Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’altra sera, alla notizia che Obama aveva scelto Janet Yellen per la presidenza della Fed, nelle redazioni — dove i maschi sono in schiacciante maggioranza — è esploso un solo grido: «Un’altra donna!». Le donne che guidano le banche centrali nel mondo sono infatti a questo punto, con Janet, 17. La più famosa, dopo la Yellen, è Elvira Nabiullina, 50 anni, alla testa della Banca centrale russa. La più longeva è Linah Mohohlo, che guida la Banca centrale del Botswana dal 1999. Ci sono poi, tra le altre, Zeti Akhtar Aziz (Banca centrale della Malesia, in carica dal 2000), Gill Marcus (69 anni, al vertice della Banca centrale sudafricana dal 2009), Mercedes Marcò del Pont alla guida della Banca centrale argentina, eccetera. Mettiamoci anche Mary Jo White, messa a capo della Sec (la Consob americana, cioè l’agenzia che controlla la Borsa e i mercati). E naturalmente Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale, anche se il Fmi non è propriamente una banca centrale.
• Che cos’è una Banca centrale?
L’istituzione che stabilisce il tasso di interesse da praticare alle banche e che vigila su queste banche perché non facciamo porcherie. Soprattutto l’istituzione che stampa banconote, decidendo quanta cartamoneta deve circolare e tenendo quindi a bada quella brutta bestia che è l’inflazione. C’è un modo indiretto di stampare moneta ed è quello di comprare titoli di Stato. Una funzione che, per esempio, si è rivelata essenziale in Europa con Draghi, specialmente rispetto ai problemi italiani (leggi «spread»). Ma questa faccenda di comprar titoli è molto importante anche per gli Stati Uniti. Anzi, direi: è molto importante per il mondo.
• Mi dica se c’è una minima possibilità che la Yellen sia stata scelta in quanto donna.
Nemmeno la più piccola possibilità. Tanto è vero che la prima scelta di Obama era stato Larry Summers, già segretario al Tesoro nell’ultimo periodo della presidenza Clinton. Summers non è diventato governatore perché considerato un falco, cioè un nemico della politica espansiva di Ben Bernanke).
• Che cosa vuol dire «politica espansiva»?
La Banca centrale, rispetto alla moneta, ha due strade possibili: di stamparne poca e tenere tutti a stecchetto (strada europea voluta dalla Merkel e dalla Bundesbank) oppure di stamparne molta, e in questo caso Borsa e banche sono felici, ci sono soldi per fare impresa, le aziende assumono, insomma sembrerebbe un paradiso. Però il biglietto d’ingresso per vivere in questo paradiso può rivelarsi salato: se il denaro è abbondante, i prezzi tendono a salire e i vantaggi del credito facile e dell’occupazione senza problemi possono essere neutralizzati dal caro-prezzi. L’inflazione stimola anche l’indebitamento, perché è meglio farsi prestare i soldi oggi, con tassi d’interesse più bassi, che domani quando per controllare il traffico di denaro le Banche centrali aumenteranno l’interesse da pagare su mutui, carte di credito e altri finanziamenti. Questo le fa capire che non c’è una via sicura alla felicità finanziaria, e che ogni pasto prima o poi si paga.
• Bene, tutto questo che c’entra con la Yellen?
La Yellen, 67 anni, sposata a un premio Nobel dell’Economia e madre di un economista, è stata finora la vice del governatore Ben Bernanke, che le lascerà il posto a fine gennaio. Bernanke ha affrontato la crisi inondando il mercato di liquidità, cioè di cartamoneta. Ha creato liquidità anche comprando titoli di Stato al ritmo pazzesco di 85 miliardi al mese. Quel po’ di ripresa che si vede in Europa è anche frutto di questa politica cosiddetta «espansiva», e cioè che favorisce l’occupazione e la febbre di Borsa. Bernanke se l’è potuta permettere perché un dollaro deprezzato (se stampo molta moneta la mia valuta al cambio vale meno) favorisce le esportazioni americane e soprattutto perché la domanda mondiale è molto tranquilla, anzi, per quel che riguarda l’Europa, anche troppo tranquilla. È chiaro che non si potrà andare avanti così in eterno e che a un certo punto la Fed, dovrà cominciare ad asciugare il mercato, diminuire la quota di titoli di Stato in portafoglio, alzare un po’ i tassi d’interesse che adesso stanno tra 0 e 0,25, cioè praticamente non esistono.
• E Janet Yellen farà questo?
C’è già tutta un’agiografia su questa signora «piccola e con un quoziente d’intelligenza molto grande», la quale dice che Janet, cresciuta a Brooklin, sa bene fin dall’infanzia che cos’è la miseria e che cos’è il lavoro, dunque opererà per spingere la disoccupazione, oggi al 7,5%, sotto il 5%. Se ne deduce che uscirà dalla fase espansiva malvolentieri e comunque con delicatezza, a poco a poco, in un lasso di tempo che dovrebbe durare un anno e mezzo, vale a dire cominciare verso la primavera del 2014 e finire intorno all’autunno 2015. Ci spiegherà bene quello che vuol fare perché è una grande teorica della trasparenza. Ha anche una voce dolce e un modo di esprimersi soave. Starà con noi per molti anni. Impareremo presto a non farci incantare dai suoi modi.
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