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 2010  agosto 03 Martedì calendario

Belve e nani, il reality estremo - La tv precipita in una voluttuosa voragine, superata da più agguerriti e nuovi mezzi di comunicazione

Belve e nani, il reality estremo - La tv precipita in una voluttuosa voragine, superata da più agguerriti e nuovi mezzi di comunicazione. I quali consentono di vedere quello che si vuole e quando si vuole. Dunque la tv che fa? Rincara la dose. Un po’ come quando, in Italia, la Rai perse il monopolio e accettò le conquiste della concorrenza: urla, dolore, lacrime e donne nude. Pure ora: si inventano varietà, ma soprattutto reality, dove la manodopera non costa nulla, sempre più estremi. Violenti, claustrofobici, bizzarri. Scambi di mogli e di mariti, sbudellamenti a fini estetici, dimagrimenti di grassoni, ingrassamenti di magroni, sfruttamenti di handicap, inseguimenti di bestie feroci, accartocciamenti di auto. E’ così la tv di tutto il mondo. L’ultimo progettino è israeliano, The Frame, si intitola, e debutterà in Spagna, a settembre, su Antena 3. E’ l’ennesima evoluzione del Grande Fratello, dove i concorrenti, otto coppie, non necessariamente fidanzati, staranno rinchiusi in venti metri quadrati. Devono resistere un mese. Con quaranta minuti d’aria al giorno. L’area è circondata di fotocellule, se uno cerca di evadere, viene eliminato. Tanto vale stare direttamente in galera. Il pubblico potrà monitorare il tutto online, 24 ore su 24, e scegliere gli eliminati. A chi solleva dubbi vengono recapitate accuse di moralismo. E d’altronde, sentite questa. Channel 4, Inghilterra. Cast Offs, Gli scartati. Protagonisti sei disabili abbandonati su un’isola deserta per tre mesi. Nei quali i concorrenti fanno valere la loro autosufficienza, nonostante l’handicap. I protagonisti di Fear Factor, trasmesso in Italia da Sky vivo, dovevano dimostrare invece di non avere paura di: nuotare in piscine piene di calamari in putrefazione, distendersi su letti di serpenti, mangiare insetti, immergersi in vasche piene di topi e scorpioni. Un po’ come accade in Ciao Darwin con Bonolis, del resto. In Olanda, patria di Endemol e dei reality, è andato in onda Miss Ability, concorso di bellezza per ragazze disabili che dovevano avere «un handicap visibile ad occhio nudo», mentre sfilavano raccontando le loro esperienze. In Big Donor Show, i gareggianti si sono contesi la donazione di un rene, messo a disposizione da una malata terminale di cancro. Ma alla fine la rivelazione: era una burla per sensibilizzare il pubblico sulla donazione degli organi. Ancora in Olanda, successo per Amore al secondo sguardo, persone non particolarmente gradevoli alla ricerca dell’anima gemella. In America, che mica può essere da meno della vecchia Europa, è passato Il piccolo sposo un nano conteso tra dodici aspiranti mogli, e Who’s your daddy, cioè Chi è tuo padre, dove otto uomini tentano di convincere la madre di un figlio adottivo di essere il vero padre. In Francia ha avuto buon successo L’amour est aveugle, L’amore è cieco, format di Endemol Olanda: le coppie si conoscono al buio, avendo a disposizione tutti i sensi meno la vista. Quindi ecco carezze, palpeggiamenti e annusate reciproche davanti all’occhio vigile di una telecamera a infrarossi. E le auto? Aiutano l’uomo nei reality in solitaria. Come quello di cui è stato protagonista Marc Horowitz. Per vincere il premio finale, ovviamente un’auto, il protagonista ha dovuto affrontare sette giorni di vita, sempre in macchina. Italia 1 trasmette con metodo «Real tv», un’antologia di incidenti estremi. Anche la natura è ormai sempre «wild», selvaggia. Le bestie si mangiano tra loro o stanno per mangiare un malcapitato. Però poi in studio c’è una ragazzina seminuda a bilanciare, vedi Fiammetta Cicogna in Wild - oltrenatura, Italia 1. Bear Grylls, inglese con un passato da soldato, affronta serpenti velenosi, disidratazione, congelamenti in Man vs Wild. Perché facciamo tutto questo? Lo spiega il francese Le jeu de la mort, di Christophe Nick, che documenta l’esperimento condotto dall’équipe dello psicologo Jean Leon Beauvois. Finto studio, pubblico vero, conduttrice semiautentica perché recitante. E concorrente falso, un attore, chiuso in una stanza. I partecipanti suoi antagonisti sono veri: sanno di giocare al numero zero di un programma, senza guadagnare niente. Pongono domande all’altro. Ogni errore, una scossa elettrica. Sempre più forte. Lui chiede pietà, vuole uscire dal gioco. Soltanto il 15% si ribella all’autorità costituita, cioè alla conduttrice. L’85% obbedisce. Una speranza: da noi la percentuale sarebbe stata forse meno elevata, proprio per la congenita avversione alle regole. «La tv italiana - secondo Nick - non è particolarmente violenta. E’ un laboratorio, ma di diverso genere». Estremo pure quello.