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 2010  agosto 03 Martedì calendario

I Cosmos rinascono con Pelé È il soccer delle vecchie glorie - Un passo (indietro) alla volta. Visto che sono tornati tutti, da Maradona a Schumacher, hanno deciso di tornare anche loro, i New York Cosmos

I Cosmos rinascono con Pelé È il soccer delle vecchie glorie - Un passo (indietro) alla volta. Visto che sono tornati tutti, da Maradona a Schumacher, hanno deciso di tornare anche loro, i New York Cosmos. O almeno ci provano. La notizia agita l’afa estiva e, in attesa di produrre sponsor, fabbrica curiosità. Nati nel 1970 e ufficialmente morti nel 1985, a quindici anni, i Cosmos incarnarono l’idea del calcio «all’americana»: il massimo, non importa se con le rughe e la pancetta; un’Itaca di lusso per veterani che avevano girato il mondo e conquistato prestigio e popolarità. Presero parte a quattordici edizioni del campionato, che allora si chiamava North American Soccer League (Nasl), e ne vinsero cinque. C’era Pelé e c’era Franz Beckenbauer, c’erano Giorgione Chinaglia e Carlos Alberto, vi giocarono John Neeskens e sua maestà Johan Cruijff, anche se solo per un paio di amichevoli. L’idea era venuta ai fratelli turco-americani Ahmet e Nesuhi Ertegün, proprietari della casa discografica Atlantic Records, e a Steve Ross, presidente del colosso editoriale Time Warner. I padri-padroni-padrini misero sul piatto somme così ingenti da generare fior di acquisti e scudetti su scudetti, fino a quando, entrati in rotta di collisione con il vorace Rupert Murdoch, cominciarono piano piano a battere in ritirata. Chinaglia, che dopo la burrascosa scalata alla Lazio venne colpito da mandato di arresto dalla giustizia italiana per riciclaggio, ed è tuttora latitante, cercò di salvare il salvabile, lui che della «serie A» americana diventò il cannoniere più prolifico della storia, con 193 gol in 213 gare. Non ci riuscì. «Sarebbe bellissimo, per noi vecchi e per tutti i giovani che praticano il calcio, se i Cosmos tornassero sul serio», ha dichiarato. L’uomo della provvidenza è un finanziere inglese, Paul Kemsley, con esperienze pregresse nel Tottenham: ha comprato il marchio e intende rilanciarlo. Presidente onorario, Pelé. La notizia è stata diffusa dalla Cnn. Il piano di «rianimazione» contempla un capillare lavoro a livello giovanile, là dove il soccer conserva il suo zoccolo duro. «Di sicuro, abbiamo le idee chiare», ha ribadito Joe Fraga, direttore esecutivo dei nuovi Cosmos. «Vogliamo che, prima di giocarvi, i ragazzi conoscano la storia dei nostri “antenati” e vi si appassionino». Nessuna fretta, dunque. Oggi, il campionato (Mls, Major League Soccer) schiera sedici squadre e coinvolge anche il Canada. Non più tardi di una settimana fa, il «commissionier» Don Gerber aveva pubblicamente annunciato che uno dei suoi obiettivi era quello di creare un altro club a New York per affiancarlo ai Red Bull, di stanza nel New Jersey e reduci dall’ingaggio di Thierry Henry. Insomma: non si vive di solo Beckham. I Cosmos rappresentano una sfida, un ritorno al passato con il quale sbarcare nel futuro. Calma e gesso: c’è chi sente puzza di speculazione, di sasso lanciato e mano nascosta. Vedremo. Pelé sembrava commosso: «Ormai, non ci speravo più. I Cosmos sono stati un pezzo della mia carriera, della mia vita. Piansi, quando si sciolsero. Per fortuna, nulla è impossibile». Secondi nella Confederations Cup del 2009, dopo aver sculacciato la Spagna, eliminati ai supplementari dal Ghana negli ottavi dell’ultimo Mondiale, gli Stati Uniti continuano a coltivare un rapporto di amore e odio con il calcio, sport di massa a livello amatoriale e ancora di nicchia come incassi («solo» 30 milioni di dollari in otto anni). Sono circa 17 milioni i giovani che lo praticano in modo sistematico, il 40% composto da ragazze. Il Mondiale ospitato dagli Usa nel 1994 contribuì a recuperare dal baule dei ricordi quel campionato che era stato rimosso e abbandonato. I Cosmos sono un ritaglio di giornale, usciti anch’essi dalla stessa valigia, dalla stessa polvere.