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 2014  maggio 04 Domenica calendario

“NON VENDERÒ LA7, LA CURA FUNZIONA E SERVIREBBE A RCS”

[Intervista a Urbano Cairo] –
Una poltrona nel cda della Rcs? Non ne ho parlato con nessuno, sono più un operativo che uno da consiglio, ma se mi faranno una proposta ci penserò”. Oggi si riunisce il consiglio di amministrazione della Rcs, Urbano Cairo è appena salito al 3,68 per cento del capitale e potrebbe entrare in cda a sancire il suo ruolo di protagonista in via Solferino. Assieme a Diego Della Valle l’editore e proprietario di La7 rappresenta ormai il contropotere alla Fiat di John Elkann nell’ultimo salotto buono rimasto.
Dottor Cairo, qualche settimana fa sembrava certa la fine della direzione di Ferruccio de Bortoli al Corriere. Lei è per confermarlo o per congedarlo?
Ho una tendenza ai rapporti duraturi, Sandro Mayer l’ho preso nel 2003 ed è ancora con me. Se guardiamo le copie vendute e il rapporto con gli inserzionisti pubblicitari, mi sembra che De Bortoli abbia fatto un buon lavoro.
Linkiesta.it  ha scritto che lei sogna Enrico Mentana in via Solferino.
Mentana non lo muovo da La7, sta facendo molto bene come direttore del tg e conduttore di programmi di approfondimento. Di recente ho rafforzato il rapporto con lui, con l’impegno a una stabilità almeno triennale.
Chi comanda sul Corriere, John Elkann o lei e Della Valle?
Io sicuramente no, c’è un cda che ha dei poteri, anche se è stato nominato da un patto di sindacato che oggi non c’è più, e che ha cooptato come amministratore delegato Pietro Scott Jovane che mi sembra di ispirazione Fiat.
Perché continua a spendere per un’azienda in difficoltà come Rcs?
Come nel caso di La7, quando un’azienda ha delle attività che hanno un appeal presso il pubblico, se si interviene in maniera veloce e decisa, con tagli mirati, si possono ottenere buoni risultati. Ha funzionato con La7, a maggior ragione ci sono spazi di miglioramento alla Rizzoli che ha un fatturato dieci volte più elevato.
La7 ha appena perso il direttore della rete, Paolo Ruffini, passato a Tv2000 dei vescovi. E ora?
Faccio un in bocca al lupo a Ruffini. Noi non lo sostituiremo, abbiamo risorse all’interno che possono prendere in mano le cose che faceva Ruffini e farle bene.
Michele Santoro scompare dal video, lasciando il programma a Giulia Innocenzi, nel pieno della campagna elettorale mentre gli ascolti di Servizio Pubblico sono in calo. Teme sia la fine di un ciclo?
Credo che Santoro abbia ancora molto da dire, quest’anno ha ottenuto un ottimo risultato medio intorno al 9,5 per cento, al livello del programma di Maurizio Crozza. Santoro è uno dei più bravi giornalisti della tv italiana. Sono onorato di averlo a La7.
A inizio stagione lei aveva puntato su tre nomi: Salvo Sottile, Rita dalla Chiesa e Gianluigi Paragone. Bilancio?
Per Paragone positivo. La sua Gabbia di mercoledì era sopra il 4 per cento, alla domenica è partito più in basso e poi è salito, ora è tornato al mercoledì in un momento difficile, ma mi aspetto che possa recuperare quel livello. Sottile è un conduttore di qualità, ma Linea Gialla poteva essere scritto meglio e non ha avuto i risultati che mi aspettavo. Per la Dalla Chiesta c’è stato l’epilogo senza l’inizio.
Quali sono i programmi che fanno guadagnare la rete?
Conta il risultato globale. Corrado Formigli ha fatto una buona stagione, le Invasioni barbariche sono andate discretamente, abbiamo un diritto di opzione per Daria Bignardi che eserciteremo. E Lilli Gruber con Otto e mezzo sta facendo ottimi risultati, anche di sabato, con la sua qualità impeccabile. Bersaglio Mobile di Mentana ha fatto scoop come il ritorno in video di Beppe Grillo. E la fascia della mattina va benissimo, soprattutto L’Aria che tira.
Ha ancora senso caratterizzare La7 con le news ora che la politica sembra avere un po’ stancato?
Tra La7 e La7D abbiamo un prime time quasi al 5 per cento e l’intera giornata sopra il 4. La scelta di puntare sulle news continua a pagare e c’è ancora un grande potenziale. Con l’ascolto medio al 4,5 per cento abbiamo una quota di mercato pubblicitario al 4,8-4,9. Mentre Mediaset e Sky hanno un rapporto tra pubblicità raccolta e ascolto di 2 a 1.
L’Agcom dice che il Tg di La7 è troppo renziano, la Gabbia parla agli elettori grillini, di lei tutti ricordano che è amico di Berlusconi. La7 ha una linea politica?
Il conteggio dell’Agcom era distorto dall’aver messo in carico al tg la diretta di una conferenza stampa del presidente del Consiglio. I nostri conduttori hanno grande libertà, non ci sono ordini di scuderia.
Lei ha rilevato La7 da Telecom con una “d ote” di 88 milioni circa e ha tagliato drasticamente i costi. Il suo obiettivo è rivendere una tv risanata con una ricca plusvalenza o rilanciarla?
Non posso vendere fino al 30 aprile 2015, ma comunque la mia intenzione è tenere La7 per essere, non dico un protagonista perché sarei presuntuoso, ma un operatore del settore televisivo. Qualcuno dice che sto disinvestendo da La7, niente di più falso: non ho tagliato posti di lavoro, come invece hanno fatto i principali editori italiani, e ho confermato i migliori giornalisti e attori della squadra di La7.
La7 ha raggiunto il pareggio?
Da maggio a dicembre 2013 il margine operativo di La7 è passato, per lo stesso periodo, da -45 milioni a +3,7. E nei primi quattro mesi di quest’anno il trend sul contenimento dei costi è rispettato.
Perché vuole comprare per 30 milioni frequenze tv sul digitale che nessun altro vuole?
Ho presentato una manifestazione di interesse. Dopo il via libera dal ministero, avrò 30 giorni per l’offerta. Non c’è ancora nulla di deciso.