranza sessuale di ritorno tremenda. Avverto un disagio da parte dei ragazzi: non si sentono all´altezza, c´è un mito della virilità distorto - o sei macho o sei gay - cultura retrograda. I settantenni di potere pensano solo a una cosa, ma basta… Per non parlare dei modelli femminili: osceni. Dove sono le donne in gamba? Eppure ne conosco tante. Basta contrapposizioni: il maschile e il femminile dovrebbero convivere».
Tornerà in scena con Orlando di Virginia Woolf che affronta questo tema.
«Sì, nel 2011, la regia è di Emanuela Giordano. La Woolf racconta come, attraverso i secoli, Orlando diventi donna, e come rimanga un carattere di individualità che va al di là del sesso. Orlando resta Orlando ma gli altri lo vedono in modo diverso, da uomo può sposare chiunque, da donna è una vecchia zitella. Ecco, m´interessa capire cosa cambia nello sguardo dell´altro».
Ha girato Montalbano: non odiava la fiction?
«Quella brutta. La tv generalista non osa, certe cose non si possono dire, ti fanno il riassunto di quello che succede - è calcolato che sei andato in cucina, al bagno, a telefonare - , il contrario dell´arte. Poi una brutta fiction ha sempre colpa, in tv passa comunque qualcosa. Montalbano è cinema in tv. C´è cura nei dettagli, nella scrittura, nella regia: da siciliana so che è una Sicilia letteraria che non esiste - non ci sono casermoni, abusivismo edilizio - ma è bellissima. Aver girato con Zingaretti L´età del dubbio è un sogno realizzato».