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 2013  ottobre 11 Venerdì calendario

MIGLIORARE FRONTEX? L’ITALIA È CONTRARIA


L’Italia, insieme con Spagna, Francia, Malta e Grecia, starebbe bloccando una direttiva della Commissione Ue per prescrivere a Frontex, l’agenzia Ue che controlla le frontiere esterne dell’Unione, operazioni di recupero e salvataggio dei profughi nel Mediterraneo. La notizia arriva da fonti del Parlamento europeo e della stessa Commissione e non fa certo onore alla coerenza del governo di Roma che, dopo la tragedia di Lampedusa, aveva chiesto con il presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno proprio un rafforzamento di Frontex.
Si tratta, forse, di intendersi quando si parla di «rafforzamento». Secondo la commissaria Ue agli Affari interni Cecilia Malström, che ne aveva parlato al consiglio dei ministri dell’Interno di martedì scorso, l’agenzia dovrebbe comprendere nel proprio mandato l’obiettivo di search and rescue, ovvero non solo la ricerca di migranti, ma anche, se necessario, il soccorso alle persone che, per raggiungere le frontiere dell’Unione, si trovano in situazioni di pericolo. Il problema, come è stato messo in evidenza proprio dallo sconvolgente naufragio di Lampedusa, riguarda non solo ma soprattutto il Mediterraneo. I rappresentanti di Italia, Spagna, Francia, Malta e Grecia hanno espresso, come si legge nel verbale della riunione, «serie obiezioni» (serious concerns) sulla proposta, perché essa andrebbe al di là della decisione con cui è stata istituita l’agenzia e perché i problemi della sicurezza dei migranti sarebbero «già sufficientemente coperti dagli strumenti della legge internazionale e da ulteriori legislazioni». A Lampedusa, e in mille altre tragedie nel Mediterraneo, si è visto come.
Il no dei cinque Paesi, dai quali è decisamente il caso di sperare che il governo italiano si dissoci quanto prima, interviene su una materia che non è solo molto delicata ma anche molto controversa. Il modo in cui operano gli strumenti di controllo delle frontiere sono oggetto di uno scontro tra una concezione totalmente securitaria, secondo la quale il problema è impedire comunque l’arrivo di migranti (rifugiati in cerca di asilo o migranti economici, senza distinzione) e un approccio più umano, vòlto comunque ad aiutarli quando si trovino in difficoltà. Proprio ieri il Parlamento europeo ha approvato una relazione sull’istituzione di un «sistema di sorveglianza comune sui confini europei» (Eurosur) con una quantità importante di emendamenti proposti dalle sinistre e dai liberali che ne correggono l’impostazione iniziale, la quale era del tutto coerente con la logica securitaria tanto da aver attirato critiche da Amnesty International e varie altre organizzazioni che si occupano di diritti umani. Particolarmente caustico il giudizio dell’eurodeputata della sinistra Cornelia Ernst: «Eurosur permetterà di vedere prima e in diretta dal satellite come affondano i gusci di noce pieni di profughi».
Critiche e denunce investono anche Frontex. Nonostante le buone intenzioni dichiarate dal suo capo, il finlandese Ilka Latinen che la presiede dalla sua istituzione nel 2005, e dalla commissaria Malström, i metodi dei suoi operatori pare che siano molto duri e, in qualche caso, ai limiti delle prescrizioni delle leggi internazionali. L’obiettivo, nel Mediterraneo, è non solo quello di pattugliare le coste africane o mediorientali per impedire le partenze delle imbarcazioni, ma anche quello di respingerle quando vengono intercettate. Secondo osservatori di Amnesty e di altre associazioni, una pratica corrente sarebbe quella di sequestrare cibo e acqua ai profughi e lasciare loro solo il carburante bastante a tornare al porto di partenza. L’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, ha protestato più volte perché i respingimenti in mare non consentono di garantire ai migranti il diritto a chiedere asilo che le leggi nazionali invece riconoscono. Si tratta di una questione di diritto che si pose già, per l’Italia, attempo dei respingimenti in mare imposti dal ministro Maroni e che costò al nostro Paese critiche pesantissime dalla Unhcr e dal Consiglio d’Europa. È davvero singolare che il governo attuale, almeno per quanto riguarda Frontex, continui su quella linea e copra di fatto le pratiche che vengono denunciate, pur se, a quanto dicono gli osservatori, i pattugliatori italiani per conto dell’agenzia si comporterebbero comunque in modo più umano.
In ogni caso a Bruxelles la posizione italiana su Frontex ha fatto sensazione perché la si considera in contrasto con le dichiarazioni e i propositi espressi a Lampedusa dal capo del governo anche in presenza del presidente della Commissione Barroso. Qualcuno azzarda l’ipotesi che il no alla proposta sia il frutto di opinioni diverse che esistono all’interno del governo e dell’opinione di funzionari del ministero dell’Interno che sono rimasti, per così dire, ligi alle vecchie direttive. Se è così dovremmo saperlo presto.