P. Val, Corriere della Sera 23/03/2010, 23 marzo 2010
DA ROOSEVELT A CLINTON, I TENTATIVI FALLITI’
Comunque proseguirà la sua presidenza, Barack Obama si è già assicurato un altro posto nella Storia. Con il passaggio della riforma sanitaria, che darà la mutua a oltre il 95% dei cittadini, il primo presidente afro-americano è anche il primo in un secolo a conquistare il Graal, inutilmente cercato da schiere di inquilini democratici (e anche repubblicani) della Casa Bianca. Di tutti, il solo Lyndon Johnson può vantare un successo par-
ziale, con il varo di Medicare e Medicaid, i programmi federali di assistenza medica per gli anziani e i poveri.
Ma per il resto, quella della sanità è una strada lastricata di sconfitte presidenziali. Ci provò l’ex presidente Teddy Roosevelt nel 1912, correndo da candidato terzista nel Progressive Party e promettendo cure mediche gratuite per tutti. E venne sconfitto. Forse fu anche questo precedente, insieme alla feroce opposizione della lobby medica, che nel 1935 consigliò perfino al grande Franklin D. Roosevelt di tenere la Sanità fuori dalla creazione del sistema pensionistico pubblico con la Social Security. Quando finalmente nel 1939 si decise, ormai imbattibile e in vista della terza elezione, FDR si vide sconfitto dai democratici sudisti, che si allearono con i repubblicani.
Ancora più dolorosa fu l’umiliazione subita da Harry Truman nel 1948: la sua National Health Insurance Initiative venne travolta dalle critiche e paragonata da alcuni repubblicani al comunismo, ironia paradossale per il presidente che aveva inaugurato la Guerra Fredda. E per lui fu solo un parziale risarcimento quello di apparire nel 1966 accanto a Johnson a Independence, in Missouri, nel giorno della firma di Medicare: «Sono felice di aver vissuto abbastanza per vedere questo momento», disse Truman.
Ted Kennedy non fu mai presidente, ma ci provò lo stesso per mezzo secolo. E si sarebbe sempre pentito di essere stato lui, nel 1971, a far fallire una riforma sanitaria firmata addirittura da Richard Nixon, che assomigliava molto a quella benedetta ora da Barack Obama.
L’ultimo affronto toccò nel 1993 a Bill Clinton e alla sua first-lady, che ne fu l’incauto architetto: furono gli stessi congressisti democratici a snobbare il loro troppo ambizioso progetto di riforma. Come ammise Hillary in campagna elettorale, lasciò cicatrici profonde.
P. Val.