Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Si vorrebbe capire che cosa sta succedendo in Ucraina, dato che solo pochi giorni fa gli stessi ucraini, seduti al tavolo di Ginevra con americani, russi ed europei, avevano firmato un’intesa per sfebbrare il paese. Invece siamo sull’orlo della guerra civile, o forse, come sostengono in molti, la guerra civile è già scoppiata.
• Direi che i quattro che hanno firmato l’accordo di Ginevra non hanno il controllo della situazione. Loro hanno siglato un armistizio, o qualcosa di simile, quelli che vivono nelle città invece hanno continuato ad ammazzarsi come se nulla fosse.Ho il sospetto che lei abbia ragione. Vladimir Peskov, portavoce di Putin, lo ha detto ieri: abbiamo perso ogni influenza sulle forze di autodifesa del sud-est ucraino, i cosiddetti filorussi. Ci si potrebbe chiedere: quelli di Kiev, cioè gli ucraini propriamente detti, hanno il controllo della situazione? Si direbbe di sì, se ci si limita a leggere i loro bollettini di guerra: a Slaviansk hanno preso nove check-point (su quattordici) e un torre televisiva, fatto che ha indotto Vasili Krutov, capo dell’antiterrorismo ucraino, a sostenere che Kiev ha il “pieno controllo” dell’area esterna della città (160 mila abitanti). “Controllo dell’area esterna” significa per ora “non controllo”. Per prendere Slaviansk bisogna entrarci, e cacciare quelli che sono considerati terroristi, cioè i filorussi. Costoro, d’altra parte, certamente su consiglio di Mosca, hanno rilasciato gli osservatori Osce variamente imprigionati. Erano in tutto dodici, ieri sono tornati liberi gli ultimi sette.
• Il governo di Kiev vuole riconquistare la parte orientale del Paese.
A quello che si capisce, combattimenti sono in corso un po’ ovunque. Gli ucraini si lamentano perché l’azione di riconquista procede a rilento. L’impressione è che loro stessi frenino la controffensiva per timore dell’intervento russo. I 40 mila soldati di Putin sono a un chilometro dal confine. Putin ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza per sanzionare l’»operazione punitiva» e «criminale» messa in atto l’altro giorno a Odessa (42 morti). Ha anche minacciato di ridurre le forniture di gas se Kiev non pagherà in tempo la bolletta di giugno. Per l’Europa non ci saranno problemi fino alla fine di questo mese, dice e non è una promessa rassicurante. La Merkel è andata negli Stati Uniti a discutere con Obama e i due sono d’accordo su una qualche intesa che faccia arrivare il gas dagli Stati Uniti (faccenda in ogni caso di qualche anno) e su un terzo livello di sanzioni se Putin impedirà in qualche modo lo svolgimento delle elezioni presidenziali del 25 maggio.
• Perché Putin dovrebbe opporsi alle presidenziali del 25 maggio?
Sono alle viste due appuntamenti elettorali molto importanti. Il primo è programmato a Donetsk per l’11 maggio: si voterà il referendum per il ritorno alla madrepatria Russia, secondo lo schema già sperimentato in Crimea. Una larga maggioranza di elettori vota per il ricongiungimento con Mosca, a quel punto Putin ha un argomento forte contro la comunità internazionale per dar corso alla volontà dei popoli. In quella parte dell’Ucraina i russi sono maggioranza, quindi l’esito del referendum è scontato. Il problema è organizzarlo, perché i ribelli non possiedono nulla, non hanno le cabine elettorali, non possiedono i registri degli elettori... L’altro appuntamento decisivo è quello del 25 maggio. Si vota per il presidente della Repubblica, l’uomo che dovrà rimpiazzare il fuggitivo Yanukovich, amico di Mosca e rovesciato da una rivolta di piazza. Putin punta a una Federazione ucraina, una struttura dello Stato che indebolirebbe il potere centrale e gli consegnerebbe un paese docile. L’offensiva ucraina di questi giorni invece tende proprio a rimettere sotto il controllo della capitale le regioni orientali. Questa è la premessa perché le elezioni del 25 abbiano luogo e a Kiev si installi un governo legittimo. Non è un caso che Obama e Merkel abbiamo legato le sanzioni all’atteggiamento di Putin nei confronti delle elezioni del 25 maggio. Il quale ieri ha fatto stilare ai suoi un comunicato in cui si dice che «dopo quello che è successo» (Odessa) «non capiamo di che elezioni stanno parlando Kiev, le capitali europee e Washington».
• Ma che è successo a Odessa?
C’erano stati degli scontri in città, col forte contributo di due tifoserie calcistiche. Un gruppo di filorussi è andato a rifugiarsi nella Casa dei Sindacati. Da fuori, hanno tirato un bel po’ di molotov contro le finestre del secondo e del terzo piano. Il palazzo è andato a fuoco. Una decina di filorussi ha cercato scampo buttandosi dalla finestra: alcuni si sono sfracellati al suolo, altri sono arrivati a terra mezzi vivi e gli ucraini li hanno finiti a manganellate. Un’altra trentina è morta dentro, soffocata dal fumo o arsa viva. Una strage che ha suscitato parole dure da tutto il mondo, compresa la Casa Bianca.
• Quali sono le ultime notizie dal terreno?
I morti degli ultimi giorno sarebbero almeno una sessantina. L’ultima battaglia si sta svolgendo mentre a Kramatorsk, finora in mano ai filorussi e che gli ucraini tentano di riprendersi. A Andreievka un corteo di macchine filo-Kiev è stato attaccato dai filorussi: dieci morti tra i civili e cinque tra i poliziotti. Il ministro dell’Interno Avakov ha detto: «Non ci fermeremo».
(leggi)