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 2013  ottobre 11 Venerdì calendario

LA MARCIA CHE CAMBIO’ IL MONDO DEL LAVORO


Teatro Nuovo La mattina del 14 ottobre 1980, a Torino, fa freddo. Nello spiazzo davanti al Teatro Nuovo si accalcano centinaia di dipendenti Fiat. La manifestazione è stata annunciata dal Coordinamento dei capi e dall’Unione quadri: «Pochi scioperanti - dicono in una loro lettera alle autorità - ci vietano il lavoro».

Operai Da 35 giorni gli operai picchettano i cancelli della Fiat Mirafiori, impedendo l’accesso a chiunque. Protestano per gli annunciati licenziamenti (14 mila e 499). A Torino, il 26 settembre, è venuto anche Enrico Berlinguer a sostenerli: «Se si arriverà all´occupazione della Fiat noi metteremo al servizio della classe operaia il nostro impegno politico, organizzativo e di idee».

Mirafiori «La Fiat Mirafiori è come Porta Portese a Roma. A Mirafiori si vende e si compra tutto: sigarette di contrabbando, collant, viveri, vino, cravatte, radio, musicassette. Conosco un operaio che al turno del mattino entra con trenta brioches e nella pausa va in giro a venderle. Uno dei licenziati faceva da mangiare: ’la mensa alternativa´ la chiamava, duemila lire al pasto. Ci sono anche quelli che scopano. Adesso di donne in fabbrica ce n´è un mucchio. Uno delle linee si prende i quaranta minuti di sosta tutti assieme, si cerca una ragazza e il più è fatto... Soltanto la buonanima di Stalin potrebbe fermarli con la minaccia della Siberia. Forse!» (un operaio nel 1979).

Capo La manifestazione è organizzata da Luigi Arosio, leader dei capi Fiat, Carlo Callieri, capo del personale e Cesare Annibaldi, responsabile relazioni esterne. È passato solo un anno dall’assassinio dell’ingegner Carlo Ghiglieno, soppresso a revoltellate dai killer di Prima Linea in via Petrarca, mentre usciva di casa per andare al lavoro. I dirigenti ricevono messaggi come: «Capo, non rompere o ti facciamo sciopero. Capo, sei un bastardo, guarda che sappiamo dove stai e ti prendiamo fuori di qui. Capo, sei un fascista e ti faremo camminare in carrozzella. Capo, che belle gambette hai, ci tieni a conservarle?».

Vitelli Racconta un dirigente Fiat nel 1979: «In certi momenti, dalle parole si passa alla caccia al capo. Ecco i cortei interni alla fabbrica. I capi catturati e trascinati qua e là con la bandiera rossa in mano. Devi nasconderti, per non fare questa fine. La caccia continua anche all´esterno della Fiat. Con le telefonate mafiose a casa. Le gomme della tua auto tagliate. Gli agguati con la rivoltelle, gli azzoppamenti, come se fossimo dei vitelli e non degli uomini».

John Wayne Callieri, che dorme dentro la fabbrica e gira armato di pistola, è soprannominato John Wayne. Racconta: «Romiti era contrario alla manifestazione perché convinto che si potesse arrivare a un accordo ragionevole e perché dubitava del successo. Al punto che telefonò ad Annibaldi: "Annibà, questo Callieri è proprio pazzo, ci porta alla rovina. Veda lei"».

Corteo Il corteo che parte dal Teatro Nuovo è folto. Sceglie un percorso inusuale: si dirige verso corso Marconi e sfila sotto le finestre del quartier generale della Fiat. Quando arriva in piazza San Carlo, nel «salotto buono» di Torino, è un lungo serpentone. «Fui sorpreso dalla presenza di molti operai e impiegati. E anche da tanta gente non Fiat» ricorda Mario Vigna, allora capo al Lingotto.

Striscioni Striscioni e slogan di quella mattina: «Flm non ci rappresenti»; «La maggioranza silenziosa chiede il ripristino dei diritti civili»; «Novelli, Novelli, fai riaprire i cancelli»; «Picchetti uguale violenza»; «la libertà di lavoro è un diritto», ecc.

Roma Intanto all’hotel Boston di Roma si consuma l’ennesima riunione. Ricorda Callieri: «:al secondo piano Romiti e Ghidella discutevano con i segretari generali, e al piano di sotto c’eravamo noi, i ”ragazzi”: Cesare Annibaldi, Paolo Panzani, ed io. Aspettavamo. A un certo punto i fax cominciano ad arrivare a raffica, con le notizie di ciò che stava capitando a Torino. Un crescendo rossiniano. Noi salivamo a portare i fax, e loro, i sindacalisti, alla fine gettarono la spugna, Lama disse a Romiti: ”Preparate il testo dell’accordo”. L’accordo era già scritto, l’aveva in tasca Panzani. Lo portammo, firmarono. Avevamo vinto».

Quarantamila Titolo dei giornali dopo il corteo a Torino: «La marcia dei quarantamila».