Mariolina Sesto, Il Sole 24 Ore 11/10/2013, 11 ottobre 2013
PERCHÉ PD E PDL HANNO I CONTI IN SOFFERENZA
Non navigavano in bilanci rosei, ora rischiano di naufragare in un mare di rosso. È il trend economico dei partiti politici fotografato dall’apposito supplemento alla gazzetta ufficiale pubblicato ieri.
Lo scorso anno il Pdl ha chiuso il proprio bilancio con un disavanzo complessivo di 3,7 milioni. Il Pd, invece, pur avendo ancora uno stato patrimoniale attivo pari a 16,2 milioni, registra il primo disavanzo d’esercizio avendo chiuso il 2012 con un rosso di 7,3 milioni di euro. I conti del partito di Berlusconi sono in lieve miglioramento rispetto all’anno precedente (il 2011): il Pdl ha infatti chiuso il 2012 con un avanzo di esercizio pari a 3,7 milioni. Poiché però aveva accumulato negli anni precedenti un buco di 7,5 milioni, l’avanzo 2012 serve solo a limitare un po’ i danni facendo scendere il debito a 3,7 milioni. Il partito democratico che invece aveva chiuso il 2011 con un avanzo di 3,5 milioni, arriva a fine 2012 con un disavanzo di esercizio pari a 7,3 milioni. Secondo il tesoriere Antonio Misiani, il risultato negativo è frutto del dimezzamento dei contributi elettorali varato lo scorso anno. Nel 2012, a fronte di 37,5 milioni di "proventi della gestione caratteristica" (in gran parte rimborsi elettorali), gli oneri, cioè le spese sostenute dal partito di Epifani sono state pari a oltre 45 milioni di euro. Di qui il disavanzo annuale pari a oltre 7 milioni. Un quadro sconfortante se si pensa che il 2012 non è stato un anno di "grandi" elezioni, al contrario del 2013 che, grazie al voto per le politiche, peserà di più sulle uscite complessive dei partiti.
Se il Pd soffre per contributi passati da 58 a 29 milioni, il Pdl lamenta un crollo verticale delle quote associative da 13,7 milioni a 41mila euro dovuto al fatto, sostiene il tesorie pdl, che «nel 2012 non è stata messa in atto nessuna campagna adesioni al partito».
C’è poi un altro motivo di cruccio per il tesoriere Crimi e il suo vice Bianconi: ben il 21% dei parlamentari nazionali ed europei non hanno mai versato una lira alle casse del partito ed il 40% ha comunque posizioni arretrate da saldare (i parlamentari nazionali dovrebbero versare 800 euro mensili e i parlamentari europei 500). Per non parlare dei consiglieri regionali: in questo caso il 30% non ha mai donato i 500 euro mensili dovuti ed il 60% ha cumulato arretrati.
Ma il vice tesoriere Maurizio Bianconi allarga le braccia: «C’è chi paga e chi no. Purtroppo non abbiamo nessuno strumento giuridico per far pagare le quote che si versano su base volontaria». L’ammontare complessivo dei contributi non versati è pari a 6,2 milioni, basterebbe quindi da solo a risanare le casse del partito riportandole ad un avanzo.
In questo panorama poco confortante, il Pdl può comunque contare sui lauti assegni staccati dal Cavaliere. L’ultimo, di cui fa menzione la stessa relazione al rendiconto 2012, ammonta a 2,8 milioni ed è stato erogato da Silvio Berlusconi «a titolo di prestito infruttifero con scadenza 30 aprile 2014».
Il taglio dei finanziamenti pubblici, ridotti l’anno scorso di un importo pari alla metà, ha costretto i due principali partiti a tagli ingenti dal personale ai servizi, dagli straordinari alle consulenze. Il Pdl, che aveva cartolarizzato i contributi elettorali maturati, ha dovuto persino restituire la cospicua cifra di 22,5 milioni di euro alla Banca Innovazione Infrastrutture e Sviluppo Spa con cui in passato erano stati stipulati i contratti.
E non è finita qui. Se il Parlamento approverà la legge che azzera il finanziamento pubblico, altre sofferenze si affacceranno all’orizzonte.