Al. Ar., Corriere della Sera 3/8/2010, 3 agosto 2010
IL CENTRISTA CHE MEDIÒ PER IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO
Nato sotto il segno dell’Acquario cinquantasei anni fa, di Giuseppe Michele Vietti è difficile trovare una foto dove non sorride. Nelle tante scattate ieri, poi, ci sono anche gli occhi che brillano, accanto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano o ai commessi di Palazzo dei Marescialli, poco importa.
Il nuovo vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Csm, non si è mai mosso dal centro. Consigliere comunale nella sua Torino (anche se per essere precisi è nato a Lanzo Torinese) nei primissimi anni Novanta con la Democrazia cristiana, Vietti approda in Parlamento nel 1994 con il Ccd di Pier Ferdinando Casini, capogruppo a Montecitorio, ed è con lui che proseguirà sempre l’intera carriera politica, passo dopo passo fino ad arrivare a ieri mattina, sulla poltrona più alta alla quale un membro del Csm possa aspirare.
È spuntato fuori poco più di un mese fa il suo nome per quella poltrona. Lui non ha mai voluto commentare l’ipotesi che lo avrebbe riportato al Csm dopo quasi dieci anni (ci era stato in quota centrodestra dal 1998 al 2001).
Anche ieri non ha voluto aggiungere mezza parola al discorso ufficiale pronunciato accanto al capo dello Stato. Una battuta piuttosto: «Come si dice? Sono contento di essere arrivato uno», si è concesso Vietti in una pausa di una prima riunione che a Palazzo dei Marescialli si concluderà con uno scambio di battute ironiche fra lui e Guido Calvi, neo-eletto laico in quota Pd.
Commenti e festeggiamenti lo attendono in serata in famiglia con sua moglie e i suoi due figli, certa la benedizione di Pier Ferdinando Casini. È grazie al suo leader che Michele Vietti ha potuto sedersi sulla poltrona di sottosegretario alla Giustizia nel secondo Governo di Silvio Berlusconi e di sottosegretario all’Economia nel terzo.
Ma è grazie alla sua mediazione che si è conquistato di recente un posto al sole nel Parlamento quando, dopo la bocciatura del lodo Alfano, ha inventato il lodo Costa-Vietti sul legittimo impedimento, così da mettere da parte il contestato disegno di legge sul «processo breve».
È sua la firma sotto la ben nota riforma del diritto societario che, gestita bipartisan, ha fatto fare all’Italia un passo avanti in Europa nelle regole societarie, ma che ha anche depenalizzato il falso in bilancio. Di Michele Vietti anche le cattedre di diritto commerciale all’Università Luiss di Roma e di diritto societario comparato alla Luspio. Ma la sua vera vocazione rimane, comunque, la politica della giustizia.
Ne può ricordare qualcosa il suo ministro della Giustizia Roberto Castelli ai tempi del secondo governo di Silvio Berlusconi: fu il sottosegretario Vietti a mettere in piedi con lui un vero e proprio braccio di ferro sul fronte dell’ordinamento giudiziario.
Fu Michele Vietti a mediare per arrivare ad un testo che non fosse punitivo per i magistrati.
Adesso un premio per lui. Quella poltrona nel Palazzo dei Marescialli.