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 2013  ottobre 11 Venerdì calendario

QUANDO IL NARRATORE DELL’INCUBO INVENTÒ LA WIKIPEDIA DELL’800


Una buona dose di sregolatezza è, a buon diritto, ritenuta l’altra faccia del genio. Sorprende quindi se, a scavare nella vita di personalità geniali quanto all’apparenza bizzarre, si scopra una mente razionale e disciplinatissima. Quasi sconvolge, poi, scoprire che tali caratteristiche – la massima fortuna di un ragioniere - sono appartenute al più geniale, trasgressivo, indisciplinato fra gli scrittori: Edgar Allan Poe. Il maestro incontrastato del mistero, l’artista emarginato, inventore del giallo moderno: Poe era infatti un uomo coltissimo dell’Ottocento, ma si era formato alla cultura enciclopedica illuministica, sviluppando una mente scientifica, razionale, distante dal puritanesimo americano. Proprio animato dal vecchio spirito dei lumi, nel 1836, si cimentò in un’impresa disperata: il tentativo, fallito, ma comunque notevole, di creare un dizionario universale del sapere cui gli scrittori potessero attingere nella creazione delle loro trame. Una sorta di sharing letterario in cui ognuno poteva aggiungere o togliere qualcosa. Lo aveva chiamato «Pinakidia» e potrebbe definirsi oggi un progetto di database: impressionante la visionaria potenza anticipatrice dell’intuizione e l’assonanza col nome della sua nipotina legittima, l’attuale Wikipedia! L’esistenza di Pinakidia, poco nota ai lettori italiani, è ricordata da Alessandro Gebbia nella bella introduzione al volumeedito da Gargoyle, I viaggi immaginari. Esplorazioni stravaganti e impossibili in giro per questo e altri mondi (Gargoyle, a cura di Alessandro Gebbia, traduzioni di Cecilia Bolles, Alessandro Gebbia e Lucilla Noviello, pagine 326 euro 17,00), che raccoglie, per la prima volta, i racconti di viaggio di Edgar Allan Poe.
Dietro questi scritti di Poe si sente il respiro dei classici, da Shakespeare a Swift, a Defoe, ma anche – come osserva Gebbia – «le atmosfere letterarie e architettoniche del gotico e del romanticismo e, di conseguenza, le tematiche del viaggio». Il miglior bagaglio per un viaggio resta allora una valigia di libri. Se Salgari ha conquistato milioni di lettori adolescenti con descrizioni minuziose di luoghi da lui visitati solo sugli atlanti, vuol dire che non è indispensabile essere posseduti dal demone dell’irrequietezza per raccontare mondi lontani. Il viaggio perfetto è quello della mente, dell’immaginazione. Per dirla col Mario Praz de Il mondo che ho visto: «quello che unisce allo spostamento nel tempo, lo spostamento nello spazio». Un esempio: la raccolta si apre con una poesia sul Colosseo, del 1835. Poe aveva osservato il monumento solo su alcune incisioni di riviste illustrate, eppure ci regala il miglior ritratto in assoluto di questo simbolo romano; di certo, infinitamente più significativo delle numerose e banali memorie di altri, contemporanei e non solo, viaggiatori americani. Seguono testi conosciuti come Metzengerstein, Il manoscritto trovato in una bottiglia (il suo primo racconto di fantascienza), o il capolavoro L’uomo della folla, lucida anticipazione della solitudine e dell’alienazione dell’uomo moderno, ambientato in una Londra, megalopoli tentacolare e opprimente.
Ma anche scritti per lo più ignorati dal grande pubblico. Sbagliato considerarli minori. L’antologia così costruita mette assieme un mondo di luoghi e di non luoghi, una cartografia sospesa tra reale e fantastico che accompagna il lettore in una straordinaria e irripetibile avventura. Lo seguiamo, ne Il diario di Julius Rodman, alla ricerca del primo passaggio attraverso le Montagne rocciose del Nord America, all’epoca zona selvaggia totalmente inesplorata, con un cannone spagnolo che i Sioux scambiano per una grande cavalletta verde, alle prese, anche, con insoliti interrogativi umanitari.
Quindi, mentre, sulle orme di Gordon Pym, in Una discesa nel Maelström, percorre in lungo e in largo i Mari del Sud. O, in Colloquio di Monos e Una e Conversazione di Eiros e Charmion, immerso nella mitologia classica o lucido anticipatore di catastrofi ambientaliste prossime venture. Ancora, in viaggio sulla luna (L’incomparabile avventura di un certo Hans Pfaal) - prima di Jules Verne! - si serve di un pallone aerostatico fatto di percalle e giornali…, ma descrive già l’antimateria come mezzo di trasporto! In tutti questi viaggi, trionfo della fantasia e di una visione onirica della letteratura, al centro c’è sempre l’uomo, col suo enorme potere e la sua smisurata debolezza.