Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 03 Martedì calendario

La velocità tassata - Fra le tasse che non sono comprese tra quelle che saranno accorpate nel progetto del ministro Tremonti - l’«imposta unica» degli Enti locali - ce n’è una che non vi figura, né vi figurerà

La velocità tassata - Fra le tasse che non sono comprese tra quelle che saranno accorpate nel progetto del ministro Tremonti - l’«imposta unica» degli Enti locali - ce n’è una che non vi figura, né vi figurerà. È la «tassa sulla velocità». In realtà, non si tratta di una tassa vera e propria, bensì di una multa. Ma da diverso tempo si è trasformata in prelievo forzato sugli automobilisti di passaggio, una forma di pedaggio improprio, come quelli che nel Medioevo i signorotti locali imponevano ai malcapitati viaggiatori di passaggio sul loro territorio. Se un Comune si trova a dover «far cassa», come si dice, cioè ad aumentare le proprie entrate, allora noleggia un misuratore di velocità e lo affida ai propri vigili urbani, i quali si piazzano su una strada a grande traffico: provinciale o statale. Attuano le misure richieste: avvisatore del rilevamento della velocità, attrezzatura omologata, pattuglia che ferma l’auto, oppure, in alternativa, un meccanismo che scatta un’istantanea dell’auto in difetto. Il costo della tassa è piuttosto salato: 216,27 euro. Sto trascrivendo da un caso specifico: l’auto colpita dalla «tassa» transitava su una statale del Nord, in zona esterna all’abitato, dove c’è il cartello del limite dei 50 all’ora, in gran parte disatteso durante tutto il giorno. Sono le 23,30, e l’automobile viaggia ai 65 all’ora, un’infrazione minima, però sanzionabile. Chi ha usato quella notte lo strumento di rilevamento - la pattuglia dei vigili - non l’ha fatto per aumentare la sicurezza su quella strada, ma per tosare gli automobilisti. Una recente inchiesta a livello nazionale ha appurato che su 100 euro incassati come Ici, o sotto forma di tassa rifiuti, i Comuni ne ricavano 32 dalle multe; a Caserta il rapporto è del 30%, mentre a Bolzano del 16%. Gli introiti da «multe» sono una vera e propria tassa nascosta. Nel nuovo Codice della Strada la «tassa» verrà legalizzata: se la spartiranno il «proprietario» della strada su cui è stata rilevata l’infrazione - Anas, Provincia, Regione - e il Comune. Questo è un ennesimo esempio dell’ambiguità in cui viviamo immersi: chi dovrebbe far rispettare la legge non lo fa davvero, e usa la legge medesima per il proprio tornaconto. Un caso da studiare in qualche corso universitario sull’etica pubblica. Non certo in Italia.