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 2010  agosto 03 Martedì calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

7 agosto 1916
Zang Tumb Tumb!
A Chievo, sobborgo di Verona, un camion fa inalberare un cavallo, che disarciona il soldato che lo monta. La caduta è mortale. La vittima Umberto Boccioni, giovane volontario e massimo esponente della pittura futurista. Il clamoroso movimento è stato fin dall’inizio accesamente nazionalista, favorevole a qualsiasi guerra («sola igiene del mondo») e tutti i suoi adepti sono partiti per il fronte. Il futurismo è nato belligerante, il Manifesto pubblicato sul «Figaro» di Parigi nel 1909 è tutto un programma di demolizioni: abolizione della sintassi, della punteggiatura, soppressione del chiaro di luna, modernizzazione di Venezia, Firenze, Roma, le tele dei grandi artisti del passato gettate nelle acque di fiumi e canali. Nasce la categoria del «passatismo» in cui si ammucchiano alla rinfusa secoli di glorie ormai stantie. Promotore di tale rivoluzione è Filippo Tommaso Marinetti, poeta e intellettuale italo-francese-egiziano, che si è fatto un certo nome con testi poetici romantici e simbolisti, per lanciarsi infine in un progetto scandalosamente utopistico e tuttavia rappresentativo del clima di subbuglio culturale che sta prendendo piede in Europa. Il nuovo mito comprende la modernità, il movimento, la simultaneità, la macchina, la velocità, l’azione, lo sberleffo irriverente. Boccioni, Balla, Carrà, Severini, Sironi aderiscono con entusiasmo e ci lasciano opere che diventeranno memorabili. Mentre in letteratura i risultati restano soprattutto slogan, parole in libertà, trovate grafiche; e anche nell’arte culinaria i menu del ristorante futurista «Il sollazzo gastrico», non producono, oggi, acquolina. Ci sono provocatorie serate in vari teatri d’Italia e d’Europa, scontri, risse, lanci di ortaggi, sfide di ogni genere alla borghesia, al buonsenso, al quieto vivere. Si succedono «manifesti» su ogni attività: architettura, libero amore, musica, arredamento, in una visione di totalitarismo futuristico.
Numerosi i contatti e le reciproche influenze con gli altri movimenti d’avanguardia dell’epoca, cubismo dadaismo, costruttivismo russo, e quando scoppia la Grande Guerra i futuristi sono immediatamente per l’intervento italiano e dopo il conflitto aderiscono con qualche perplessità al partito fascista, dando vita a singolari formazioni di arditi futuristi in camicia nera. Mussolini se ne servirà prendendoli un po’ con le molle e adottando una parte del loro linguaggio esagitato. Marinetti si batte però con tutte le forze contro le leggi razziali del 1938 e muore nel suo letto da buon borghese nel 1944.