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 2010  marzo 23 Martedì calendario

ABBADO: NON CREDEVO FOSSE COSI’ DIFFICILE PER GLI ALBERI A MILANO

Claudio Abbado dirige a Roma, sul podio dell’Accademia di Santa Cecilia, tre concerti da venerdì con la « sua » Orchestra « Mozart » (Mendelssohn e Mozart), ma il cuore batte a Milano: « la mia città, che amo tanto. Penso al lavoro fatto dai tempi di Paolo Grassi alla Scala, quello che abbiamo realizzato per gli studenti, per un pubblico nuovo. Hanno continuato bene in questi anni con Lissner». Altri progetti milanesi o finisce lì? «Ci saranno sempre nuovi progetti, è una delle mie malattie».
Abbado è di buonumore, inaspettatamente loquace. Annuncia anche un’operazione importante: il sistema Abreu a cui collabora in Venezuela, dove centinaia di migliaia di ragazzi, tolti da povertà e criminalità, sono diventati musicisti, verrà importato in Italia. E poi il ritorno in un’opera nel 2012 al Festival di Salisburgo con la Lulu di Berg (manca dal Wozzeck del 1997): «Ma prima debutteremo a Berlino con un altro allestimento. A Salisburgo la regia sarà di Michael Haneke, il regista del film Il nastro bianco, l’ho ammirato per come rivela le cose nascoste e i primi germogli del nazismo».
Se Abbado a Roma mancava dal 2006, Milano lo attende da 24 anni: tre concerti già esauriti, 3, 4 e 6 giugno, con la Filarmonica della Scala unita all’Orchestra «Mozart».
Aveva posto come condizione 90 mila alberi: «Non per un fatto estetico. A Milano manca un’aria proprio buona. C’è un po’ di olezzo, è inquinata. Il verde farebbe bene». Come procede il trapianto di alberi? «Ogni giorno mi danno una notizia positiva e una negativa. Io non posso andare a controllare. Renzo Piano (l’architetto sta lavorando al progetto alberi, ndr) mi ha scritto che sta andando avanti. Non credevo fosse così difficile. In periferia pare ne abbiano messi, ho detto: piantate un albero in via Dante, almeno uno simbolico».
Domenica sera su Raitre Fabio Fazio gli dedicherà uno speciale a Che tempo che fa: «Io non ho mai avuto pregiudizi per la tv, Fazio è simpaticissimo, come la Littizzetto. Ti mette a tuo agio. Stavolta non salirò sul podio come avevo fatto con Barenboim. Ero tornato a dirigere l’Orchestra della Scala dopo tanti anni. Come li ho trovati? Bravi, simpatici, tutti nuovi. Il primo violoncello mi ha detto: "Papà qui suonava con lei". Da Fazio abbiamo parlato anche del sistema Abreu in Venezuela. In Italia c’è qualcosa da imparare». Il Times di Londra ha espresso dure critiche sull’Orchestra Bolivar, il gioiello del sistema: un modo di suonare troppo selvaggio, l’entusiasmo trasformato in caos. «Sicuramente c’è un grande entusiasmo. Io augurerei a molte orchestre di suonare con quella gioia. C’è di vero che Abreu non ha solo istituito orchestre magnifiche ma una serie di direttori d’orchestra: Dudamel ha fatto un lavoro meraviglioso e l’orchestra è cresciuta parecchio».
Il Times ha criticato l’«eterno giovanilismo» dei componenti. «Nell’Orchestra madre non ci sono limiti inderogabili, non c’è nessun sindacato. La novità è che, d’intesa con molte Regioni, il sistema Abreu rivivrà in Italia. Si sta già lavorando, a Roma, a Milano, a Torino, a Bolzano, a Fiesole... Bisognerà acquistare migliaia di strumenti e ho già parlato con chi in Venezuela si occupa di questo problema».
Valerio Cappelli