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 2010  agosto 03 Martedì calendario

POVERI BRONZI, LONTANI DAL MONDO Robert Fitzpatrick, ex direttore del Museo di Arte Contemporanea di Chicago e fondatore del Los Angeles Festival il braccio culturale dei Giochi Olimpici del 1984 nella metropoli californiana, mi raccontava di un suo tentativo di portare i Bronzi di Riace a Los Angeles durante i Giochi ma che una notte nel suo albergo di Reggio Calabria ricevette una telefonata da un’alta carica dell’allora governo che gli suggeriva di partire al più presto lasciando perdere i Bronzi perché nessuno poteva più garantire per la sua sicurezza se avesse insistito a far viaggiare i due bellimbusti negli Stati Uniti

POVERI BRONZI, LONTANI DAL MONDO Robert Fitzpatrick, ex direttore del Museo di Arte Contemporanea di Chicago e fondatore del Los Angeles Festival il braccio culturale dei Giochi Olimpici del 1984 nella metropoli californiana, mi raccontava di un suo tentativo di portare i Bronzi di Riace a Los Angeles durante i Giochi ma che una notte nel suo albergo di Reggio Calabria ricevette una telefonata da un’alta carica dell’allora governo che gli suggeriva di partire al più presto lasciando perdere i Bronzi perché nessuno poteva più garantire per la sua sicurezza se avesse insistito a far viaggiare i due bellimbusti negli Stati Uniti. Non so se l’aneddoto fosse veritiero al 100% ma sicuramente qualcosa di vero c’era. Oggi non ci sono telefonate misteriose a Mario Resca responsabile della valorizzazione del patrimonio culturale ma semplicemente un no deciso della sovrintendente Simonetta Bonomi. Chi ha ragione? Il signor Resca, tarantolato del marketing culturale, senza a mio parere sapere bene come possa funzionare in Italia, o la signora Bonomi fondamentalista della conservazione e della tutela, senza distinguo di sorta fra una tavola antica che effettivamente viaggiando può danneggiarsi per i continui sbalzi di temperatura, anche se esistono casse climatizzate, e due bronzi meno delicati e quindi più adatti al nomadismo culturale? Salomonicamente direi nessuno dei due. Sicuramente per chi aveva visto i due bronzi nel loro splendore a Firenze nel 1980 subito dopo il loro restauro ad opera dell’Opificio delle Pietre Dure, intervenuto quando la sovrintendenza reggina aveva alzato bandiera bianca, dopo tre anni di restauri, ammettendo di non avere gli strumenti necessari per completare adeguatamente il lavoro di recupero delle due sculture, rivederli molti anni dopo nel Museo Archeologico di Reggio Calabria, come è capitato al sottoscritto, in un atmosfera molto dimessa non ha fatto una bella impressione . Un’impressione che porterebbe a dare ragione a Resca. Senonché io credo che da una parte è importante valorizzare le opere d’arte, cosa diversa dalla loro spettacolarizzazione, roba da piazzisti della cultura; dall’altra parte, è altrettanto e forse ancora drammaticamente più urgente valorizzare il territorio dove i capolavori risiedono. Quindi prima di immaginare un tour mondiale dei Bronzi senza destinazioni concrete e dati precisi, sognandoli come ambasciatori di un’Italia che in casa fa acqua da tutte le parti, meglio sarebbe agire con rapidità rendendo la loro casa attuale e la città nella quale risiedono un po’ più attraente di quello che è. Certo, se il racconto del direttore Americano fosse vero, l’impresa di sconfiggere forze oscure, tipo la n’drangheta, che nel degrado del suo campo di azione vede una forza e nella sua rinascita un pericolo, non è certo facile. I Bronzi non sono solo due capolavori, sono anche ostaggi di una realtà sociale e politica corrotta. Se Resca li volesse veramente liberare e celebrare dovrebbe fare uno sforzo non spettacolare ma coraggioso: valorizzarli lì dove sono, trasformandoli in simboli di una rinascita politica e culturale. Perché poi fissarsi con i Bronzi ? Perché non usare come ambasciatrice la Pietà Rondanini di Michelangelo o addirittura il David o magari il Perseo di Benvenuto Cellini? Mi si risponderà che quelli sono già capolavori visti da milioni di turisti mentre i Bronzi no. Certo. Ma mentre i turisti a Firenze hanno tanto da vedere a Reggio Calabria se vanno via le due sculture greche rimangono pochi stimoli per visitare la città. Si potrebbe discuterne all’infinito. La circolazione delle opere d’arte è importante ma fino ad un certo punto, va fatta con misura. Importante sarebbe anche capire quanto torna indietro economicamente da un’operazione come quella di un Tour dei bronzi o magari del David fiorentino. Dove poi i denari guadagnati vengono reinvestiti. Dati importanti che però nelle vaghe diffuse polemiche non escono mai fuori. C’è molta approssimazione sui criteri di valorizzazione e sui conseguenti benefici concreti e visibili. Quando l’Annunciazione di Leonardo degli Uffizi fu mandata in Giappone si scatenò il finimondo. Consiglieri dell’opposizione del Comune di Firenze s’incatenarono alle colonne del museo. La tavola partì ugualmente. Ma la cosa incredibile però fu che il suo valore assicurativo era di 120 milioni di euro. Meno di un Picasso e comunque una cifra ridicola per un’opera d’arte praticamente inestimabile. A quanto i Bronzi? 100 milioni ognuno? Insomma sia Resca che Bonomi siano realisti. Il primo nelle sue approssimative strategie valorizzatrici (stiamo ancora aspettando una legge che trasformi i direttori dei musei statali in manager sia dal punto di vista delle responsabilità che degli stipendi). La seconda nelle sue ossessioni conservatrici di tutela. Anziché opporsi al viaggio dei suoi due ragazzoni metta sul tavolo delle richieste precise, delle strategie di valorizzazione dei luoghi che gli sono di competenza efficaci, veloci e visibili. Sia Resca che Bonomi facciano uno sforzo reale per far arrivare a Reggio Calabria il mondo, oltre che l’autostrada da Salerno.