Gianni Mattarelli, Il Sole-24 Ore 3/8/2010;, 3 agosto 2010
SCORTE DI RAME IN DIMINUZIONE
Rame ai massimi da tre mesi al London Metal Exchange, sostenuto non solo da fattori tecnici, ma anche dai fondamentali. Nei giorni scorsi i prezzi hanno superato la barriera a salire costituita dalla media dei 200 giorni precedenti e si sono attestati in una fascia superiore che, per gli operatori che seguono le indicazioni dei grafici, ha ora un supporto a 6.870 dollari per tonnellata, soglia che prima indicava una resistenza.
Le giacenze di catodi presso i magazzini dell’Lme e di Shanghai continuano intanto a calare, nonostante siamo a metà estate, quando la domanda di solito è stagionalmente calma: segno che l’offerta non è sufficiente, per cui consumatori e commercianti devono rivolgersi anche agli acquisti dalle borse, notoriamente più cari. Le uscite hanno riguardato soprattutto i magazzini asiatici: le giacenze dello Shanghai Futures Exchange sono calate dell’ 8,3% la scorsa settimana, portandosi a 104mila tonn, il livello più basso da sei mesi, mentre quelle dei magazzini Lme di Corea e Singapore sono scese a poco più di 60mila tonn, con una riduzione da inizio anno di quasi 100mila.
Sono state intanto pubblicate le statistiche su produzione e importazione di metalli in Cina nel primo semestre, da cui risultano variazioni in genere moderate dei consumi ufficiali (inteso come produzione più importazioni nette meno variazioni delle giacenze).A parte l’alluminio, in rialzo del 20% su base annua, per il rame c’è stato un +1,9%, per lo zinco un +6,7%, per il piombo un-0,1% e per il nickel addirittura un calo del 16,4 per cento. Essendo cresciuta la produzione di semilavorati e di prodotti ad alto impiego di questi metalli, c’è comunque da pensare che abbiano avuto luogo vaste operazioni di destoccaggio, il che spiegherebbe ad esempio perché il consumo di rame raffinato è aumentato solo dell’1,9%, mentre la produzione di semilavorati del 21,2 per cento. Lo stesso è avvenuto per il nickel (consumi- 16,4% e produzione acciaio inox +38%), piombo (-0,1%, contro il +50% della produzione di autoveicoli), zinco (+6,7% con un +38% per le lamiere zincate).
Da tutto ciò risulta un’insolita simmetria tra il comportamento del mercato cinese e quello degli altri paesi: quando scoppiò la crisi finanziaria globale a fine 2008-inizio 2009, i consumatori di tutto il mondo ridussero a lungo le scorte, mentre in Cina fecero il contrario, probabilmente per approfittare dei prezzi bassi. Nel 2010, quando è iniziata la fase di ristoccaggio nei paesi occidentali, i cinesi sembrano invece aver deciso di dar fondo alle giacenze, perché i prezzi nel frattempo sono risaliti.
Chi si attende un collasso della domanda cinese nel corrente semestre potrebbe quindi restare deluso. Questi segnali fanno pensare che tra qualche mese, esaurito il destoccaggio, i cinesi torneranno a comperare e a dare un ulteriore sostegno al mercato, mentre le probabilità di grossi ribassi di prezzo sembrano ridursi.