Varie, 3 agosto 2010
PALLINATO FIAT PER IL FOGLIO DEI FOGLI
Mercoledì scorso Sergio Marchionne ha incontrato a Torino i sindacati di categoria e i vertici delle istituzionin locali al tavolo convocato dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Temi affrontati: lo spostamento della produzione della nuova monovolume L0 da Mirafiori in Serbia, il futuro di Fabbrica Italia e, soprattutto, la possibilità che Fiat disdica il contratto nazionale dei metalmeccanici e abbandoni Finmenccanica e, quindi, FiatConfindustria. Gabriele Dossena: «Marchionne ha precisato che il monovolume in Serbia “non toglie prospettive al futuro di Mirafiori. Esistono altre alternative”. Il problema è quello di “garantire condizioni operative che permettano di lavorare in modo continuo”». [1]
Il manager italo-canadese ha poi confermato l’intenzione di investire 20 miliardi nel progetto Fabbrica Italia. «In cambio chiede ancora una volta certezze sulla gestione e il funzionamento degli impianti: “C’è solo una cosa su cui è necessario pronunciarsi – ha insistito Marchionne – È decidere se avere una forte industria dell’auto in Italia oppure lasciare questa prerogativa ad altri paesi. Non servono fiumi di parole per questo. Ci sono solo due parole che, al punto in cui siamo, richiedono di essere pronunciate. Una è sì, l’altra è no». [2]
La disdetta del contratto nazionale dei metalmeccanici da parte della Fiat è un’ipotesi che si è fatta più concreta quando martedì si è saputo che il Lingotto aveva già creato una newco per Pomigliano: «Si chiama Fabbrica Italiana Pomigliano ed è stata registrata il 19 luglio, dunque in previsione di quanto sarebbe accaduto. È controllata al 100% da Fiat ed è presieduta da Marchionne». [3] «Non sarà iscritta all’Unione industriale di Napoli, avrà un suo contratto e solo chi, tra i 5.200 lavoratori, accetterà le nuove regole passerà progressivamente nella società a partire da settembre 2011. Per gli altri prima cassa e poi mobilità in Fiat Group». [4]
La mossa di Marchionne ha messo in apprensione sindacati e Confindustria. Antonella Baccaro: «L’intenzione è quella di sottrarsi alla regole del contratto nazionale, disdettando l’adesione a Federmeccanica per dare vita a un contratto dell’auto. Una mossa dirompente, capace di generare un terremoto se soltanto tutte le imprese, prima dell’auto e poi degli altri settori, decidessero di seguire l’esempio di Marchionne e mettersi fuori dall’attuale sistema delle relazioni industriali». [5]
Emma Marcegaglia e Marchionne hanno avuto un faccia a faccia mercoledì, al termine del quale hanno deciso di congelare ogni decisione sull’uscita della Fiat da Confindustria. L’ad del Lingotto ha però avvertito: «Io ed Emma siamo convinti che riusciremo a trovare una soluzione nel contesto di Confindustria. Se poi non ci arriviamo c’è sempre un piano B. Per ora parliano del piano A, che è più importante». [6]
Roberto Giovannini: «Il Piano A è una soluzione fortemente voluta da Confindustria e prevede un’integrazione del vigente contratto dei metalmeccanici da parte dei sindacati firmatari (non la Fiom-Cgil) con un articolo: la possibilità che i contratti aziendali deroghino al ribasso rispetto al contratto nazionale. Una volta sancita l’aggiunta, l’accordo di Pomigliano dovrebbe essere al riparo da problemi giuridici. Non necessariamente dalla conflittualità, però». [7]
Giovedì Paolo Rebaudengo, capo delle relazioni industriali Fiat, ha letto ai sindacati di categoria convocati a Torino la lettera di disdetta del contratto nazionale che era già pronta per essere spedita. «Tutto congelato per tentare la strada dell’accordo con i sindacati e superare regole che Fiat considera rigide su turni e straordinari, salvando il contratto. C’è tempo fino a ottobre, altrimenti Fiat andrà avanti per la sua strada». [4]
Venedì Marchionne si è spostato a Detroit, dove ha accompagnato Barack Obama nella visita alla fabbrica Chrysler di Jafferson North. Il presidente americano si è complimentato con Marchionne: «Sergio, ti ringraziamo per tutto quello che hai fatto finora». Maurizio Molinari: «In questa cornice Marchionne volge il pensiero alla battaglia in corso in Italia con i sindacati. “Non so se da qui esca un messaggio per Pomigliano, ma quanto è avvenuto ci dice che per Chrysler potevano esserci giorni peggiori e per arrivare a questo punto è stato necessario ripartire da zero”». [8]
Note: [1] Gabriele Dossena, Corriere della Sera 29/7; [2] Teodoro Chiarelli, La Stampa 29/7; [3] Salvatore Tropea, la Repubblica 28/7; [4] Diego Longhin, la Repubblica 30/7; [5] Antonella Baccaro, Corriere della Sera 28/7; [6] Nicoletta Picchio, Il Sole 24 Ore 29/7; [7] Roberto Giovannini, La Stampa 29/7; [8] Maurizio Molinari, La Stampa 31/7.