Roselina Salemi, la Stampa 11/10/2013, 11 ottobre 2013
“NON È UNA MALATTIA” MICHELLE TORNA IN TV A 4 GIORNI DAL PARTO
Che Michelle Hunziker fosse una donna piena di energia, lo sapevamo. Ma deve aver spiazzato anche Antonio Ricci con la richiesta di tornare a «Striscia» subito-subitissimo, a poche ore dal parto (la piccola Sole Trussardi è nata ieri mattina). Poteva essere in trasmissione già oggi (e sarebbe stato un record) invece la rivedremo lunedì, ma il messaggio è arrivato. Michelle, dice Ricci, «vuole dimostrare che la maternità non è una malattia». In fondo, «è come lavorare in famiglia ed è un impegno di un’oretta».
Al di là del caso Hunziker, siamo di fronte a una tendenza forte nel mondo della moda, dove top model già magrissime sono pronte per i servizi fotografici appena uscite dalla sala parto, e in quello delle donne in carriera, dove è vietato allentare la presa. Marissa Mayer, Ceo di Yahoo!, assunta incinta, ha rinunciato al periodo di esenzione dal lavoro durante la maternità. Rachida Dati, ministro francese della Giustizia con Sarkozy, ha avuto la piccola Zohra e cinque giorni dopo, eccola di nuovo sui tacchi a spillo, davanti all’Eliseo. Non poteva mancare al Consiglio dei ministri.
Lo spirito della super-mamma si è manifestato in Carme Chacon, 37 anni, ministro spagnolo della Difesa del governo Zapatero, volata in Afghanistan al settimo mese con un’equipe medica militare al seguito (ginecologo, pediatra e anestesista) in caso di parto prematuro. Miquel, per fortuna, ha aspettato. Anche Maria Stella Gelmini, seguendo il buon esempio di Giovanna Melandri (Ds), arrivata ai Beni Culturali nell’ottobre del 1998, quando la sua bimba aveva appena 40 giorni e di Stefania Prestigiacomo (Forza Italia) che era al terzo mese nel giugno 2001, quando ha ottenuto l’incarico di ministro delle Pari Opportunità, ha dimostrato di voler essere una mamma tosta. Era il 2009.
«Quanto mi fermerò? Neppure un giorno - ha dichiarato - stare a casa dopo il parto è un privilegio». È tornata a Roma dopo poche settimane con la figlia neonata, scatenando le inevitabili polemiche. Che il trend sia trasversale lo dimostra Kate Middleton. Ha deciso che sette settimane potevano bastare e il 12 settembre ha fissato il primo ufficiale impegno dopo la nascita di George, una serata di gala e di beneficenza.
È giusto così? Il neonatologo Claudio Fabris racconta di aver dato in diverse occasioni via libera alle super-mamme. Purché non rinunciassero all’allattamento al seno e a stare vicino al bebè. Senza entrare in temi strettamente medici, la spiegazione va vista in termini di psicologia individuale e collettiva. Elena Rosci, psicoterapeuta autrice di uno straordinario saggio («La maternità può attendere», Mondadori) spiega che il caso Hunziker, come altri meno famosi, è il frutto di una rottura dell’equilibrio tra femminilità e maternità: «Prima trovavi un uomo, il migliore possibile, e lo sposavi. Ottenevi protezione per te e per i figli. Seduzione e maternità andavano di pari passo, Oggi, di fronte alla debolezza del legame di coppia, la seduttività si è sposata sulla realizzazione di sé. Le donne percepiscono come un rischio il ruolo tradizionale e vogliono dimostrare di tenere in piedi due codici, femminile e materno, anche quando potrebbero farne a meno».
E quelle che non ce la fanno? «Rinviano la maternità, cercano un momento in cui tutti i pezzi della loro vita possano combaciare. Spesso il momento non arriva. D’altro lato, tutti sanno che le mamme hanno difficoltà a far carriera, e i problemi sono direttamente proporzionali al numero dei figli».
A un certo punto si arrendono. Anche per questo, una ricerca curata da Discovery -Valore D ha scoperto che le italiane, riguardo al rapporto con il lavoro, sono le più infelici d’Europa. Meno male che c’è Michelle a tirarci su.
Che Michelle Hunziker fosse una donna piena di energia, lo sapevamo. Ma deve aver spiazzato anche Antonio Ricci con la richiesta di tornare a «Striscia» subito-subitissimo, a poche ore dal parto (la piccola Sole Trussardi è nata ieri mattina). Poteva essere in trasmissione già oggi (e sarebbe stato un record) invece la rivedremo lunedì, ma il messaggio è arrivato. Michelle, dice Ricci, «vuole dimostrare che la maternità non è una malattia». In fondo, «è come lavorare in famiglia ed è un impegno di un’oretta».
Al di là del caso Hunziker, siamo di fronte a una tendenza forte nel mondo della moda, dove top model già magrissime sono pronte per i servizi fotografici appena uscite dalla sala parto, e in quello delle donne in carriera, dove è vietato allentare la presa. Marissa Mayer, Ceo di Yahoo!, assunta incinta, ha rinunciato al periodo di esenzione dal lavoro durante la maternità. Rachida Dati, ministro francese della Giustizia con Sarkozy, ha avuto la piccola Zohra e cinque giorni dopo, eccola di nuovo sui tacchi a spillo, davanti all’Eliseo. Non poteva mancare al Consiglio dei ministri.
Lo spirito della super-mamma si è manifestato in Carme Chacon, 37 anni, ministro spagnolo della Difesa del governo Zapatero, volata in Afghanistan al settimo mese con un’equipe medica militare al seguito (ginecologo, pediatra e anestesista) in caso di parto prematuro. Miquel, per fortuna, ha aspettato. Anche Maria Stella Gelmini, seguendo il buon esempio di Giovanna Melandri (Ds), arrivata ai Beni Culturali nell’ottobre del 1998, quando la sua bimba aveva appena 40 giorni e di Stefania Prestigiacomo (Forza Italia) che era al terzo mese nel giugno 2001, quando ha ottenuto l’incarico di ministro delle Pari Opportunità, ha dimostrato di voler essere una mamma tosta. Era il 2009.
«Quanto mi fermerò? Neppure un giorno - ha dichiarato - stare a casa dopo il parto è un privilegio». È tornata a Roma dopo poche settimane con la figlia neonata, scatenando le inevitabili polemiche. Che il trend sia trasversale lo dimostra Kate Middleton. Ha deciso che sette settimane potevano bastare e il 12 settembre ha fissato il primo ufficiale impegno dopo la nascita di George, una serata di gala e di beneficenza.
È giusto così? Il neonatologo Claudio Fabris racconta di aver dato in diverse occasioni via libera alle super-mamme. Purché non rinunciassero all’allattamento al seno e a stare vicino al bebè. Senza entrare in temi strettamente medici, la spiegazione va vista in termini di psicologia individuale e collettiva. Elena Rosci, psicoterapeuta autrice di uno straordinario saggio («La maternità può attendere», Mondadori) spiega che il caso Hunziker, come altri meno famosi, è il frutto di una rottura dell’equilibrio tra femminilità e maternità: «Prima trovavi un uomo, il migliore possibile, e lo sposavi. Ottenevi protezione per te e per i figli. Seduzione e maternità andavano di pari passo, Oggi, di fronte alla debolezza del legame di coppia, la seduttività si è sposata sulla realizzazione di sé. Le donne percepiscono come un rischio il ruolo tradizionale e vogliono dimostrare di tenere in piedi due codici, femminile e materno, anche quando potrebbero farne a meno».
E quelle che non ce la fanno? «Rinviano la maternità, cercano un momento in cui tutti i pezzi della loro vita possano combaciare. Spesso il momento non arriva. D’altro lato, tutti sanno che le mamme hanno difficoltà a far carriera, e i problemi sono direttamente proporzionali al numero dei figli».
A un certo punto si arrendono. Anche per questo, una ricerca curata da Discovery -Valore D ha scoperto che le italiane, riguardo al rapporto con il lavoro, sono le più infelici d’Europa. Meno male che c’è Michelle a tirarci su.