M. P. , L’Espresso 11/10/2013, 11 ottobre 2013
SE LA CINA PRENDE IL "CAB"
Se mostrate a chiunque, dal Mali alla Mongolia, una foto di un Black Cab, state certi che saprà dirvi due cose: che è un taxi e che viene da Londra. Assieme alle Royal Queen’s Guards (le guardie in giubba rossa e cappello di pelliccia), è uno dei simboli più amati dalla città. Mandate in pensione le cabine telefoniche, rottamati i celebri Routemaster, i bus rossi a due piani, il popolo inglese proprio non se la sentiva di perdere un altro dei suoi patrimoni storici. Eppure i Black Cab erano stati dati per spacciati. I tradizionali taxi neri, prodotti dal 1948 dalla Manganese Bronze di Coventry, sembravano ormai in via d’estinzione. A mettere in ginocchio la fabbrica non è stata solo la crisi, ma un incidente di percorso: un difetto riscontrato un anno fa nelle vetture appena prodotte. Drastiche le conseguenze: ritiro immediato delle auto, blocco della produzione e trecento posti
di lavoro a rischio. Per salvare gli Hackney Carriage, come vengono anche chiamati
i taxi neri, si era mobilitato tutto il Regno Unito, con appelli di sindacati, star e nobildonne dal sangue blu.
A correre in soccorso è stata la Cina. Con un investimento di 11 milioni di sterline (oltre 12 milioni e mezzo di euro), la Geely Group, che controllava già il 20 per cento del capitale dell’azienda, ha di fatto acquistato la Manganese Bronze. Permettendo ai Black Cab di continuare a circolare per le vie di Londra.