la Repubblica 4/5/2014, 4 maggio 2014
LEWIS CARROLL
Lettore! Oserai tu entrare una seconda volta nell’antro del gran Mago? Se non hai cuore audace, astieniti: chiudi queste pagine, più non legger oltre. Alte nell’aere penzolavan le forme rinsecchite di due gatti neri. In mezzo a loro stava una civetta, appollaiata su una spaventosa vipera autoreggente.
I ragni s’arrampicavan su per i lunghi capelli grigi del grande Astrologo, mentre tracciava a lettere d’oro una formula diabolica sulla pergamena magica che pendeva dalle fauci della vipera letale. Una strana figura, come una patata animata (1), con braccia e gambe, fluttuava sopra la mistica pergamena e pareva intenta alla lettura, a rovescio, delle parole. Ma ascoltate!
Un urlo lancinante si srotolò per l’antro, rimbombando da una parete all’altra, andando a morire (2) sulla volta imponente. Orrore!
eppur, non tremò il cuore del Mago, anche se il suo dito mignolo rabbrividì lievemente tre volte e uno dei suoi radi capelli grigi si levò di colpo dal suo cranio, ritto di terrore: un altro avrebbe seguito il suo esempio ma aveva un ragno appeso e non ci riuscì.
Ed ecco, un lampo di luce mistica, nero come l’ebano più cupo (3), inonda i luoghi e alla sua momentanea luminescenza si vede la civetta fare una volta l’occhiolino. Minaccioso presagio!
La vipera che la sorregge ha forse sibilato? Oh, no, sarebbe troppo spaventoso! Nel profondo silenzio di morte che seguì questo evento terrificante, si distinse uno starnuto solitario provenire dal gatto di sinistra. Sì, si distinse. E stavolta il Mago davvero, e per intero, tremò.
«Lugubri spiriti dei gorghi d’abisso!», smozzicò in un mormorio, nel mentre che le sue vecchie membra parevan flettersi sotto di lui: «Io non vi ho invocati: perché vi manifestate?».
Così parlò. E così rispose, con voce cavernosa, la patata: «Tuuuu, sì!».
Tutto fu silenzio.
Il Mago ripiombò nel terrore: «Cosa? Preso per la barba (4) da una patata (5)? Giammai!».
Martellò l’annoso petto in ambasce, poi, raccolte le forze per parlare, urlò: «Dì solo ancora una parola e ti bollirò all’istante. Teeee, sì!».
(1) La sua voce mandava un suono falso, doveva esser qualcosa di “pescioso”. Cfr. il mio articolo zoologico sui pesci (parodia di un testo pseudoscientifico nella stessa rivista The Rectory Umbrella NdT) (2) Dopo la sua morte, apparve il suo fantasma. Cfr. righe seguenti.
(3) Difficile figurarsi a che può somigliare una luce nera: si può ottenere versando inchiostro su una candela in una camera oscura.
(4) Cfr., al capitolo II: “Il vecchio lisciò la sua barba...”.
(5) È bene tener bene a mente la storia della patata. È importante.
da The Walking-Stick of Destiny, capitolo V, pp. 41 43 in The Rectory Umbrella (Traduzione dall’originale inglese di Mario Serenellini)
la Repubblica 4/5/2014