Maurizio Piccirilli, Il Tempo 3/8/2010, 3 agosto 2010
DAL 2005 NUOVA INCHIESTA SULLA PISTA INTERNAZIONALE
Qualcuno lavora per cercare la verità sulla strage di Bologna. Sono i magistrati del capoluogo emiliano che dal 2005 hanno riaperto un fascicolo contro ignoti. Un’indagine scattata dopo l’acquisizione dei documenti della «Commissione stragi» e di quella «Mitrokhin». Tra questi anche l’«appunto Senzani» e il dossier «Separat» della Stasi. In cinque anni i magistrati della procura di Bologna hanno trovato molte difficoltà. Soprattutto nelle rogatorie internazionali. Infatti al centro di questo filone c’è la figura di Thomas Kram, il «Lothar» numero 3 dell’organizzazione di Carlos, lo Sciacallo, il mercenario del terrorismo internazionale, l’uomo delle operazioni sporche per conto del Fronte della Liberazione palestinese e dei sovietici.
Thomas Kram era a Bologna il 2 agosto 1980, lo conferma un fascicolo della Digos. Kram dopo vent’anni di clandestinità è ricomparso nel 2006 e si è consegnato alle autorità tedesche. Si è detto anche disposto a parlare con i magistrati di Bologna nel corso di un’intervista apparsa sul Manifesto il 1 agosto 2007, ma nel 2008 quando il pm Paolo Giovagnoli si è recato in Germania per ascoltarlo, Kram si è avvalso della facoltà di non rispondere. Forse non voleva fare la fine del suo vecchio capo, Ilich Ramirez Sanchez detto Carlos che dopo alcune dichiarazioni a un giornale sulla presenza di «un compagno senza bagaglio a Bologna», fu picchiato duramente in cella. Ma l’intervista al Manifesto di Kram è significativa anche per un altro elemento.
Il terrorista tedesco fa riferimento, non a caso, a quanto scritto sulla relazione di minoranza, leggi sinistra, della Commissione Mitrokhin, nella quale è riportata l’ora sbagliata del suo ingresso in Italia quella mattina del 1 agosto 1980. Particolare, ingresso dopo le 12,30, che in qualche modo lo scagionerebbe. Circostanze sottoscritte dai partiti di sinistra che non corrispondono al telex della polizia di frontiera di Chiasso, inviato quel giorno a tutte le questure e i posti di polizia d’Italia per avvisare dell’ingresso di Thomas Kram segnalato come «persona vicina ad ambienti eversivi» che si segnala arrivato alle 10,30. La pista internazionale si collega indissolubilmente con il dossier «Separat», il fascicolo della Stasi, la polizia segreta della Germania comunista, sulle attività di destabilizzazione in Occidente. Questo dossier contiene, tra l’altro 101 nomi e contatti. Un’internazionale del terrore che trova conferma anche nelle carte sequestrate a Giovanni Senzani, capo brigatista arrestato nel gennaio 1982. In quegli appunti, dove si parla degli attentati (Sinagoga, Bo e Trieste) sono descritti anche i rapporti tra l’Olp e le Brigate Rosse.
Nelle prime pagine, in tutto sono 10 fogli, si fa riferimento alle modalità di contatti e le finalità dell’accordo tra Br e palestinesi. In particolare, rispetto a questo ultimo punto, si parla di costituire scorte di armi in Italia e la disponibilità di compiere attentati contro obiettivi israeliani. «Al Fatah - si legge - non ammetterà mai simile accordo». Ancora. Senzani appunta «Oggi A.F. (Al Fatah ndr) e Lpo (Olp ndr) hanno un ceasefire in Europa per sei mesi, specialmente in Francia per la nuova situazione che si è venuta a creare con Mitterand». Interessanti anche altri passi del documento trovato nelle tasche di Senzani al momento dell’arresto. C’è un passo dove si parla della Russia che «istruisce e inserisce» elementi in Occidente. E a conferma di quanto si legge poche righe prima, come abbiamo riportato ieri, si accenna agli attentati, ispirati da Mosca, compiuti in Occidente. «Anche Raf (Rote armee fraktion ndr), ultima operazione Nato è loro, ma politicamente guidata dai servizi segreti di R. che ha fornito sicuramente (ma direttamente) le notizie». Il resto degli appunti sono pieni di abbreviazioni e sigle che ne impediscono una facile comprensione.
Il documento Senzani, il rapporto sulla presenza di Thomas Kram in Italia e a Bologna sono stati acquisiti nelle indagini sulle Brigate Rosse e sul traffico di armi, ma per troppo tempo ignorate per la strage del 2 agosto 1980. La procura di Bologna, i pm Paolo Giovagnoli e poi Enrico Cieri, stanno lavorando sulla base delle risultanze della Commissione Mitrokhin, e considera spiegazioni alternative a quelle ratificate dalle sentenze irrevocabili. Un’inchiesta, contro ignoti, a cui mancano ancora, per la chiusura, alcuni tasselli.