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Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La Camera degli Stati Uniti ha approvato la riforma sanitaria voluta dal presidente Obama con 219 voti favorevoli e 212 contrari. Manca ancora il sì del Senato, ma gli osservatori considerano la partita conclusa: il presidente potrà firmare la legge quasi certamente entro questa settimana.
• Sa che non ho mai capito perché c’è tutto questo can can intorno a questa faccenda? Gli Stati Uniti non avevano un sistema di assistenza pubblica?
Praticamente no, gli americani si sono sempre messi al riparo dal rischio delle malattie o assicurandosi per conto proprio o contrattando, attraverso i sindacati, forme di assistenza garantite dalle aziende. Nel bilancio di General Motors, per esempio, la voce “assicurazione sanitaria per i lavoratori” era tra le cause del dissesto finanziario che obbligò azionisti e management a chiedere il Chapter 11. Pur di uscire dalla crisi, le Unions ci rinunciarono. Questa logica privatistica in un bene che qui in Europa consideriamo pubblico (la salute dei cittadini) ha prodotto alcune clamorose prepotenze da parte delle compagnie d’assicurazioni Usa: gente a cui la copertura veniva negata una volta raggiunti i cinquant’anni se non si era in gradi di dimostrare che non si fumava da almeno quattro anni, ci sono casi in cui la compagnia ha stracciato unilateralmente la polizza appena l’assicurato si è ammalato (la nuova legge lo vieta) oppure altri in cui l’assicurazione è stata rifiutata a bambini che avevano già avuto delle malattie (adesso è vietato anche questo). Le compagnie mettevano tetti massimi alle spese in modo da limitare i rimborsi (adesso non si può), non si stipulavano contratti con chi non aveva un lavoro, ecc.
• No, sa che cosa non ho mai capito? L’opposizione a questo tipo di provvedimento, che mi pare massiccia non solo in Parlamento ma anche nel Paese. Se a noi europei chiedessero: volete l’assistenza sanitaria pubblica oppure no? beh risponderemmo sì il 99% delle volte.
Gli Stati Uniti sono il paese del cosiddetto “egoismo sociale”: dai tempi della frontiera, vige il mito dell’uomo che in ogni circostanza se la cava da sé. L’intervento dello Stato è considerato sotto molti punti di vista una vergogna e, dopo il 1917, una vergogna che prepara il comunismo. C’è un esempio che viene portato spesso per dimostrare quanto quel sistema sia meglio del nostro: ci sono molte più donne manager negli Stati Uniti che in Europa e, secondo i liberisti, questo è anche conseguenza del fatto che da loro la maternità ha pochissime protezioni. La donna lavora fin quasi al momento del parto e si ripresenta in ufficio poco dopo.
• Però quando s’è trattato di salvare le banche i soldi pubblici li hanno ammessi.
I 700 e passa miliardi destinati dalla precedente amministrazione a limitare i danni della crisi sono infatti un altro passaggio storico, voluto addirittura dai repubblicani, i più accaniti nemici dell’intervento statale in economia (la riforma di Obama non ha preso neanche un voto da quella parte). Ma ci sono, se lo vuol sapere, altri interventi pubblici di fatto. Per esempio Fannie Mae e Freddie Mac, finanziarie che trattano soprattutto mutui, sono praticamente pubbliche da molto tempo prima della crisi.
• Come ha fatto Obama a ottenere questa maggioranza alla Camera?
Il passaggio decisivo è stato l’accordo con i deputati democratici anti-abortisti. Il presidente ha garantito che mai si sarebbero adoperati fondi pubblici per favorire l’interruzione di gravidanza. Quando Bart Stupak, il leader di questo gruppo, ha annunciato il voto favorevole dei suoi, dalle file repubblicane è partito un grido: «Baby Killer!». I repubblicani sostengono che la riforma introduce nell’ordinamento degli Stati Uniti principi eversivi. Ci sono stati incidenti e manifestazioni davanti a Capitol Hill, insulti a deputati di colore, cartelli contro i gay, eccetera. La destra di quel paese, sempre forte, spinge all’equazione: comunismo = aborto = matrimoni gay. La riforma sanitaria di Obama sarebbe il primo passo verso il comunismo.
• Il presidente, però, a questo punto è in recupero di consensi.
Non è detto. L’accordo con gli anti-abortisti gli farà perdere voti a sinistra. I costi della riforma non sono ancora chiari e comunque non saranno bassi. C’è la crisi e i posti di lavoro, in diminuzione, non saliranno per la vittoria in questa bella battaglia. In autunno si svolgeranno le elezioni di mezzo termine. Basterà per Obama aver garantito l’assistenza a 32 milioni di americani che ne erano privi? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/3/2010]
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