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 2010  marzo 23 Martedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BAULI, AZIENDA"


Torna il panettone dei milanesi Motta e Alemagna lasciano la Svizzera - I simboli del boom economico acquistati da Bauli. «Ha vinto, però, il pandoro» - Il Natale quando arriva, arriva. Magari anche in un giorno di giugno. Che si va già in giro con le infradito e si tirano fuori dalle custodie gli occhiali come Tom Cruise. Basta leggere sul giornale che il panettone «torna tutto italiano». Motta e Alemagna sono di nuovo da noi. Ed è come se fosse già il 25 dicembre. La Bauli ha comprato i due storici marchi dalla Nestlé e sembra «la vittoria del pandoro».
Fonte: Baroni Carlo, Corriere della Sera 05/06/2009

MOTTA E ALEMAGNA TORNANO ITALIANE- Bauli verso l´acquisizione degli ex "panettoni di Stato" ROMA - Il panettone torna a casa: la Nestlè, proprietaria degli storici marchi Alemagna e Motta, sta per cedere la divisione dei «dolci da ricorrenza» alla Bauli, l´azienda di Verona che da sola copre oltre un quarto del settore (considerano Pasqua e Natale assieme). La trattativa è in corso, ma già si sa che la multinazionale svizzera intende vendere i dolci «delle feste» e tenere per sé il reparto dei gelati e dei surgelati. Di fatto quindi, se l´affare andrà in porto, la Bauli rafforzerà ulteriormente la sua posizione, che già la vede leader nel settore in generale e soprattutto nel pandoro (38 per cento del quota di mercato). […]Ora la decisione di passare la mano a Bauli, dopo sedici anni «all´estero», riporterebbe il tutto in Italia. Nestlé, nell´avviare la trattativa, ha diffuso una nota per dire che, nella proposta di Bauli ha riscontrato «coerenze strategiche nello sviluppo del business, garanzie di salvaguardia delle attività dello stabilimento veronese, continuità occupazionale e affidabilità nella gestione di marchi storici».

[Domenico] Dolce [racconta dei primi anni] «quando [… giravamo] l’Italia in cerca di clienti con una macchina bucata. Il massimo del lusso, allora, era fermarsi alla fabbrica Bauli di Verona per mangiare il pandorino[…]».
Fonte: Alessandra Farkas, Corriere della Sera 6/12/2007

«Non ci sono ancora stati blocchi di produzione» racconta Gastone Caprini, amministratore delegato della Bauli e presidente dell’Associazione produttori prodotti dolciari da forno. «Ma l’emergenza burro è una realtà. In un anno il costo è raddoppiato, al punto che abbiamo dovuto richiamare i listini che avevamo stilato a giugno. Era già previsto un aumento considerevole, del 4-5 per cento, abbiamo dovuto rialzarli sino al 14-15 per cento. E in più la materia prima non si trova. Siamo passati da un meccanismo per cui l’Europa che sovrapproduceva burro ci dava incentivi per il consumo interno a una situazione in cui non è possibile garantire gli approvvigionamenti neppure a prezzi molto più alti».
Fonte: Panorama 20/09/2007, pagg.116-117 DANIELA FABBRI

L’adagio del vecchio Ruggero Bauli il quale, a chi gli chiedeva quale fosse la ricetta del «Pandoro », rispondeva: «Un po’ più, un po’ meno, un po’ prima, un po’ dopo».
Fonte: Gian Antonio Stella, Corriere della Sera, 28/6/2007

Logo Bauli. E per molti di noi quella colomba, quell’uovo di cioccolato, quel panettone o quel pandoro sono a marchio Bauli. Un brand che ha oggi una notorietà elevatissima, superiore al 90 per cento, costruita in quasi un secolo di storia. Da oltre tre generazioni, infatti, la famiglia Bauli si dedica all’arte della pasticceria.
Già negli anni Venti Ruggero Bauli produceva cinquemila paste al giorno, oltre al pandoro, che presto divenne il suo cavallo di battaglia e parte integrante del logo della sua pasticceria: una cornice rettangolare con sfondo bianco, che presentava al centro un triangolo di tinta scura, all’interno del quale compariva la sagoma bianca di un pandoro, sovrastata dalla scritta Bauli, anch’essa bianca e in corsivo, con le astine delle lettere B e I che si congiungevano con il dolce. Un logo troppo semplice e per valorizzare una produzione che stava gradualmente acquisendo dimensioni industriali.
Per distinguersi dalla concorrenza, verso la metà degli anni Quaranta, Ruggero Bauli ridisegnò dunque personalmente il marchio aziendale e convocò il suo fornitore di carta oleata, Bollati & Mosca, per vedere il campionario e scegliere il colore dei nuovi incarti. Purtroppo il principale competitor, Melegatti, aveva appena scelto il blu per i suoi pandori, Bauli dovette quindi ripiegare su una carta verde scuro.
Dopo una decina d’anni, quando la produzione Bauli fu estesa anche ai panettoni e alle colombe pasquali e la distribuzione in tutta Italia era garantita da furgoncini Fiat 1100 decorati con il logo aziendale, il più affermato pubblicitario veronese dell’epoca, Tolmino Ruzzenente, fece notare a Ruggero Bauli che il suo marchio sarebbe stato più visibile su uno sfondo viola scuro. E viola fu.
Durante una visita al fornitore delle confezioni (negli anni la carta oleata era stata sostituita dal cartoncino), Ruggero Bauli notò che il suo principale concorrente utilizzava il blu scuro per il marchio Motta e l’azzurro per Alemagna. Decise d’imitarlo e sostituì il viola con il lilla, colore che ancora a più di 40 anni di distanza contraddistingue le confezioni di tutti i prodotti Bauli, uova di cioccolato, snack dolci e croissanteria inclusi.
Graduale nel tempo è stato invece il cambio dei caratteri utilizzati per la scritta Bauli, oggi in corsivo e collegati fra loro, ma sempre invariabilmente realizzati in bianco bordato d’oro e di viola.
Fonte: MACCHINA DEL TEMPO APRILE 2006

A Verona si concentra il 70 per cento della produzione con Bauli (26 per cento del mercato globale), […] Bauli ha fatturato 306 miliardi. Nelle sue fabbriche si producono 3.400 quintali di pandoro e panettone al giorno.
Fonte: Franco Ruffo Il Sole 24 Ore 2/1/01 pagina 12

Nelle uova di Pasqua […] Bauli allega un cd di urban music e all’interno mette gadget di ispirazione londinese (modellini di taxi neri, dizionari d’inglese, guide turistiche, orsetti vestiti da guardie reali).
Fonte: Francesca Nunberg, Il Messaggero 13/04/2000

Sorprese. Per i Collezionisti i Pigrotti della Bauli, [valgono] 15 mila [lire l’uno]
Fonte: Mario Bosonetto su La Stampa del 27/07/01 a pagina 12; la Repubblica del 27/07/01 a pagina 20.