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 2014  maggio 04 Domenica calendario

BEN AFFLECK SCAMBIA IL TAVOLO PER UN SET E CONTA (A MENTE) LE CARTE AL BLACKJACK GLI ESPERTI: «SUCCEDE DUE VOLTE L’ANNO»



Di recente ha interpretato il boss corrotto e truffatore di un casinò online in Runner Runner e forse era ancora dentro il personaggio. Perché non c’è dubbio che nel suo lavoro, quello di attore e regista, Ben Affleck sia uno dei migliori. E per uno come lui, bello, bravo, ricco e famoso, ci può stare che la linea di demarcazione tra la vita sul set e la vita reale sia molto sottile. Fatto sta che lo scenario da film c’è tutto:un casinò di Las Vegas, l’affascinante giocatore ( con splendida moglie al seguito), il tavolo di blackjack, una serie di puntate vincenti e un fiume di bei dollaroni incassati. Fino a che, come da copione, un impiegato della sala da gioco non avvicina il famoso giocatore e gli sussurra all’orecchio. «Mr Ben, lei è troppo bravo. Basta così». 
Già, perché a quanto pare Affleck non solo è dotato di talento ma anche di grande intelligenza con una spiccata memoria visiva. E gli addetti di sala del casinò dell’ Hard Rock di Las Vegas lo hanno pizzicato mentre contava le carte. Nulla di illegale perché contare le carte a blackjack, che consiste di fatto nel memorizzare le carte uscite potendo così puntare sapendo se quelle rimaste nel mazzo siano favorevoli o meno, è teoricamente consentito. Ma in realtà non tollerato dai casinò che si riservanoil diritto anche di espellere un giocatore dalla sala una volta scoperto. 
E così è successo a Ben Affleck: beccato, espulso e bandito ufficialmente a vita. Sembra che l’attore e regista premio Oscar, di passaggio a Las Vegas con la splendida moglie Jennifer Garner prima di iniziare a girare il sequel di Man of Steel , Batman vs Superman , non l’abbia presa benissimo. Nota infatti è la sua passione per il tavolo verde che lo ha portato nel 2008 a vincere, sempre a blackjack, la bellezza di 800 mila dollari. 
Addio Hard Rock ma il buon Ben se ne farà una ragione e, anzi, magari avrà lo spunto per un nuovo soggetto.D’altra parte la filmografia americana è piena di storie ambientata nelle sale da gioco. Dal mitico Rain Man , in cui un fantastico Dustin Hoffman interpreta un uomo affettoda autismo che sbanca il casinò con le sue doti di memoria, fino al Casinò di Martin Scorsese in cui Robert e De Niro e Joe Pesci gestiscono la sala da gioco in perfetto stile mafioso rendendo la vita impossibile, a suon di pestaggi nei sotteranei, a chiunque tenti di fare il furbo. Ma il film perfetto per Affleck è senza dubbio 21 che racconta di come alcuni studenti del Mit di Boston, coordinati dal professor Kevin Spacey, grazie ad un incredibile capacità di calcolo riescano a vincere centinaia di migliaia di dollari giocando a blackjack. Solo finzione? No, la pellicola è tratta da una storia vera che ha visto a fine anni Settanta un gruppo di studenti iper dotati seminare il panico nei casinò di mezza America. Un genere cult ma la realtà, al giorno d’oggi, è alquanto differente. Almeno in Italia. 
«I film enfatizzano molto e fanno sembrare facile il lavoro dei bari ma in realtà è molto molto complicato farla franca », racconta Luciano Di Leo, direttore dei giochi del Casinò municipale di Sanremo. E ancora: «Quello di contare le carte poi è un po’ un mito, si gioca con 6 mazzi in totale 312 carte, non è facile. Capita un paio di volte l’anno di notare comportamenti sospetti e si adottano alcune strategie apposite». Alcune non si possono svelare. Segreto del mestiere. Altre sono tanto semplici quanto efficaci. «Il croupier inizia a parlare con il giocatore, lo distrae dai conti che sta tenendo a mente e da lì si capisce. Se a quel punto il giocatore si alza e se ne va si smaschera da solo. Ci stava provando », continua. E a quel punto? Niente grida o pestaggi in stanzette nascoste, per carità. «Discrezione prima di tutto. E poi non capita praticamente mai, abbiamo uno staff estremamente professionale che evita sul nascere certi episodi», conferma Marco Cambiaso, amministratore delegato di Casino Sanremo. 
Peccato Ben, bel tentativo. Ma la vita vera non è un film.