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 2010  marzo 23 Martedì calendario

LA SANITA’ NELLE TREDICI REGIONI ALLE URNE

Come nell’America di Obama, anche in Italia la sanità è una grande questione nazionale. L’ottanta per cento della spesa pubblica delle Regioni infatti riguarda ospedali, farmaci, medici, esami diagnostici e il rapporto cittadino-organizzazione sanitaria nel suo complesso condizionerà il prossimo voto.
Gli ultimi aggiornamenti’ completati in questi giorni dall’Istat e non ancora pubblicati’ degli indicatori per il 2008, estratti in base ai parametri di «Health for All Italia», cioè il database sul sistema sanitario e sulla salute nel nostro Paese, strutturato secondo i parametri dell’Organizzazione mondiale della sanità, mostrano una panoramica interessante per un giudizio nelle tredici regioni in cui si voterà domenica e lunedì. Facendo un raffronto tra quanto è stato dichiarato dagli intervistati nel 2007 e quanto hanno detto i ricoverati nel 2008, alcune regioni migliorano e altre peggiorano. Al massimo qualitativo sembra attestarsi la Lombardia. Delude l’Emilia Romagna, mentre anche la Toscana stenta a mantenere i suoi standard. Male il Lazio. Fanalino di coda, persino dopo la Calabria, la Puglia. Con una sorpresa: il record per il tasso maggiore di consumo di farmaci spetta all’Umbria con il 7,04 in più rispetto alla media nazionale per il 2008.
Soddisfazione degli utenti
Nel 2008 ben il 39,77 di italiani (uomini e donne) che avevano subito un ricovero nei tre mesi precedenti, si sono dichiarati «molto soddisfatti» dell’assistenza ospedaliera ricevuta. In crescita la media nazionale di ben quattro punti percentuali rispetto al 2007. Ma con significative differenze tra le regioni. E’ cresciuta ad esempio in Piemonte (al 47,42 dal 41,7), e soprattutto in Lombardia (dove balza dal 43,71 al 51,42) superando così la metà della popolazione: unica regione italiana che ha oltre la metà dei ricoverati «molto soddisfatti» dell’assistenza ricevuta. Anche la Liguria sfiora il 50 per cento (49,74, quasi sei punti in più del 2007).
Mentre la soddisfazione è regredita in Veneto (al 44,67 dal 47,23) e addirittura è crollata in Emilia Romagna (di quasi undici punti dal 56,8 al 45,17) e in Toscana (dal 43,47 al 36,75). Nel Lazio – che è sotto di dieci punti rispetto alla media nazionale’ è scesa del 5,5 punti, sempre in un anno.
In Calabria, 9 punti in più (ma quattro sotto la media nazionale). Sorpresa in Campania dove addirittura la «soddisfazione piena» è raddoppia (dal 19 al 38 per cento), e in Basilicata (dove è quasi triplicata, dal 13,82 al 30,1 raggiungendo il Lazio). Le Marche vedono crescere gli indicatori di cinque punti. L’Umbria ha sfiorato la media nazionale. Mentre la Puglia è il fanalino di coda con solo il 25,12 per cento. In ogni caso il Nord-Est è «molto soddisfatto» quasi al 51 per cento, il Nord-Ovest al 43,16 , al Centro quasi il 38, il Sud 21,67.
Naturalmente questi dati riflettono una situazione che vede concentrati a Nord i centri di eccellenza di ricerca e di cura, pubblici (a partire dall’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano, Istituto nazionale Neurologico «Carlo Besta» di Milano, il Policlinico S. Matteo di Pavia) e privati. Ma, ad esempio, anche in Umbria, a Perugia, c’è un centro per la cura di tumori del sangue il cui unico concorrente è a Perth in Australia e che attrae malati da tutta l’Italia.
Assistenza infermieristica
Cresce anche la soddisfazione per l’assistenza infermieristica ospedaliera (35,74 in Italia nel 2008 rispetto al 33,56 dell’anno precedente). Ma con netti miglioramenti (+14,37 per cento ) in Piemonte, Liguria (+ 11,85) in Lombardia(+5,20). Il Veneto e il Lazio perdono intorno al 5 per cento. E l’Emilia Romagna conferma il suo declino con -11,85. Anche la Toscana perde l’8,01 della «massima soddisfazione» e si fa quasi raggiungere dalla Campania (31,33). L’ultima tra le regioni in cui si voterà con un misero 19,11 per cento sempre la Puglia,.
Servizi igienici degli ospedali
Più bassa la soddisfazione per i servizi igienici negli ospedali (media nazionale 30,94, comunque in crescita rispetto all’anno prima :28,88). Con i ricoverati pugliesi che addirittura solo per il 16,86 per cento (ma prima era al 15,39) si sono dichiarati «molto soddisfatto» nel 2008. Il massimo è stato ottenuto in Emilia Romagna con quasi il 41 per cento degli utenti (ma la regione subisce un crollo anche riguardo agli infermieri, oltre che per i medici) visto che dodici mesi prima il personale paramedico era «molto gradito» da quasi il 59 per cento dei ricoverati). Segue la Lombardia con il 37,72 (36,08 nel 2007) e il Piemonte con il 36,65 (in calo però di tre punti). Toscana e Marche si attestano sopra il 35 (ma la prima è stabile mentre le Marche partivano dal 19,64), mentre il Lazio riesce a superare a mala pena il 25 per cento (-4) e viene superato dalla Calabria (29). Campania e Basilicata al 22 per cento (nel 2007 il gradimento era solo al 9,34 e la Basilicata al 12,12).
Tasso di consumo di farmaci
Il capitolo farmaci è uno dei punti dolenti del sistema italiano. Innanzitutto per la spesa. E’ di ieri la notizia che il ministro della Salute Fazio ha disposto una specifica indagine su presunti sprechi relativi alla spesa farmaceutica della Regione Lazio e delle Asl dovuti all’acquisto di farmaci senza gli sconti previsti dalla legge 405 del 2001. Il ministro della Funzione pubblica Brunetta ha annunciato che grazie al nuovo programma di digitalizzazione a regime tra due anni le Asl potranno gestire la propria dotazione di farmaci, come un supermercato gestisce le proprie forniture di yogurt per evitare che scadano senza essere utilizzati. E ha spiegato che ciò «comporterà un risparmio del 30 per cento sulla spesa dei cittadini». Intanto il tasso di consumo di farmaci è stabile (39,74 su 100 abitanti nel 2008 contro lo 0,47 in meno del 2007). Stabile nel Nord Est, mentre cresce dell’1,24 per cento nel Nord-Ovest, con punte di +3,38 in Piemonte (che è comunque a +4,75 rispetto alla media nazionale). Sopra la media anche l’Emilia Romagna (45). Ma è l’Umbria che detiene il record di consumo: con un tasso del 46,83, in crescita di ben quattro punti rispetto all’anno precedente. Mentre, contrariamente a quanto ci si poteva immaginare, Campania, Puglia e Basilicata sono sotto la media nazionale.
Piccoli ospedali in Calabria
Sicuramente l’Italia non è solo il Paese dei campanili, ma anche dei piccoli ospedali. la Imby (In my back yard, l’opposto della sindrome Nimby, non nel mio giardino). Tutti vogliono il reparto vicino a casa e per questo sono pronti a dare ascolto a chiunque prometta di non chiudere i battenti ai piccoli nosocomi. Il caso regionale più eclatante è quello calabrese. Ma di piccoli ospedali si può anche morire: se ci riferiamo ad una delle patologie epidemiologicamente più importanti, cioè le Sindromi coronariche acute (Sca). La maggior parte delle piccole strutture non sono provviste né di emodinamica interventistica né di Unità Coronarica. Per un paziente colpito da infarto miocardico acuto essere trasportato nell’ospedale sotto casa può sembrare più comodo, ma può rivelarsi letale.
Maria Antonietta Calabrò