Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ci si interroga sul significato di quello che fanno i grillini. Cioè sulla loro strategia, se esiste.
• Intanto la legge elettorale ha passato il primo esame dell’aula di Montecitorio.
Sì, ieri si votavano le pregiudiziali di incostituzionalità e una pregiudiziale di merito presentata dai grillini. Sono state respinte tutt’e due, ma sulla pregiudiziale di costituzionalità (cioè rispondere alla domanda se la legge elettorale concordata tra Renzi e Berlusconi il primo giorno e non ancora corretta dalle intese successive sia coerente con la Costituzione oppure no) si votava a scrutinio segreto e sono saltati fuori una ventina di franchi tiratori. È la conferma che nello schieramento democratico l’inquietudine è forte e la speranza di segnare un gol a Matteo Renzi forte. Renzi a quanto pare non se n’è spaventato: «Bene, abbiamo tenuto, ora avanti, si fa». Alfano lo ha invitato al famoso patto di governo con immissione di ministri renziani nell’esecutivo: «Noi crediamo che con un contratto di governo si possano realizzare un bel po’ di cose positive per il 2014 e per farlo occorre che Renzi sia protagonista della nuova fase del governo. Se lui non lo è, non crediamo si possa andare avanti». Ma da questo orecchio, fino a che non sarà approvato l’Italicum, Renzi non ci sente. Boldrini ha stabilito di riconvocare l’aula per la legge elettorale l’11 febbraio. Renzi ha annunciato che entro il 15 febbraio sarà presentato «un testo condiviso per superare il Senato e chiarire i poteri delle Regioni».
• Tutto questo è molto bello, ma somiglia troppo alla cronaca di un paese politicamente normale. Invece da noi ci sono i grillini...
Già, si tratta della domanda iniziale. I grillini hanno presentato le carte per l’impeachment di Napolitano, ieri si sono rifiutati di votare e si sono legati un fazzoletto bianco al braccio che leveranno solo quando «sarà restaurata la democrazia». Annunciano il ricorso alla corte costituzionale per la ghigliottina fatta scattare dalla Boldrini l’altra sera. Hanno occupato le commissioni, uno di loro ha gridato alle parlamentari democratiche che stanno lì solo perché fanno pompini, una grillina, rea però di aver partecipato ai vari assalti, s’è presa una sberla da uno di Scelta civica che le ha fatto volare via il lentino. Casaleggio e Grillo si sono fatti vedere a Roma (Casaleggio ha pure detto che Roma gli piace). Ieri c’era Grillo. In albergo ha fatto ai suoi il discorso che riecheggia quanto scritto nel blog: «Sono venuto a manifestarvi la mia solidarietà. Non sono abituati all’esistenza di un’opposizione. Fategli una carezza (ai partiti) e in silenzio fategli capire che sono morti. Va bene lo scontro, ma dobbiamo restare in Parlamento, non dobbiamo esagerare».
• E Napolitano? Lo vogliono mettere in stato d’accusa.
La faccenda è regolata dall’articolo 90 della Costituzione: «Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei suoi membri». “Maggioranza assoluta” significa “maggioranza degli aventi diritti al voto più uno”, non basta cioè la semplice maggioranza dei presenti. Beh, i numeri non ci sono. Anche se Napolitano ha sempre guidato al limite delle regole, è impossibile cavar fuori dai suoi comportamenti un sospetto di alto tradimento. “Alto tradimento” significa: tradire la Patria in favore di qualcun altro. Si potrà non essere d’accordo con tante scelte rischiose del Presidente, ma sostenere che lo abbia fatto per fare un favore a qualcuno... Ieri il Capo dello Stato ha parlato, mostrandosi tranquillo sul punto dell’impeachment. «Sono sereno per la mia situazione personale, preoccupato per quello che riguarda il Parlamento».
• Quale risultato spera di raggiungere Grillo scatenando i grillini a quel modo?
Ma intanto vorrei capire se i grillini si sono abbandonati alle intemperanze dei giorni scorsi cedendo a un impulso romano o se sono arrivati ordini da Genova. Il discorso di ieri del loro capo sembrerebbe invitarli a tornare in aula e calmarsi. Certo, in questo modo stanno sempre sulle prime pagine dei giornali.
• Che è quello che vogliono.
Il Movimento 5 Stelle ha sempre sostenuto che i partiti sono tutti uguali e ugualmente morti. Che fine farà questo discorso se l’attivismo di Renzi porterà a una qualche riforma credibile del sistema? Si mostrerebbe che i partiti non sono morti, che non sono tutti uguali e che Grillo non ha dalla sua, come pretende, tutte le ragioni.
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