Il Fatto Quotidiano 11/10/2013, 11 ottobre 2013
RE GIORGIO ERA CONTRARIO A SVUOTARE LE PRIGIONI
Il 17 giugno 1998, nella rubrica delle lettere di Repubblica ne comparve una del ministro dell’Interno Giorgio Napolitano molto critica nei confronti della cosiddetta “legge Simeone-Saraceni” che prevedeva la scarcerazione a richiesta, con l’affidamento ai servizi sociali o ai domiciliari, per di chi dovesse scontare in cella meno di tre anni: si stimava la liberazione di 13 mila detenuti. La lettera l’ha tirata fuori ieri Il Tempo, annotando la distanza tra i due Napolitano. All’epoca, infatti, il ministro dell’Interno del governo Prodi era molto critico con il Guardasigilli Giovanni Maria Flick. “Accade magari – annotava il Napolitano del ‘98 – che solo quando sia giunto il voto finale e la legge stia entrando in vigore, ci si accorga degli aspetti più controversi di quel provvedimento. È il caso della legge Simeone discussa fin dal luglio del 1996 dalla Camera e dal Senato e per due volte. La legge (...) è stata approvata da una maggioranza larghissima. Risultano però agli atti parlamentari (...) le riserve e le preoccupazioni del ministero dell’Interno. Queste erano state d’altronde a più riprese prospettate, e solo parzialmente prese in considerazione, nei rapporti col ministero di Grazia e giustizia e con la Presidenza del Consiglio (...). L’entrata in vigore della legge Simeone potrà porre le forze di polizia di fronte a ulteriori incombenze e responsabilità di controllo di persone condannate a pene detentive di cui venga sospesa l’esecuzione e ammesse alla concessione di misure alternative”. Sono passati 15 anni, il tempo corre.