Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 23 Martedì calendario

«HO CAMBIATO SESSO CON I SOLDI DI MARRAZZO»

Passata la burrasca, sul caso Marrazzo sembrava essere calato il sipario. Messi da parte teatrini televisivi e accapigliamenti, i trans erano tornati a lavorare sui marciapiedi, e l’ex governatore del Lazio aveva ripreso anche a farsi vedere in giro con la famiglia. A un passo dalle elezioni regionali ecco, però, riesplodere il bubbone. E stavolta con un particolare inedito, che rende la faccenda ancor più pruriginosa: tra le trans brasiliane frequentate dall’ex presidente c’è anche chi, grazie a quelle laute mance, è riuscita col tempo a racimolare i soldi necessari per operarsi. E cambiare sesso.
Oggi R. – che vuole rimanere anonima, vive nella paura che qualcuno possa riconoscerla – è una donna a tutti gli effetti, ma di quella storia non parla volentieri . « una cosa vecchia», dice al telefono, «e su di lui non ho nulla da raccontare. Anche perché sono anni che non lo vedo più». Tre esattamente, ovvero da quando R. ha cambiato i suoi connotati. «Non ci siamo più sentiti», spiega, «forse perché aveva saputo che ero diventata una donna». Eppure per due anni, lei e Marrazzo si erano visti spesso. «Ma non era un mio amante», precisa. «La prima volta che lo incontrai era il 2005, e io allora lavoravo a via Flaminia». Un incontro casuale, racconta, come avviene spesso tra trans e cliente. Un incontro cui seguirono molti altri. «Non ricordo ogni quanto mi chiamasse, ma gli appuntamenti erano comunque ravvicinati». Che l’ex presidente della Regione Lazio pare pagasse profumatamente. « vero ed è chiaro che ogni tanto mi faceva
anche qualche regalino, succede con i clienti più affezionati. Ma quando uno di loro sceglie una prostituta paga anche il suo silenzio. Quindi non vi dirò mai quanto mi ha pagata».
A farle i conti in tasca ci pensano però le sue amiche, quelle di via Due Ponti 180, che tra una risatina e l’altra ricordano che «lei ci parlava anche di cinquemila euro a botta». Amiche e vicine di casa, perché nonostante abbia lasciato il marciapiede, e lavori ora come parrucchiera in un locale in zona Magliana, R. vive ancora lì. A un passo da casa di Brenda, che ricorda di aver visto un mese prima dell’incendio, e che è convinta sia morta «per un incidente». «In quei giorni, quando era da poco scoppiato tutto quel casino, Brenda era triste e diceva più volte di volerla fare finita». Del caso Marrazzo preferisce non parlare. Lei che comunque conosceva Brenda, ma anche Natalì e Paloma. E che per un attimo ammette che «gliela presentai io a Piero», ma poi, quando cerchiamo di approfondire intrecci e legami, si tira indietro. «Del caso Marrazzo che volete che vi racconti?», dice, cambiando discorso, «l’ho seguito da lontano, come voi, e ripeto solo questo: volevano incastrarlo e alla fine ce l’hanno fatta». Fatta chi? chiediamo. «Quei carabinieri. L’estate scorsa vennero a cercarlo anche da me, ma quando entrarono in casa mia, io ero con un altro cliente». Quei carabinieri che sono ancora il suo incubo. «Non scrivete il mio nome»,
ci implora. «Ho paura che qualcuno mi venga a cercare».