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 2010  agosto 03 Martedì calendario

Intervista a Maria Sole Tognazzi - Infine lo definisce così: «Mio padre era anarchico, completamente anarchico»

Intervista a Maria Sole Tognazzi - Infine lo definisce così: «Mio padre era anarchico, completamente anarchico». È morto vent’anni fa,manca po­co all’anniversario. Maria Sole Tognazzi è una figlia d’arte a modo suo, riservatissima e pa­cata, mai una parola tanto per gradire e molto lavoro di quello tosto perché le sue fatiche sono sempre state il doppio del nor­male: primo fare bene, secon­d­o zittire i soliti specialisti in ma­lignità. Sapete, quelli che lei tan­to è una Tognazzi quindi ha tut­te le porte aperte, figurarsi. Sa­b­ato sera su Iris è andato in on­da il suo debutto da regista, Pas­sato prossimo del 2003, subito Nastro d’Argento e Globo d’Oro,e sui canali musicali pas­sano sempre i video che ha di­retto (di Paola Turci, di Car­men Consoli, di Sergio Camma­riere). Per spiegarci, quando qualche grande vecchio vuole indicare una giovane promes­sa, eccola qui, Maria Sole, 39 an­ni, il garbo in persona sul set, e quel gusto di spiegare una gene­razione­senza sprofondare nel­l’enfasi perché, dopotutto, nul­la è più emozionante della real­tà. In effetti lei ha sempre par­lato poco (pubblicamen­te) di suo padre. «Sì sono sempre stata molto riservata su questo aspetto». A ottobre saranno vent’an­ni dalla sua scomparsa. «E io ho girato un documen­tario sulla sua vita». Lei? «Prima non me la sarei senti­ta. Ma stavolta ho detto sì d’istinto. È stata una proposta della società di Matteo Rovere e sarà prodotto anche da La7. Ho accettato volentieri». Titolo? « Ritratto di mio padre . Hola­vorato tutto l’inverno e c’è an­cora molto da fare, specialmen­te nella parte grafica». Dipende da quando lo pre­senterà. «Alla prossima Festa del Ci­nema di Roma, che arriva a ri­dosso della ricorrenza. Mio pa­dre è morto il 27 ottobre del 1990 e in concomitanza la Fe­sta gli riserverà tanto spazio, con omaggi, incontri e addirit­tura dvd in regalo». Invece la tv lo omaggia sempre. In questa stagio­ne, poi: impossibile non in­crociare il volto di Ugo To­gnazzi in qualche replica. «E dire che con Raimondo Vianello fu davvero il primo epurato della Rai a causa della satira politica». 1959: presero in giro il pre­sidente della Repubblica Gronchi che era caduto nel tentativo di sedersi du­rante la Prima della Scala. «Fu la prima censura ed è co­munque difficile il raffronto con quanto accade oggi. Il loro programma Un due tre aveva un successo impensabile, da anni raccoglieva milioni di per­sone a ogni puntata. Ma fu bloc­cato. E il fatto che la coppia To­gnazzi Vianello fosse cacciata via dalla Rai fu davvero eclatan­te ». Però, se si rivede quella gag, fa ancora ridere. For­se, rivista tra quarant’an­ni, la satira di oggi sarà me­no divertente. «Mio padre era davvero anar­chico. Anarchico e libero. Non tanto a parole ma proprio nei fatti. E la sua anarchia, che me lo rende tanto simpatico, pote­va causare dolore». Anche a lei? «In alcuni casi sì. Quando si è troppo liberi, si rischia di fare del male». Non essendo allineato, non è tra gli attori più cele­brati. «Forse perché fu il primo dei grandi ad andarsene, per lui non fu neanche allestita la ca­mera ardente e non furono ce­lebrati i funerali di Stato che og­gi spesso si riservano agli arti­sti. Oggi dopo i grandi lutti c’è una pubblica overdose di affet­to che allora non ci fu». Ecco, vede. «Diciamo che l’Italia non è un paese con tanta memoria. E, in effetti, i miei fratelli o altre persone che lo conoscevano si lamentano di questa dimenti­canza. Ma io in realtà non cre­do che Ugo sia stato trascura­to ». Scusi, lo chiama Ugo? «Mi ero sempre ostinata a chiamarlo papà ma, da quan­do ho girato questo documen­­tario, ho iniziato a chiamarlo Ugo. D’altronde quando lo chiamavano “papà” non ri­spondeva mai. A Ugo sempre». Quale Ugo c’è in «Ritratto di mio padre»? «Io mi sono messa dietro la te­lecamera e il mio contributo di figlia è soltanto nel fatto che ho girato questo documentario e ho fatto alcune interviste. E cre­do che quando sono andata a Oslo per parlare con il mio fra­tello Thomas ( figlio di Ugo e del­­l’attrice Margarete Robsahm) siano venute fuori parole vere e autentiche. Quando il pubbli­co le ascolterà, ne rimarrà mol­to colpito, me lo sento».