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 2013  ottobre 11 Venerdì calendario

«RIVEDERE I VINCOLI UE SFONDANDO IL TETTO DEL 3%» IL MANIFESTO DI CAPALDO


LE IDEE
ROMA La parole magica è discontinuità. Dunque ”Punto e a capo”: all’Italia «che ha bruciato vent’anni», come spiega Marco Follini, occorre un grande progetto per risalire la china del declino. E’ quello che ha stilato la Fondazione Nuovo Millennio di cui è presidente Pellegrino Capaldo e segretario generale l’ex vicepremier. Nell’affollatissima sala del Quirinetta, gremita di personaggi storici della Dc come Ciriaco De Mita e Gerardo Bianco (ma anche di personale politico di partiti della Prima e Seconda repubblica e tecnici come Corrado Passera: sul palco invece, assieme al moderatore Antonio Polito, l’ex ministro Corrado Clini), il professor Capaldo ha messo in fila una serie di proposte «concrete e immediatamente fattibili» che la Fondazione ha elaborato e che intende offrire alla politica perché le realizzi. Ma c’è una premessa di fondo da considerare. «Il declino italiano è in atto - spiega Capaldo - e tuttavia non è irreversibile a patto che si smetta di vivere alla giornata e si faccia una operazione verità verso i cittadini», con un progetto di medio-lungo termine il cui pilastro è la rinegoziazione con la Ue del tetto del 3 per cento tra deficit e Pil: «Basta rivolgerci all’Europa chiedendo benevolenza. Sfondare quel limite - scandisce infatti Capaldo - non solo è necessario ma anche inevitabile per alcuni anni se vogliamo davvero finanziare gli investimenti e produrre sviluppo. Non ci rivolgiamo alla destra o alla sinistra: la nostra attenzione è puntata sulle persone».

LA DESTATALIZZAZIONE
Il primo elemento di riflessione di Capaldo riguarda la destatalizzazione del Paese «che non vuol dire che lo Stato deve ritrarsi, non siamo fondamentalisti liberali. Piuttosto deve fare in modo diverso le cose che fa ora. Un esempio? La sanità». Dunque taglio netto alla burocrazia assegnando allo Stato il compito di indirizzare e controllare e sempre meno di gestire. Il secondo elemento riguarda il rilancio dell’impresa «che significa anche rilancio del lavoro perché è nell’impresa che esso si crea». Un rilancio che deve essere anche di tipo culturale, visto che in Italia «ancora si demonizza il profitto». Il terzo elemento, che poi racchiude e compendia la ragione stessa della nascita della Fondazione, è la riappropriazione della politica da parte dei cittadini. Anche con interventi strutturali sul finanziamento dei partiti. «E’ uno sbaglio - dice Capaldo - scontrarsi sul tetto alle donazioni: 300 mila euro sono una assurdità. Il criterio va rovesciato: solo le persone e mai le imprese, possono contribuire alla vita delle forze politiche. E il limite massimo deve essere di duemila euro, forse anche più basso. Insomma dev’essere chiaro che soltanto dai singoli cittadini la politica può ricevere risorse. Solo così si può avviare un circuito virtuoso che porti davvero il cittadino al centro della politica».

BIPOLARISMO FALLITO
Dopo Capaldo tocca a Marco Follini. «Pellegrino è una delle migliori persone di cui dispone l’Italia, uno statista riluttante», è l’elogio dell’ex segretario Udc. Che nei confronti di Berlusconi avverte che va evitato «il codardo oltraggio come ieri il servo encomio» e che la sua uscita di scena è perché rinasce la Dc «Chi dice questo, manca di immaginazione». Per Follini il ventennio trascorso è vissuto all’insegna «di due illusioni che si sono rivelati altrettanti abbagli». Primo, il bipolarismo, sbagliato non tanto e non solo «perché muscolare bensì in quanto imperniato su due forze che non raccolgono le energie più fresche dell’Italia». Esiste uno spazio intermedio «a patto che non si facciano operazioni dejà vu: gli elettori le rifiutano». Secondo abbaglio il leaderismo, con l’omaggio al capo diventato «surrogato delle idee». Invece anche qui è l’ora della discontinuità: «La Fondazione non è un partito, il nostro obiettivo è diventare il software della politica».

Carlo Fusi