Rosaria Amato, la Repubblica 4/5/2014, 4 maggio 2014
DIECI PAPERONI “VALGONO” 500 MILA OPERAI
In dieci mettono insieme più di 75 miliardi di euro. Il più ricco degli italiani, Michele Ferrero, che insieme alla famiglia vanta un patrimonio di oltre 18 miliardi di euro, ha anche un primato personale: secondo la rivista Forbes, che ogni anno aggiorna la lista mondiale dei miliardari, e che lo definisce affettuosamente candyman, è anche il più ricco industriale dolciario del pianeta. Per mettere insieme un patrimonio equivalente a quello della top ten italiana, calcola il Censis, bisogna sommare la ricchezza di quasi 500.000 famiglie operaie. Gli operai non sono sicuramente una categoria di lavoratori scelta a caso: hanno sofferto più di altri infatti l’erosione del reddito e della ricchezza negli anni della crisi. Calcola l’associazione Nens che tra il 2006 e il 2012 il reddito di un operaio si è ridotto all’82,9 per cento della media nazionale, quello di un impiegato è salito al 128,4 per cento, quello di un dirigente al 183,6 per cento e quello di un imprenditore al 171,4 per cento. «Chi più aveva più ha avuto», sintetizza il Censis: rispetto a 12 anni fa i redditi familiari annui degli operai sono diminuiti, in termini reali, del 17,9 per cento, quelli degli impiegati del 12 per cento, quelli degli imprenditori del 3,7 per cento ma quelli dei dirigenti sono aumentati dell’1,5 per cento.
La ricchezza si è spostata di conseguenza, visto che (ex) ceto medio e operai hanno faticato moltissimo per mantenere un tenore di vita non troppo lontano da quello precedente alla crisi, e per farlo hanno eroso i risparmi. Ecco perché, ipotizza il Censis, solo una parte del bonus da 80 euro che verrà erogato dal governo in busta paga a partire da questo mese verrà speso in consumi. Appena 2,2 milioni di beneficiari spenderanno tutto nei negozi, per una spesa pari a 1,5 miliardi. Altri 2,7 milioni di destinatari del bonus spenderanno 1,2 miliardi di euro in consumi, destinando il resto ad altro, e i rimanenti 5 milioni di beneficiari destineranno la somma al risparmio e al pagamento dei debiti. «Gli italiani hanno paura», ricorda il direttore del Censis Giuseppe Roma: a molti spendere tutti gli 80 euro in consumi potrebbe sembrare un azzardo.
Difficilmente però 80 euro al mese potranno ridurre le distanze tra le classi sociali. Oggi «il patrimonio di un dirigente è pari a circa 5,6 volte quello di un operaio, mentre era pari a circa 3 volte vent’anni fa». Ancora, il patrimonio di un libero professionista è pari a 4,5 volte quello di un operaio, vent’anni fa lo era 4 volte. Più in generale, si ricava da una pubblicazione che mette a confronto la disuguaglianza in 25 Paesi del mondo, “The Chartbook of economic inequality”, di Salvatore Morelli e Anthony B. Atkinson (a cui ieri Repubblica ha dedicato un ampio articolo) se l’1 per cento della popolazione italiana, circa 600.000 persone, concentrava nelle proprie mani nei primi anni ‘80 il 6 per cento del reddito nazionale, adesso è arrivata al 10 per cento. L’iniquità pesa di più sulle coppie con figli, ricorda il Censis: infatti la nascita del primo figlio fa già aumentare, anche se poco, il rischio di finire in povertà, che passa dall’11,6 al 13,1 per cento (dati Istat). Mentre la nascita del secondo figlio fa quasi raddoppiare il rischio di finire in povertà, che passa al 20,6 per cento, e al 32,6 per cento con il terzo figlio. Il rischio di povertà è triplo per chi vive nel Mezzogiorno (33,3%) rispetto a chi vive nel Nord (10,7%).