Varie, 23 marzo 2010
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Mathas Katerina
• (Aikaterini) 1984 (~) Genovese di origini greche, madre del piccolo Alessandro, ucciso a otto mesi nella notte tra il 15 e il 16 marzo 2010 nell’esclusivo residence ”Vittoria” di Nervi • «Alessandro è morto [...] ucciso dal carnefice che ha infierito su di lui con inaudita violenza, ma è stato ucciso anche chi non ha fatto nulla per fermare la furia assassina. Lei [...] la madre consumata dalla droga, la donna che lo portava con sè agli incontri a base di coca, che lo affidava anche agli amici occasionali [...] Lui, Gianantonio Rasero [...] lasciato dalla moglie [...] padre di due figli piccoli [...] dice che la belva era lei. [...] Alessandro è morto per trauma cranico dopo aver subito sevizie che appaiono raccapriccianti nel gelido linguaggio del referti medici: ”Ecchimosi diffuse al corpo e al volto, lesione fratturativa cranica, ecchimosi ed escoriazioni al collo, soluzione di continuo suggestiva per lesioni da sigaretta al padiglione auricolare sinistro, altra lesione simile alla cresta iliaca sinistra”. Ovvero bruciato con una sigaretta da un fumatore destrorso, preso a pizzicotti, scrollato e sbattuto contro una superficie rigida. [...] La madre dice che quella sera è uscita dal residence intorno a mezzanotte, per cercare ancora cocaina. salita in macchina, ha raggiunto il centro, in piazza De Ferrari, ma non ha trovato lo spacciatore, poi è andata a casa propria, dall’altra parte della città, quindi ancora in un’altra zona. stata fuori circa un’ora, lasciando il piccolo sistemato su un divano del monolocale, con Rasero: ”Quando sono rientrata mi ha detto che il bimbo stava bene, che dormiva”. [...]» (Alessandra Pieracci, ”La Stampa” 19/3/2010) • «Nessuno gli aveva dato da mangiare dalle 3 del pomeriggio e quando nella notte Alessandro, 8 mesi, ha cominciato a piangere dalla fame, irritava la madre cocainomane e il compagno. Così hanno infierito prima prendendolo a morsi sui piedini, poi a pizzicotti, quindi lo hanno afferrato per una gamba sbattendolo da una parte all’altra, e ancora schiaffi, scrollamenti con le mani chiuse a morsa intorno al fragile corpicino, colpi con un corpo contundente al volto e alla testa. Lui continuava a piangere, disperato, finchè non lo hanno fatto tacere sbattendolo per due volte a terra, sfondandogli la testa. Ha smesso di gemere ed è morto mezz’ora dopo. Persino il capo della omicidi, Alessandra Bucci, di lunga esperienza, non ha quasi retto alla vista della testina deformata dalle fratture, viola e nera per gli ematomi, dei segni su tutto il corpo con quelle bruciature di sigaretta, all’orecchio e all’inguine. [...] Non ci sono segni di passate violenze sul bambino, e questo scagionerebbe in un certo senso la mamma, però solo due settimane prima del delitto Rasero avrebbe infierito sul bimbo in modo tale che risulta inconcepibile come lei possa aver lasciato Alessandro da solo con quell’uomo. Tra le testimonianze, c’è quella di un amico di lui che racconta un episodio crudele. Mentre la mamma dormiva, il bambino si era svegliato. Rasero, innervosito, lo aveva afferrato e portato in bagno. Si erano sentiti rumori sordi, attutiti dallo scroscio dell’acqua, come se l’uomo stesse sbattendo il piccolo contro la parete. Quando l’amico era entrato, aveva visto il piccolo nudo in braccio a Rasero. L’orco rideva, il bimbo continuava a piangere» (Alessandra Pieracci, ”La Stampa” 21/3/2010).