Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  maggio 04 Domenica calendario

DONNE MANAGER SEMPRE SOTTO ESAME MA I GRANDI DISASTRI SONO DEGLI UOMINI


La scalata delle donne leader è ancora agli inizi e già si contano le cadute. Secondo uno studio sulle 2.500 aziende più importanti del mondo, solo il 5% degli amministratori delegati è di sesso femminile eppure la probabilità di perdere la poltrona è più alta per lei che per lui. Ben il 38% delle donne che hanno lasciato il posto negli ultimi dieci anni vi sono state costrette, mentre solo il 27% degli uomini è stato licenziato.
Il dibattito sul perché è aperto e ad alto rischio di sessismo più o meno consapevole. Escludiamo subito, per decenza, l’ipotesi secondo cui le donne sarebbero meno brave a comandare. Nessuno l’ha avanzata, per fortuna. La seconda della lista è fastidiosa ma il co-autore dell’indagine Per-Ola Karlsson la ritiene plausibile. In alcuni Paesi le pressioni culturali e politiche spingerebbero le società a osare un po’ di più pur di mettere al vertice una donna, e azzardare in qualche caso significa sbagliare. Una tesi, riportata dal Financial Times , che non avrà fatto piacere alle neo-presidentesse di Eni, Enel e Poste. Scoraggiante anche la lettura dell’Economist , secondo cui le donne falliscono perché messe alla guida di aziende in difficoltà. Il ragionamento è questo: in mancanza di vivai interni, spesso le top manager di sesso femminile sono degli esterni, categoria da cui di solito si pesca quando il cielo è nero e che è facile cacciare quando inizia a piovere. Oltre al soffitto di cristallo che frena l’ascesa delle donne, insomma, ci sarebbe un precipizio di cristallo pronto a farle scivolare.
Ma dati forti a sostegno di queste ipotesi non ce ne sono, dice al Corriere John Antonakis, che studia le dinamiche della leadership all’Università di Losanna. Quello su cui molti sembrano d’accordo, invece, è che le donne sono delle osservate speciali, perché il ruolo di capo è tradizionalmente maschile. Se la nave affonda la responsabilità è del capitano. Quando si tratta di una donna è probabile che riceva poco sostegno e che la colpa sembri maggiore. I fallimenti femminili fanno notizia dunque. Ma i naufragi più rovinosi sono avvenuti con un uomo al timone.