Domenico Quirico, La Stampa 23/3/2010, pagina 16, 23 marzo 2010
LA SIGNORA AL VERDE FIGLIA DELLA BANLIEU
La sua forza? Tutta in due parole: essere rimasta sempre una della banlieue. Tra tanti politici anche di sinistra che ne straparlano ma non ci hanno mai messo piede, Cécile Duflot, nuova star ecologista della politica francese, le banlieues le conosce bene. Perché tutti i giorni prende il treno che collega la Parigi che conta con quella sua ribollente appendice. In periferia c’è nata - a Villeneuve-Saint-Georges, nella Valle della Marna -, figlia di un ferroviere, famiglia di sinistra. E non è mai partita, nonostante il diploma a una Grande cole, l’Essec, passaporto per lidi più chic.
Ci ritorna ogni sera, dal marito fotografo e dai quattro figli, con i treni dei dannati, quelli che arrancano puzzolenti, stracolmi, in perenne ritardo, un mondo a parte dove impari presto cosa c’è dietro gli specchi della République dell’galité. Nei negozi del metrò si compra anche i vestiti, quelli con cui è andata all’Eliseo per consultazioni con Sarkozy il giugno scorso: in un sacchetto di plastica aveva messo un tailleur; poi ha pensato che tutto il suo guardaroba valeva quanto un cappotto di Carla, e allora è entrata trionfalmente con i pantaloni Monoprix. Il suo braccio destro Stéphane Sitbon, che ha 22 anni ed è un genietto di Science Po, portava scarpe da tennis un po’ sfondate.
«Che volete - ha detto Duflot una volta - io ho il carisma di un’ostrica... sono una brunetta banale di periferia». Ma è prudente diffidare di questi umili così ansiosi di esser intesi per tali. E’ ambiziosa, Cécile, e la mischia non le fa paura. Nei Verdi è entrata nel 2001, cinque anni dopo era già segretaria. L’ingenua ragazza di banlieue che aiutava i detenuti della Santé a scrivere le lettere a casa sa come pitoccare i bizantinismi dell’apparato. La segreteria se l’è conquistata con una bella operazione di burocrazia interna. Leggenda o verità, in poco tempo Cécile si è svassallata, diventando la Marianne ecologico-populista. Non ha paura di niente, alleati o nemici dichiarati. Invitata agli esercizi spirituali dei sussiegosi socialisti, eterni fratelli nemici, li ha strigliati invitandoli a «abbandonare i feticci della rivoluzione industriale». A giugno, avviluppata dal presidente in uno dei suoi esercizi di trappola mediatica, gli ha tenuto testa colpo su colpo: alla fine lui ha perso la calma e ha sibilato: «Non siate integralista». E lei con un sorriso intrepido: «Non siamo integralisti, siamo ecologisti».
Adesso dovrà gestire i veleni di una gauche fraterna fino al prossimo litigio e di un pianeta verde con un fato antico di vincere solo per dilapidare le vittorie. Soprattutto deve tener testa a Dany il verde, Cohn-Bendit, padre padrone dell’altra metà degli ecologisti. Lui le dà già lezioncine professorali e le vuole soffiare il partito, trasformandolo in una (sua) «cooperativa politica». Ecco la risposta: «Nessuno ha la scienza infusa per le presidenziali del 2012».