Giovannino Guareschi, Libero 23/3/2010, 23 marzo 2010
COCA COLA, IL PEGGIOR NEMICO DEI COMUNISTI
Signor Direttore, Lei ha scelto male rivolgendosi a me per sapere cosa si pensi, in Italia, degli Americani e quale sia l’influenza esercitata dagli Stati Uniti sul costume italiano.
Nel settembre del 1943, io fui deportato dai tedeschi in un Lager; nell’aprile del 1945
gli inglesi mi liberarono dai tedeschi; poi, cinque mesi dopo, gli americani mi liberarono dagli inglesi e perciò io ho troppa riconoscenza verso gli Americani per poter essere un osservatore obiettivo. L’Italia è un curioso Paese e, talvolta, io mi metto le mani nei capelli e grido: «Sono stanco di fare l’italiano», perché l’italiano è anzitutto un popolo autolesionista, disposto a trovar eccellente ogni cosa straniera e a trovare pessima ogni cosa italiana.
Durante la guerra, gente importante (industriali, scrittori, giornalisti, alta borghesia) si riuniva ogni volta che l’Italia subiva un duro colpo e festeggiava l’avvenimento bevendo champagne. Il grande industriale laniero milanese Lodovico Targetti raccolse nel 1946 in un lussuoso volume di cui io posseggo l’esemplare numero 88, le poesie clandestine che egli componeva e recitava durante i ricchi pranzi offerti agli amici, in occasione di disfatte italiane. E una delle poesie più allegre e briose è la ”Tarantella tarantina” che racconta comicamente la distruzione della nostra flotta a Taranto: dimenticando che gli infelici marinai morti in quella occasione erano innocenti galantuomini italiani. E che italiane erano le città distrutte dai bombardamenti, e italiane le vittime dei bombardamenti.
Bombe a New York
Io le chiedo, signor Direttore: se gli Stati Uniti si invischiassero in una guerra sbagliata, ci sarebbero degli americani contrari a questa guerra disposti a festeggiare, per esempio, il bombardamento di Washington o di New York? E se lei dovesse rispondermi: «Probabilmente sì» allora sarebbe proprio il caso di concludere che questo è un maledetto mondo.
Il Coca Cola, che sta ottenendo un grosso successo anche in Italia, è il nemico pubblico numero uno dei comunisti. Pochi giorni fa un grande cartellone stradale di pubblicità del Coca Cola è stato fatto saltare con la dinamite e gli operai che andavano a sistemare cartelli del Coca Cola sono stati inseguiti da un gruppo di comunisti e costretti alla fuga. In alcune località vicino a Genova è proibito vendere il Coca Cola e chi chiede un Coca Cola è ritenuto un agente provocatore.
A Milano il Coca Cola entra dappertutto eccettuate le fabbriche dove c’è una commissione interna decisamente comunista.
La polemica francese anti Coca Cola durante la quale si è parlato di acido fosforico contenuto nella bevanda, ha fornito ai comunisti italiani un’eccellente arma perché, con molta abilità, invece di acido fosforico, essi hanno parlato di acido solforico cosa piuttosto diversa. E così un incaricato del Coca Cola che era entrato in una fabbrica per organizzare una fornitura di Coca Cola alla mensa aziendale, è stato invitato da un capocellula comunista, al cospetto di tutti gli operai, a stappare una bottiglietta della bibita.
L’incaricato stappò la bottiglietta. «Provi adesso a versarla per terra» disse il capocellula. L’incaricato senza nessuna difficoltà versò il liquido per terra e, naturalmente, trattandosi di acqua gassata, al contatto col pavimento il liquido fece della schiuma.
«Ecco» spiegò il capocellula ai compagni. «Ecco la prova che il Coca Cola contiene acido solforico».
Il successo del Coca Cola in Italia è importante perché non solo ha insegnato agli italiani un nuovo sapore, ma ha dato all’arte pubblicitaria italiana un nuovo indirizzo e si nota in tutte le ditte un notevole sforzo per introdurre nella loro pubblicità qualche bella e sorridente ragazza. Il guaio è che, mentre le ”donnine” americane sono belle e fresche ma molto per bene e non ispirano cattivi pensieri, le donnine della pubblicità italiane, ispirano pensieri assai meno onesti. E se sono poco vestite, diventano facilmente pornografia e inducono le autorità a intervenire.
Qui, signor Direttore, mi vien fatto di sorridere pensando che, stando come stanno le cose e con quel po’ po’ di ”temperamento” che posseggono gli italiani, l’influenza americana è così sentita dagli italiani, che adesso in Italia, tra i vari problemi in discussione, c’è il problema sessuale.
Io non so se si arriverà a proporre in Italia una ”riforma sessuale”: ma se ci si arriverà non mi stupirò. A proposito di riforme ce n’è una della quale è responsabile senza dubbio l’influenza americana: ed è la riforma fiscale. Il fatto che negli Stati Uniti ogni cittadino denuncia onestamente quello che guadagna e, se non denuncia il giusto va in prigione, ha convinto i nostri riformatori a studiare una riforma analoga.
E più d’un americano si è stupito del nostro stupore e Lei si meraviglierà pure, signor Direttore: io no, perché l’articolo per il quale Lei mi ha offerto 150 dollari, in Italia mi viene normalmente pagato con dollari 8. E se io sono dispostissimo a rinunciare al Fisco americano il 50% perché mi rimangono sempre 75 dollari, mi dispiace dare al fisco italiano il complessivo 50% perché mi rimangono 4 dollari. E poi c’è da notare che negli Stati Uniti non esiste mai da parte del Fisco una tassazione, per esempio, del 105 sul reddito. Credo non si avveri mai che un cittadino che guadagna 100 dollari ne debba pagare 105 al Fisco.
Ma questa è una faccenda un po’complicata e difficilmente si comprenderebbe in America come, per esempio, operai appartenenti all’azienda nella quale lavoro io possano comprare una motocicletta nuova da 750 dollari senza per questo dover pagare grosse somme al Fisco, mentre se io compro una vecchia automobile da 500 dollari, vengo immediatamente qualificato dal Fisco tra i ”ricchi” e debba pagare in proporzione alla mia enorme ricchezza.
In compenso i veri ricchi, i milionari (in dollari) e i miliardari (in lire) pagano poco o non pagano niente. Chi paga per tutti è il ceto medio, il piccolo commerciante e c’è gente che si uccide non potendo pagar le tasse.
Signor Direttore:io non le posso fare l’articolo che Lei mi ha chiesto.
Il momento è grave, ma in Italia si fa della piccola politica, e alla Camera si discute sulla scollatura di una degnissima signora che fu insultata pubblicamente da tre deputati democristiani e ancora fu chiamata ”donna pubblica” durante una seduta alla Camera dal deputato democristiano Semeraro. Il momento è grave ma in Italia si giocherella e non una ma due interpellanze sono state fatte
alla Camera dei Deputati per incitare la Giustizia a punire me che avevo scherzato sul mio giornale sul fatto che il Presidente della Repubblica si dimostra interessato più che di ogni altra cosa, della sua azienda vinicola (alludo a quel presidente Einaudi che recentemente mandò un telegramma di compiacimento per lo scampato pericolo al capo della Quinta colonna comunista onorevole Togliatti e firmò ”Suo affezionatissimo”, di quell’Einaudi uno dei figli del quale è uno dei più attivi agenti comunisti italiani), e la Giustizia l’altro giorno si è occupata di me e mi ha assolto, ma, nonostante che proprio il Pubblico Ministero avesse chiesto la mia assoluzione perché il fatto non costituisce reato, La Procura della Repubblica ha appellato e vuole che il processo si rifaccia .
Partigiani rossi
E intanto, signor Direttore, a San Damaso di Modena, tre ex partigiani comunisti che, a scopo di rapina, avevano assassinato la famiglia Pallotti (il padre, la madre, un ragazzo di 14 anni e una bambina di 12 anni) sono stati assolti per amnistia e, tornati a casa ( a San Damaso di Modena) sono stati accolti come eroi da quella brava gente.
Signor Direttore: a Venezia c’è in piedi, da qualche tempo, un grosso scandalo. La gondola gialla. Per la prima volta, da che mondo è mondo, si vede nella Laguna una gondola gialla. Tutte le gondole sono nere e non possono essere che nereeigondolieri sono rigidissimi custodi di questa tradizione. Adesso viaggia nellalagunauna gondola gialla: han dovuto trovare un gondoliere improvvisato, di terraferma, e farlo venire da Verona per remare sulla gondola gialla. E quando
passa la gondola gialla, i gondolieri veri e la gente urla parolacce al falso gondoliere.
la gondola del Coca Cola e veramente, se, invece di una gondola, il Coca Cola usasse un motoscafo o una normale barca farebbe cosa migliore anche agli effetti di una maggior saldezza del Patto Atlantico.
Io potrei raccontarle molte di queste cosette. Dirle, a proposito di strascichi del passaggio delle truppe americane in Italia, che anche in Appello, il cittadino che, tornando dopo quattro anni di prigionìa trovò che la moglie aveva un bambino piuttosto color cioccolato avuto da un soldato negro, ha avuto ancora torto e il piccolo color caffelatte dovrà portare il cognome dell’ex prigioniero.
Ad ogni modo l’italiano è un popolo autolesionista per eccellenza e se accetta con estrema facilità mode e costumi che vengon dal di fuori, molto spesso lo fa per umiliare se stesso.
I comunisti italiani, per esempio, soffrono pene d’inferno perché, dovendo per esigenze di partito, tro-var cattivo tutto quello che viene dall’America, non riescono a trovare niente di buono di quello che viene dalla Russia. Il giorno in cui una automobile russa arrivasse in Italia i comunisti organizzerebbero dei pellegrinaggi per andarla ad adorare e, in questo modo, per far rabbia all’industria americana e a quella
arrivati, in verità, ottantacinque trattori agricoli russi a Reggio Emilia: ma avevano il difetto che non andavano e ci volle un mese di messa a punto clandestina prima di poterli presentare al popolo durante una memorabile sfilata. E non si insisté molto neppure su quella sfilata perché i trattori facevano un fracasso maledetto nel camminare e davano l’idea di doversi sfasciare da un momento all’altro.
Meraviglie russe
Adesso i nostri comunisti si accontentano di organizzare numerosissimi comizi e di scrivere articoli sui loro giornali per spiegare al popolo le meraviglie della Russia. Adesso sanno che in Russia enormi palazzi in muratura vengono spostati, con estrema facilità da una strada all’altra, (e non solo spostati ma anche alzati di cinque o sei piani infilati destramente sotto il pianterreno), senza che gli inquilini abbiano dei fastidi in quanto non viene interrotto nessun servizio, neppure quello dell’acqua potabile e della fognatura. Ma davanti ai tangibili esempi della perfezione tecnica americana, questi fatti non bastano, e così i comunisti sono costretti a dar contro l’atomica, contro l’aggressione americana in Corea e
contro il Coca Cola. Sarebbe come se i pesci
del Mississippi saputo che nel deserto del Sahara esiste il problema dell’acqua, impiantassero una gran discussione per impostare il problema idrico.
(1. Continua)