Massimo gaggi, Corriere della Sera 23/03/2010, 23 marzo 2010
MA IL MODELLO EUROPEO E’ LONTANO
Per i conservatori, una rivoluzione: l’adozione del «modello europeo» in un Paese nel quale ognuno è responsabile del proprio destino, e la salute è un pezzo di questo destino.
«Medicina socializzata», «salute usata come cavallo di Troia per far sbarcare, con un secolo di ritardo, Karl Marx negli Stati Uniti». A stare alla propaganda del fronte conservatore, quella votata l’altra notte non è una riforma ma una rivoluzione: l’adozione del vituperato «modello europeo» in un Paese nel quale l’individualismo e la mentalità dei «figli dei pionieri» spinge a considerare ognuno responsabile del proprio destino in campo economico. E per la maggior parte degli americani la salute è un pezzo di questo destino: una materia da governare attraverso il mercato, non un diritto o un bene meritevole di tutela per la sua grande rilevanza sociale.
Solo questa ipersensibilità giustifica la vasta opposizione alla riforma che emerge dai sondaggi (60% dei cittadini contrari). A ben vedere, infatti, quella che è stata spregiativamente ribattezzata «Obamacare» non è né l’attentato alla libertà degli americani denunciato dai conservatori né il cambiamento davvero radicale del sistema di cui parla il presidente. Il momento è davvero storico solo perché Obama è riuscito laddove i suoi predecessori avevano fallito per oltre mezzo secolo.
Dunque, anche col nuovo sistema niente «medico di base» né liste d’attesa nell’ospedale pubblico. I servizi resteranno differenziati a seconda del tipo di polizza che si sceglierà (e del suo costo). L’assistito continuerà ad avere più possibilità di scelta, ma continuerà anche a dover svolgere un gran lavoro amministrativo, verificando che ogni singola struttura con la quale entra in contatto’ medici, specialisti, cliniche, laboratori di analisi, ecografisti, radiologi, anestesisti e chirurghi, nel caso di interventi operatori – siano convenzionati con la sua compagnia assicurativa.
Nonostante tutti i cambiamenti che vengono introdotti, infatti, il modello Usa rimarrà molto lontano da quello europeo, universale e basato sul principio del «pagatore unico»: lo Stato che fornisce direttamente i servizi o paga le cure erogate attraverso strutture private convenzionate. Insomma, cambiamenti limitati e che in molti casi scatteranno solo dopo il 2014, ma che impressionano gli americani, che non avevano mai sperimentato niente di simile e che sono preoccupati per l’alto costo dell’allargamento dei cure ai meno abbienti.
Sistema universale ma privato. L’introduzione del principio dell’universalità è l’innovazione maggiore, ma rispetto all’Europa ci sono tre grosse differenze: intanto dei 46 milioni di americani senza mutua, solo 32 milioni otterranno la copertura. Gli altri’ essenzialmente gli immigrati non regolarizzati – resteranno fuori perché i contribuenti non vogliono che con le loro tasse venga pagata l’assistenza ai clandestini. In secondo luogo questi 32 milioni otterranno la polizza sanitaria non subito ma a partire dal 2014, quando entreranno in vigore le nuove misure fiscali necessarie per incrementare il gettito e coprire le nuove spese assistenziali. Infine il sistema assicurativo e di erogazione dei servizi resta totalmente privato. Non era possibile fare altrimenti, vista la storia del capitalismo americano e il peso che le compagnie assicurative hanno nel mercato finanziario Usa. Ma questo elemento rischia di rendere vulnerabile la riforma sul piano giuridico: i ricorsi alla Corte suprema perché dichiari incostituzionali alcuni punti chiave della riforma hanno discrete possibilità di successo perché la legge, introducendo – ad esempio – il principio dell’assistenza obbligatoria in un settore gestito attraverso assicurazioni, di fatto impone ai cittadini di stipulare un contratto con una società privata. Oltretutto col nuovo sistema ad essere punita non sarà l’azione di chi si comporta in modo scorretto, ma l’«inazione» di chi non vuole stipulare una polizza. E’ una situazione senza precedenti per la giurisprudenza Usa.
Divieto per le compagnie di rifiutarsi di assicurare chi è in precarie condizioni di salute. E’ una problematica che nei sistema pubblici universali non si pone nemmeno, ma in America sono molti quelli che, affetti da patologie gravi o solo croniche, si vedono respingere dalle assicurazioni in quanto clienti troppo costosi. Spesso le compagnie cercano addirittura di liberarsi, con vari cavilli, anche di chi è stato loro cliente per anni, se nel frattempo si è ammalato. Col nuovo sistema questo non avverrà più: da subito alle assicurazioni viene proibito di fissare un tetto alle spese che possono essere sostenute per un singolo paziente. Il divieto di negare la polizza sulla base delle condizioni di salute scatterà solo a partire dal 2014. Nel frattempo chi è in condizioni di salute precarie potrà aderire a un programma assicurativo provvisorio per persone ad alto rischio, promosso dal governo.
Assistenza per i meno abbienti e i giovani. I figli continueranno a beneficiare della polizza dei genitori fino a 26 anni. La riforma introduce poi, ma solo dal 2014, un sistema di sovvenzioni per le famiglie meno abbienti che non sono abbastanza povere per entrare nel sistema Medicaid (assistenza sanitaria pubblica per i diseredati), ma non sono nemmeno in grado di pagarsi la polizza (più di diecimila dollari per un nucleo di quattro persone). Ci vorrà tempo per mandare a regime anche i contributi a favore delle piccole imprese che acquistano polizze sanitarie per i loro dipendenti. Questo perché i nuovi tributi necessari per finanziare la riforma, vanno introdotti con molta gradualità.
Massimo Gaggi