Marina Forti, il manifesto 3/8/2010, 3 agosto 2010
IL CINGHIALE RADIOATTIVO
I cinghiali stanno diventando un problema, in Germania. Non tanto o solo perché la popolazione aumenta, ma perché molti dei cinghiali che scorazzano selvatici nel paese sono radiottivi. E’ una delle eredità del disastro atomico avvenuto ben 25 anni fa a Cernobyl, in Ucraina, leggiamo sul sito del magazine Der Spiegel.
L’aumento della popolazione di cinghiale è un fatto noto: si spiega con gli inverni più miti e l’aumento dei raccolti di granturco, di cui questi maiali selvatici si nutrono con grande piacere. Troppi cinghiali a spasso possono fare parecchio danno, in primo luogo alle coltivazioni (bastano pochi animali in visita, a cercare tuberi da mangiare, per devastare il terreno quanto un esercito, come è ben noto anche in diverse zone dell’Italia centrale). Ma in Germania devono essere davvero tanti questi animali selvatici, se «attaccano» anche zone suburbane: le cronache riferiscono di un anziano signore aggredito il mese scorso in un parco di Berlino; una cittadina della germania orientale terrorizzata da un branco di una ventina di animali in «libera uscita», con la polizia che stenta a controllarli; un’autostrada chiusa alcune ore per «invasione di campo» da parte di un altro branco. Ma questi sono solo aneddoti, rispetto al vero problema: il fatto è che buona parte di questi cinghiali sono radioattivi. E questo lo sanno bene i cacciatori (la caccia al cinghiale è perfettamente legale), e soprattutto lo sa il ministero dell’ambiente, che secondo la legge tedesca sull’energia atomica risarcisce i cacciatori che cacciano animali troppo contaminati per poter essere mangiati. Secondo le norme, non può essere messa in commercio e consumata carne che mostri livelli di radioattività superiori a 600 becquerel per chilogrammo. In parecchie zone della germania, e soprattutto nel sud, i cinghiali mostrano regolarmente livelli molto più alti: nel Bayerischer Wald, la regione forestale della Baviera verso il confine con la repubblica Ceca, sono stati presi cinghiali con 7.000 becquerel per chilo.
Sembra che i cinghiali selvatici siano particolarmente suscettibili di contaminazione radioattiva perché sono ghiotti di funghi e tartufi, che sono organismi che tendono ad assorbire e qoncentrare le particelle radiottive (guardarsi dai funghi provenienti da quella regione centroeuropea...). Così, se in molte piante la concentrazione tende a diluirsi, nei funghi e tartufi resta stabile o addirittura aumenta. La cosa è talmente nota alle autorità che hanno istituito una rete di centri per la misurazione della radioattività a disposizione di cacciatori e agricoltori: ce ne sono 70 nella sola Baviera.
Dunque nel 2009 il ministero dell’ambiente ha pagato quasi 425mila euro in risarcimenti per cinghiali radioattivi, quattro volte di più che nel 2007 (si badi: questo non significa necessariamente che sia aumentato il tasso di animali che risultano radioattivi, ma semplicemente che sono di più i capi cacciati: secondo la Federazione tedesca della caccia nella stagione 2008/09 ne sono stati uccisi quasi 650mila, contro 287mila nella stagione dell’anno precedente). Certo, i risarcimenti ai cacciatori sono una voce irrisoria rispetto ai 238 milioni di euro in risarcimenti pagati dal governo tedesco per danni relativi al disastro di Cernobyl. Ma l’esistenza di quei cinghiali radioattivi significa che, 25 anni dopo, la «nuvola» di cesio-137 e altri elementi radioattivi lanciata in aria dall’esplosione di quel reattore nucleare persistono ancora sui terreni. E se è vero in Germania, possiamo escludere che lo sia in altre regioni che si trovarono nella traiettoria di quella «nuvola»?